Blutec, incontro prefettura in vista del vertice al Mise «Subito nuovo piano industriale, governo sia garante»

Presentato ormai più di quattro anni fa come la rinascita del polo industriale di
Termini Imerese, il rilancio degli ex stabilimenti Fiat grazie al progetto Blutec sta assumendo contorni sempre più incerti. Nulla, infatti, sembra rimasto degli annunci iniziali che promettevano, dopo l’addio dell’azienda del Lingotto nel 2011, la reindustrializzazione del polo termitano con l’arrivo di Blutec e l’avvio della produzione di auto ibride. Da quel 23 dicembre 2014, intanto, poco è cambiato. Il progetto non decolla e, assieme a questo, il futuro degli ex operai Fiat (con l’indotto in totale circa mille unità). Decisivo sarà il vertice del 16 maggio prossimo al ministero dello Sviluppo economico con il ministro Carlo Calenda ma, nei timori dei sindacati, potrebbe essere anche l’ultimo, dopo che Invitalia ha chiesto la restituzione di 21 milioni di euro erogati perché il piano iniziale non sarebbe stato rispettato.

«Noi speriamo di no ma le premesse non sono affatto buone», ammette il segretario regionale della Uil Claudio Barone, mentre rimangono vive le speranze di una riformulazione del progetto iniziale. Un passaggio spinoso, reso arduo dall’assenza di un governo nazionale nel pieno delle sue funzioni. «Bisogna capire se c’è la possibilità di una modifica del piano industriale ex post anche se appare abbastanza complicato – ribadisce Barone – Noi chiediamo che si faccia di tutto. C’è sicuramente una responsabilità di Invitalia che non può intervenire solo a posteriori, mentre avrebbe dovuto vigilare prima, e comunque con proposte più realistiche dal punto di vista della reindustrializzazione dell’area, senza dimenticare che Fiat ha sempre fatto partire iniziative che non sono mai andate a buon fine». Nel frattempo, anche gli ultimi operai dell’indotto sono stati licenziati, e del piano originario approvato quattro anni fa è rimasto ben poco: la linea per la produzione dei Doblò elettrici, la produzione per Poste Italiane dei motocicli da alimentazione termica ed elettrica, e l’installazione di stampanti 3D. Tra le ipotesi in campo, era filtrata da Blutec anche quella di una trasformazione del Ducato ad alimentazione elettrica ma, al momento, non arriva nessuna conferma da Fca.

Stamane, intanto, è
fissato alle 11 in prefettura un incontro con i sindacati che hanno richiesto la partecipazione del governo regionale, assente all’ultimo tavolo. «La Regione come al solito brilla per la sua assenza – ha puntualizzato Barone – c’è una sottovalutazione di tutte quelle che sono le problematiche industriali, a Termini Imerese in maniera drammatica, ma in generale il governo Musumeci interviene poco, bisogna cambiare passo, non può continuare a creare consenso con l’assistenzialismo e il precariato». Ancora più esplicito è Vincenzo Comella, il segretario provinciale dei metalmeccanici Uil: «L’incontro previsto ieri è stato spostato a oggi perché volevamo sincerarci della presenza della Regione che deve fare pressing sul governo nazionale affinché sia garante dell’accordo del 23 dicembre 2014. Oggi siamo davanti a una revoca del progetto, e serve chiarezza: quel piano industriale è stato fatto in fretta e furia, ma le esigenze del mercato sono cambiate. Il governo vuole continuare a dare fiducia a Blutec o si vuole fermare?».

Fra tante possibilità, una cosa però è certa: la scadenza a dicembre degli ammortizzatori sociali dei lavoratori (697 ex Fiat e circa 300 indotto) e, l’incontro del 16 al Mise potrebbe essere l’ultima chance per loro. «
Il governo nazionale deve assicurare un piano industriale che garantisca continuità ai lavoratori – ribadisce Comella – Che l’azienda si chiami Blutec o no poco importa, ma non mi pare ci sia la fila di industrie che vogliono investire qui. Per questo serve ora una rimodulazione del contratto di sviluppo che chiede Blutec in funzione delle esigenze produttive che ha oggi, prolungando così la cassa integrazione di un anno, come del resto prevede l’accordo tra sindacati e governo siglato a suo tempo. Le due cose vanno a braccetto – ha concluso – se salta il primo salta anche il secondo».


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