A 82 bambini la cittadinanza onoraria Orlando: «Siete voi il futuro della città»

Miriam è nata a Palermo, i genitori sono del Ghana e quando le viene chiesto cosa rappresenta per lei questa mattina risponde abbassando gli occhi e accenna un sorriso timido: «Sono molto emozionata per essere diventata una nuova italiana», dice la 13enne studentessa dell’istituto Rita Atria, scuola nel cuore del centro storico di Palermo. Miriam è una degli 82 minori di scuole elementari e medie che oggi, nella Sala delle Lapidi del Comune di Palermo, ha ricevuto la cittadinanza onoraria. «Da grande voglio fare la ginecologa». Con lei c’è Fedia: «Mia madre, algerina, è fiera di me. Da grande voglio insegnare il francese qui a Palermo», ammette commossa. Alex, 10 anni, genitori nigeriani, e un sorriso che gli illumina tutto il viso, tifa Palermo. Questi ragazzi sono tutti nati a Palermo ma i loro genitori vengono da Ghana, Bangladesh, Egitto, Marocco, Algeria, Cina o Santo Domingo: 82 bambini stranieri in tutto che oggi tra applausi, sorrisi e lacrime, hanno ricevuto a Sala delle Lapidi, nel Comune siciliano dove sono nati, la cittadinanza onoraria. Frastornati i genitori sugli spalti della sala consiliare che cercavano con i cellulari di fare decine di foto a questa seconda generazione, simbolo di riscatto e orgoglio.

L’iniziativa rientra nel quadro del programma internazionale Unicef Città amiche delle bambine e dei bambini al quale il consiglio comunale ha aderito con la delibera 29 dell’11 aprile 2013. La cerimonia è stata organizzata dalla presidenza del consiglio comunale di Palermo. «Sono orgoglioso che voi abbiate scelto di essere palermitani, voi siete il futuro di questa città», ha detto il sindaco Leoluca Orlando, che ha ricordato i nomi dei martiri palermitani incisi nelle lapidi della sala. «È un valore simbolico – spiega Salvatore Orlando, presidente consiglio comunale – è il sesto anno che aderiamo al protocollo Unicef, lo scopo è fare pressione sulle forze politiche per consentire a chi nasce in Italia di dirsi italiano a tutti gli effetti». Un gesto simbolico che parte da una città dove l’assessore alla cittadinanza solidale, Giuseppe Mattina, ha «600 tutele di minori in carico, ma nella mia segreteria – spiega Mattina – ci sono tre persone che si occupano solo di questo ,facciamo un lavoro di squadra per capire i reali bisogni dei ragazzi. Questo è un messaggio simbolico per dire che per noi la legge sullo Ius soli anche se non temperata è fondamentale. Chi studia, cresce, si innamora, lavora qui, ha diritto di essere palermitano». «Questo è un primo passo – spiega Alessandra Veronese, Consulente per il comune di infanzia e diritti – Cosi come fatto con le unioni civili dobbiamo metterci la faccia. Questa è una città particolare, basti pensare che soltanto l’istituto comprensivo Perez – Calcutta conta più di 23 etnie».

Caterina, 15, dice: «Mia madre non aveva capito bene di cosa si parlasse, spero comprenda che noi siamo importanti per la città di Palermo». «Loro rappresentano la seconda generazione – spiega l’insegnante Simona Catania della scuola Rita Atria – molte volte fanno da interpreti ai genitori per gli aspetti pratici del quotidiano e questo capovolge un po’ il ruolo genitori/figli. Spesso dal punto di vista didattico sono più presenti dei palermitani». Al termine il sindaco ha chiesto ai ragazzi un applauso al presidente Mattarella, «palermitano come voi, ma che sta vivendo un momento complicato».

«Questa è una città amica dei bambini e delle bambine, come il tema scelto per il Festino di Santa Rosalia di quest’anno. La nostra straordinaria capacità di accoglienza è un surplus, una marcia in più rispetto ad altre realtà del nostro Paese: io oggi ho visto tanti palermitani seduti a Sala delle Lapidi. Alcuni di loro magari un giorno occuperanno un posto in Consiglio comunale». Così commenta il capogruppo di Palermo 2022 Antonino Sala, che stamattina ha partecipato alla cerimonia. «Questa è la Palermo di oggi e di domani – prosegue il capogruppo di Palermo 2022 -. Sala delle Lapidi stamattina era gremita. Le famiglie degli immigrati credono nelle istituzioni scolastiche quanto gli stessi italiani. Un particolare ringraziamento va a queste famiglie e agli insegnanti, che ogni giorno svolgono un ruolo non indifferente per facilitare il processo di integrazione».


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