Voti comprati, avviso di garanzia per Tamajo «Ah! Questo qua mi ha promesso 25 euro»

«Ah! Questo qua mi ha promesso 25 euro». Una frase innocua, a meno che chi la pronuncia non l’attribuisca a un candidato in corsa per un posto da deputato all’Ars. La formula è presto detta: soldi in cambio di voti. Nemmeno il tempo infatti di archiviare, almeno per i prossimi cinque anni, la campagna elettorale appena terminata, che è già terremoto all’Assemblea regionale. A dare il via alle danze è stato il neo eletto deputato in corsa con Musumeci Cateno De Luca, da mercoledì ai domiciliari con l’accusa di evasione fiscale.

Adesso sembrerebbe la volta di Edy Tamajo, uno degli uomini record di queste regionali, che ha portato a casa quasi 14 mila preferenze. In corsa nella lista Sicilia futura a sostegno del candidato alla presidenza Fabrizio Micari, questa mattina è stato raggiunto da un avviso di garanzia. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, per aver comprato una parte di quel lauto pacchetto di voti ottenuto, soprattutto a Palermo. Ma il politico non ci sta e prende subito le distanze da quanto ricostruito dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dalla sostituta Fabiola Furnari.

«Noi conosciamo abbastanza poco di questa vicenda, Tamajo non riesce neanche a capire di che cosa possa trattarsi, non conosce nemmeno la persona intercettata, non c’ha mai avuto rapporti, mai avuto a che fare», precisa l’avvocato Nino Caleca, che lo rappresenta insieme al collega Giovanni Castronovo. Oggetto di indagine, infatti, non sembrerebbe essere stato direttamente il candidato, ma tre persone che lui dichiara di non conoscere, che sarebbero state intercettate nell’ambito di un procedimento a loro carico. Intercettazioni in cui sarebbe venuto fuori proprio il nome di Tamajo, finito nel calderone giudiziario partito stamattina. «Lui smentisce categoricamente – ribadisce l’avvocato Caleca -. Quando il pubblico ministero depositerà tutte le carte, allora ci difenderemo, non abbiamo intenzione di rispondere al buio».

Sulla stessa linea anche il collega Castronovo, che spiega come, al momento, sotto il profilo probatorio ci sia ben poco da poter commentare. «I ragionamenti fatti finora ci portano a ritenere che non sussista alcuna associazione a delinquere per una questione di mancata conoscenza: io mi associo con uno che conosco, no con chi non conosco, questo è un dato di fatto – dice l’avvocato -. Per la questione invece dei 25 euro a voto, posso dire che il consenso è stato creato con la sua quotidiana partecipazione alla vita politica degli ultimi cinque anni. Una persona che aveva l’aspettativa di prendere tutti i voti che poi alla fine ha preso non aveva certo interesse a comprarne una parte. Se invece si volesse ipotizzare che li abbia comprati tutti, allora avrebbe dovuto lavorare una vita intera per avere i soldi necessari da distribuire». Entrambi i legali sposano l’ottimismo e si dicono disponibili a chiarire al più presto la vicenda. «Speriamo che la sua posizione passi da indagato a persona offesa, perché qui il danneggiato è lui», conclude Castronovo.

La sua replica Edy Tamajo la affida ai social. «Posso affermare, senza timore di smentita – scrive – di non aver mai comprato un solo consenso, ma di aver costruito la mia carriera politica sull’attività quotidiana a favore della gente e della collettività. Si tratta di condotte che sono lontano anni luce dal mio modo di fare politica, da quello della mia famiglia e del mio gruppo politico». Il primo eletto di Sicilia futura si dice inoltre disponibile a spiegare quanto emerso dalle intercettazioni di fronte ai magistrati. «Ho dato la mia totale disponibilità, nei confronti dell’autorità giudiziaria, per chiarire questa incresciosa vicenda che sono sicuro, grazie al lavoro dei miei avvocati, riuscirò prestissimo a dimostrare che si tratta di un infondato castello di accuse!».


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