Blutec, l’altolà dei sindacati sul riassetto societario «Situazione indecifrabile, Di Maio convochi azienda»

«È una situazione indecifrabile. Apprendiamo dall’oggi al domani notizie di modifiche societarie. Però da un’azienda, che ha preso impegni precisi con il Mise e con la politica, qualunque modifica che interessa gli altri stabilimenti deve essere definita nelle sedi istituzionali che hanno il compito di vigilare sul futuro di Blutec». A denunciare il cosiddetto ‘spezzatino’, ovvero lo scorporo degli stabilimenti abruzzesi e lucani di Blutec, è stata per prima la Fiom, per voce del segretario nazionale Michele De Palma, parlando di ‘blitz’ d’agosto. Una scelta che preoccupa le organizzazioni dei lavoratori per le conseguenze sul piano occupazionale degli stabilimenti direttamente coinvolti. E per il futuro di Termini Imerese – che di fatto non rientra nello scorporo -, al centro tuttavia di un progetto di rilancio industriale mai veramente decollato

Come ribadisce il segretario siciliano Fiom Cgil Roberto Mastrosimone che chiede di tornare subito al ministero dello Sviluppo economico e al ministro Luigi Di Maio di affrontare i nodi ancora irrisolti dello stabilimento palermitano. «Di fatto non siamo noi che andiamo via, ma sono gli altri stabilimenti che usciranno da Blutec lasciando Termini Imerese da sola – chiarisce – ma l’assetto societario è fondamentale. Per questo vogliamo che l’azienda, nelle sedi istituzionali, chiarisca le ragioni di questa scelta, dal punto di vista industriale e delle prospettive. Deve spiegare perché lo fa e, visto che è stato siglato un accordo tra Mise e visto che è una scelta che coinvolgerà Termini Imerese, e lì che si deve tornare. Perché dobbiamo capire strategicamente cosa comporterà questo scorporo». 

I temi sono tanti e i tempi sempre più stretti. C’è l’enigma del nuovo piano industriale, presentato a giugno da Blutec per riassorbire i 700 lavoratori ex Fiat, ancora tutto da definire, così come il contenzioso con Invitalia. E gli interrogativi legati sul futuro dei circa mille lavoratori (tra cui i 300 dell’indotto) per i quali gli ammortizzatori sono in scadenza a fine anno. «In questo momento non siamo in grado di decifrare gli effetti di questa scelta – prosegue – nel comunicato si fa riferimento genericamente a una soluzione condivisa con i clienti. Noi avevamo qualche dubbio prima quando Termini è stata unita agli altri stabilimenti, e li abbiamo ora che si procede nella direzione opposta. Non si può aspettare più. Può anche darsi che Blutec voglia solo concentrarsi su Termini o l’esatto contrario: entrambe le ipotesi sono plausibili ed è chiaro che le preoccupazioni rimangono. Per questo è indispensabile che si faccia chiarezza». 

Il tema più caldo riguarda gli effetti concreti del riassetto societario e, la sede opportuna per affrontarlo rimane il Mise dove, per settembre, era già prevista una riunione, seppur in assenza ancora di una data certa. «Come sindacati abbiamo inviato una richiesta di incontro proprio sul famoso spezzatino – aggiunge – Ipotesi di cui si discute da diverso tempo e che noi avevamo chiesto di stoppare visto che Blutec non è una semplice azienda privata, ma all’interno di una discussione con il Governo e agisce anche con capitali pubblici. Noi abbiamo chiesto di prendere tempo, di ragionare ma l’azienda è andata avanti per la sua strada. Ora – conclude – è necessario che spieghino le ragioni e le prospettive per Termini Imerese».


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