Non solo Bertolino, al Pd passa lo zoccolo duro della Rete «Dopo lo tsunami arrivano i volontari a ricostruire da zero»

«È un ritorno dentro alla nostra casa, al nostro partito». Francesco Bertolino aderisce al Pd e non è solo. Con lui infatti i dem non acquistano soltanto un consigliere comunale, ma la fiducia di un folto gruppo di orlandiani di ferro, tutti intenzionati a prendere la tessera del partito e a prodigarsi, dicono, per la ricostruzione in un momento difficile, all’indomani della clamorosa débâcle alle elezioni Politiche. In una sala Rostagno gremita, l’ex consigliere Aurelio Scavone snocciola uno a uno i nomi di alcuni «amici», come li definisce, che hanno deciso di seguire l’ormai ex capogruppo di Palermo 2022, un manipolo per larga parte formato da militanti della prima ora della Rete, partito figlio di Leoluca Orlando, dall’ex consigliere comunale retino Giorgio Contino alla presidente della Consulta delle culture Delfina Nunes, passando per Franco Campagna, Stefano Carpino, Gaetano Calò, Paolo Lo Bue, Loris Sanrlorenzo, il consigliere di circoscrizione Vincenzo Santovanni ed Enzo Costantino, per citarne alcuni.

E proprio della Rete Bertolino tiene in mano il simbolo, su cui già ai tempi, molto prima della nascita del Pd, campeggiava la scritta “Partito democratico”. «Abbiamo criticato spesso le scelte del Pd – dice Bertolino – Lo abbiamo fatto per il bene di quello che riteniamo debba essere un vero partito democratico. Ma adesso c’è da partire da zero dopo lo tsunami elettorale e nella fase di ricostruzione arrivano i volontari a dare una mano». La nuova ondata a trazione retina non guarda a nessuna corrente interna al partito: «Prima delle aree c’è la voglia di dialogare e costruire con gli altri – prosegue il nuovo acquisto del gruppo dem, che adesso conterà cinque consiglieri in Sala delle Lapidi – Nei prossimi giorni prenderemo la tessera e chiederemo al segretario provinciale di poter creare un nuovo circolo da dedicare alla figura di Antonino Caponnetto, il magistrato che dopo le stragi ci ha insegnato che quando tutto è finito bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare per andare avanti».

«Sono reo confesso – dice Scavone – non ho mai votato Pd. Oggi però la nostra scelta ha una forte valenza: nel momento più basso noi scegliamo di partecipare, perché pensiamo che non sia un problema di numeri, ma di contenuti». E insieme all’augurio dei segretari regionale e provinciale del Pd, Raciti e Miceli, a Roma dopo l’elezione in Parlamento, arrivano le parole di benvenuto del capogruppo in consiglio, Dario Chinnici. «Oggi è entrata la primavera – dice, riferendosi anche alla data del 21 marzo – Il Pd non ha bisogno di dirigenti, ce ne sono troppi e alcuni hanno anche fallito, il partito ha bisogno di aria nuova e di punti di riferimento sul territorio». Presente alla conferenza anche il figlio di Antonino Caponnetto, Massimo, venuto a fare sentire la propria vicinanza agli ex compagni di partito del padre e a Bertolino: «Mio padre ci sarebbe stato, avrebbe voluto così». 


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