Centro rifiuti Terrasini, cittadini diffidano la Regione «A rischio salute, imprenditoria agricola e turismo»

Quanto si può ignorare il parere di un’intera collettività? Fino al punto, forse, da costringerla a diffidare addirittura la Regione, che finora sembra invece aver fatto orecchie da mercante. Succede a Terrasini, dove da mesi ormai i cittadini gridano il loro perentorio dissenso rispetto al via libera definitivo scattato il 17 luglio scorso per la realizzazione di un centro di compostaggio e stoccaggio dei rifiuti in contrada Paterna. In difesa di quello che in molti, tra i residenti, definiscono «l’ultimo polmone verde» di quella zona, si è costituito un Comitato per la salvaguardia del territorio di Paterna-Zucco, che in pochissimo tempo ha raccolto numerose adesioni. Il Comitato lunedì ha inviato all’assessorato regionale Territorio e ambiente e al dipartimento Acque e rifiuti della Regione Siciliana la richiesta di revoca e annullamento in autotutela del decreto che, di fatto, permette l’eventuale autorizzazione a impianti destinati alla gestione dei rifiuti. La diffida a procedere, indirizzata all’assessore al Territorio Salvatore Cordaro e al dirigente generale Salvatore Cocina è stata inoltre inviata, per conoscenza, anche all’assessore ai Rifiuti Alberto Pierobon, al sindaco di Terrasini Giosuè Maniaci, nonché alla Procura di Palermo.

Diffida accompagnata da un articolato allegato a firma dell’avvocato Carlo Pezzino Rao, che rappresenta legalmente il Comitato di cittadini, in cui si ripercorre l’intera vicenda del progetto approvato a luglio dalla Regione, mettendone in luce anomalie e ambiguità. Come più volte fatto, pubblicamente o in sede di consiglio comunale, anche dalla consigliera di Terrasini Eva Deak. Tra queste, il fatto ad esempio che la ditta che si dovrebbe realizzare il centro, la EdilAmbiente srl, «non aveva prodotto lo studio preliminare ambientale», si legge nella diffida. A mancare è anche «il sintetico avviso», che non risulta pubblicizzato come da regola sulla gazzetta ufficiale né sul bollettino della Regione o all’albo pretorio del Comune. Manca persino una gara pubblica per realizzare l’impianto. Disposizioni obbligatorie per legge, come quella di indicare «il luogo dove possono essere consultati gli atti del progetto nella loro interezza», puntualmente disattesi. «L’incompletezza degli elaborati e la mancanza dello studio preliminare ambientale impedì, quindi, di esprimere qualsiasi osservazione in merito al progetto», si legge.

E, ancora, «dall’esame della documentazione relativa alle prescrizioni non risulta che per le operazioni R13 – cioè di recupero dei rifiuti – siano previste attività specifiche che possano far configurare l’operazione di deposito preliminare quale operazione R13, non essendo identificate le procedure relative ai tempi e alle modalità per essere, i rifiuti, sottoposti effettivamente ad operazioni di riutilizzo. Ne consegue che la qualifica, stante che le operazioni consistono necessariamente, nella raccolta di frazioni di rifiuti è esclusivamente di “centro di raccolta”». Un elenco lungo, quello a firma dell’avvocato Pezzino Rao e consegnato dalla presidente Gozzo, che mette nero su bianco «superiori e incontestabili osservazioni» che, sperano, faranno sì che «decreto assessoriale dovrà essere immediatamente revocato e annullato per palese violazione di norme comunitarie a danno dell’ambiente e della salute».

Trascorsi trenta giorni dalla consegna della diffida, depositata dalla presidente del Comitato Beatrice Gozzo, si procederà penalmente «per avere provocato alla ditta EdilAmbiente srl un ingiusto vantaggio patrimoniale a danno dei diritti, tutelati dalla legge, dei cittadini di Terrasini». «Una decisione, quella di autorizzare il centro, che pregiudica fortemente un territorio vocato al turismo e all’agricoltura biologica e su cui insistono varie riserve naturali e nella quale molti giovani, come me, hanno deciso di costruire il loro futuro – dichiara la presidente -. Qualora venisse realizzato questo progetto, la salute dei cittadini, l’imprenditoria agricola e il turismo sarebbero in grave rischio». Una città intera contro un progetto e, adesso, anche contro la Regione, che di fatto lo autorizza. Ma a solidarizzare e protestare sono anche i residenti dei territori limitrofi, da Giardinello a Montelepre, convinti che quel polmone verde a rischio rappresenti un futuro economico anche per loro.

«C’è un pericolo imminente che incombe su Terrasini – dice anche il giornalista Francesco Cicerone, componente del Comitato e cittadino di Terrasini -, quello di ritrovarsi a breve un centro rifiuti che nessuno vuole. Autorizzato in una zona agricola, in una strada chiusa, in un luogo con una strada strettissima, con il fiume e gli affluenti vicino, con abitazioni a meno di 200 metri, con aziende agricole biologiche certificate, con strutture alberghiere turistiche eccezionali. E tutto ciò senza alcun bando pubblico». I potenziali turisti in cui sperano i cittadini, invece, saranno sostituiti da tonnellate di rifiuti provenienti da tutti i paesi della Srr (Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti Palermo area metropolitana). «Camion che andranno e verranno continuamente, per non parlare della puzza: i terreni e le case potrebbero perdere valore, e il paese da turistico di botto potrebbe cambiare ed essere riconosciuto come il paese della mondezza», dice amaro Cicerone.

Il Comitato, perciò, si dice deciso a opporsi attraverso tutti i mezzi possibili e nelle sedi necessarie alla realizzazione del centro, nella speranza che a prevalere alla fine sia l’interesse non del singolo ma di un territorio intero. E chiede anche all’amministrazione comunale di Terrasini di partecipare al bando regionale che scade il 20 settembre per la bonifica della vecchia discarica, andata in fiamme tra il 2012 e il 2013, i cui resti oggi giacciono a pochi metri dal terreno destinato al nuovo centro rifiuti. 


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