#MagliettaRossa, boom di adesioni anche a Palermo «Un segnale forte contro odio sociale e morti in mare»

Una maglietta rossa per «fermare l’emorragia di umanità». Un gesto semplice, che è diventato in poche ore un appello potentissimo. Quello lanciato da don Luigi Ciotti e dalla sua Libera e che raccolto tantissime adesioni da tutta l’Italia. Per farlo bastava sfoggiare oggi proprio una semplice maglietta rossa, la stessa che indossava il piccolo Alayn quando è annegato nel 2015. Un colore che non è stato affatto scelto a caso e porta con sé più di un significato: «Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo – scrive proprio l’ideatore dell’iniziativa -. Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori. Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione, cioè con la vita di migliaia di persone, e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà».

«Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura. L’Europa moderna non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità. Fermiamoci allora un giorno e indossiamo tutti una maglietta – propone don Ciotti -, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri, cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità, è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini». E il suo appello non è rimasto inascoltato, registrando un boom di adesioni e solidarietà. E Palermo non è stata da meno. Tantissimi infatti quelli che si sono schierati in favore di quest’iniziativa, mettendoci la faccia, oltre che la maglietta rossa assurta a simbolo. Dai volontari di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato a Cinisi ai ragazzi del Comitato Addiopizzo, ma ci sono anche i circoli Arci, Legambiente, l’Anpi e molti giornalisti. Ma è tantissima anche la gente comune, che ha sentito di prendere parte a una sorta di mobilitazione che ha coinvolto indistintamente ogni parte del Paese.

«Vogliamo dare un segnale di umanità e solidarietà in alternativa al cinismo di chi specula sulle paure e le difficoltà economiche e sociali, fomentando una guerra tra poveri e contro i poveri – scrivono i ragazzi di Casa Memoria -. Vogliamo mettere in primo piano la vita, la cultura, l’impegno, il bene comune, la difesa dell’infanzia, i diritti civili e sociali. Non vogliamo che delle persone debbano morire o debbano subire violenza e razzismo solo perché stanno cercando una speranza di vita migliore, non vogliamo più vittime nel Mediterraneo. Ricostruiamo una solidarietà dal basso e difendiamo la libertà ed i diritti di tutti/e, soprattutto dei più deboli e degli sfruttati». Per altri, poi, il rosso è stato un colore che ha da sempre accompagnato gli anni della militanza e delle battaglie sociali. «Il rosso non mi ha mai abbandonato», scrive infatti sui social Dario Riccobono di Addiopizzo Travel. Un colore che, nel suo caso, «ha accompagnato diversi momenti tra i più emozionanti della mia vita. Oggi però questa maglietta addosso ha un sapore amaro. E pretende giustizia». C’è anche il consiglio direttivo di Anffas Palermo, che posta sui social uno scatto dei consiglieri riuniti tutti con indosso la maglietta rossa: «Un segnale forte contro l’odio sociale, contro le morti in mare, contro ogni forma di razzismo e discriminazione».

                    

Magliette rosse anche in Comune, con il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Giuseppe Mattina in testa, che le hanno indossate già da ieri in occasione di un laboratorio cittadino alla Guadagna. E ci sono anche le magliette rosse della famiglia Agostino, della comunità Emmaus, dei ragazzi volontari nei campi estivi di Libera nel Palermitano. Un colore, insomma, per fermare le stragi nel Mediterraneo. Un messaggio che si è rivelato potentissimo e che ha avuto un impatto davvero enorme. Ma che ha solleticato persino l’ironia di chi verso questo appello voleva mostrare tutto tranne che adesione e solidarietà. «Che peccato, non l’ho trovata!», twitta infatti il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Che alla risposta secca di don Ciotti che si impegna a portagliene una lui, non si scompone. Anzi, imperterrito continua a ironizzare via social sull’iniziativa: «Maglietta rossa e rolex, fantastico», scrive poco dopo, condividendo l’immagine postata, in adesione alla campagna, dal giornalista Gad Lerner.


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