Un’associazione palermitana per fermare i suicidi «Casi in aumento, ci si pensa già da adolescenti»

Stamattina a Palermo un’altra ragazza ha deciso di togliersi la vita. I casi di suicidio nel capoluogo sono in aumento, un triste trend che segue quello nazionale e a cui cerca di porre rimedio il telefono giallo, un numero dedicato proprio alla prevenzione. «I casi sono tanti – spiega la psicologa e psicoterapeuta Viviana Cutaia, coordinatrice del Telefono giallo per la prevenzione dei suicidi – Tra i fatti di cronaca e le chiamate che riceviamo abbiamo registrato un incremento dei fattori di rischio come la depressione, il bullismo, disturbi della personalità in soggetti fragili e vulnerabili». 

Il telefono giallo per la prevenzione al suicidio (Numero Verde Nazionale 800011110) è stato fortemente voluto dall’associazione Afipres Marco Saura – Associazione Famiglie Italiane per la Prevenzione del Suicidio – che in collaborazione con l’Asp decide di attivare questo numero verde che risponde 24 ore su 24. Afipres Marco Saura nasce vent’anni fa a Palermo, adesso ha rilevanza nazionale, grazie alla volontà dei genitori di Marco, violinista morto suicida a 23 anni. Dai dati raccolti dall’associazione in questi anni c’è un incremento di suicidi del 30 per cento e l’età d’esordio (in cui si cominciano a manifestare i sintomi che portano al gesto estremo) si è fortemente abbassata: «Mentre quando abbiamo cominciato vent’anni fa l’età d’esordio era sui 30-35 anni adesso chiamano moltissimi adolescenti in cerca d’aiuto» continua la psicologa. 

È un fenomeno complesso e multifattoriale che abbraccia diverse fasce d’età dai più piccole fino agli anziani. In tutto il mondo ogni anno sono circa un milione le vittime di suicidio, entro il 2020 potrebbero salire a un milione e mezzo. «La crisi economica, la mancanza di lavoro, l’incapacità di accettare una separazione, vuoto e disagio esistenziale, ma forse più di tutto è la solitudine che porta al suicidio, – risponde così la Cutaia alla domanda quali sono i fattori che portano al suicidio – quando i soggetti tracimano in sensibilità, vulnerabilità e fragilità sono lasciati ancora di più da soli e si trovano ad affrontare la drammaticità esistenziale fino ad arrivare a pensare che non ci sia più nulla per cui valga la pena di vivere».

Al meridione aumenta la drammaticità, «Spesso si pensa che non ci sono più speranze e non ci sia nulla per cui valga la pena vivere, – continua – ci sono molti esodi, non c’è lavoro ma quello che più ci tocca è che la nostra terra non riesce a decollare pur avendo tante opportunità». Non c’è un unico fattore di rischio, vent’anni fa era solo la depressione, adesso c’è un totale stravolgimento, ci sono le doppie diagnosi, le multidiagnosi, ci sono i raptus che non sono premeditati quindi imprevedibili. 

«La società sta diventando sempre più liquida, mancano gli argini contenitivi e c’è una perdita di valori educatoriali e il rispetto dell’altro e dei ruoli nella società, c’è troppa confusione. – aggiunge Cutaia – La popolazione sta cambiando velocemente e non abbiamo la possibilità di osservare e capire bene per poi intervenire perché è tutto troppo mutevole, bisogna sì prevenire ma aumentando i fattori protettivi, stiamo rivalutando tutte le strategie messe in campo fino ad ora, adesso punteremo sull’empowerment sociale e sul concetto di resilienza, per formare una popolazione che possa e sappia superare gli eventi difficili». 

Dai dati forniti dal centro di documentazione dell’associazione risulta che negli ultimi anni c’è un cospicuo aumento dei suicidi in Sicilia: nel 2016 le segnalazioni ospedaliere sono state 141, i casi arrivati tramite il numero giallo 525 e le prese in carico territoriali 125. Nel 2017 le segnalazioni ospedaliere 200, i casi arrivati dal telefono giallo 550 e le prese in carico territoriali 130. Nel 2018 sono già arrivate 300 telefonate, ci sono state 50 segnalazioni ospedaliere e 40 prese in carico territoriali. «Sono dati drammaticamente in crescita» commenta la coordinatrice del telefono giallo.

«Gli adolescenti non hanno più il senso del futuro, – spiega Livia Nuccio, presidente dell’associazione nonché mamma di Marco Saura – diventano adulti troppo in fretta, c’è molta amarezza in loro, sono demotivati dalla mancanza di lavoro, mancanza di entusiasmo, valori, ideali, serenità e amore autentico. Fino a 40 anni non hanno un’autonomia lavorativa. L’approccio al suicidio è difficile e problematico perché ha troppe sfaccettature oggi. La politica non aiuta, si fa molto si teorizza moltissimo ma quando si deve tradurre in azioni concrete tutto va a rilento, mentre la società va veloce e non aspetta nessuno».


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