Era ben voluto da tutto il quartiere, dove il randagio viveva da sette anni. È stato trovato sotto una macchina, con la schiuma alla bocca e gli occhi vitrei. «I veterinari non ci avevano dato speranze. Ora fortunatamente sta bene, ma non tornerà più in strada»
Arenella, avvelenato il cane amico dei bambini La seconda vita di Zampa, salvo per miracolo
«Il cane era morto. Appena l’ho preso è diventato rigido ed è collassato». A raccontarlo è Nicola Alessandro, un animalista volontario che si trovava a passare dal quartiere Arenella proprio mentre un suo amico lo chiamava per segnalargli che poco lontano c’era un cane che stava per morire avvelenato. Non si trattava però di un cane qualunque, era Zampa, il cane di quartiere. Un randagio che da sette anni fa ormai parte della vita del rione sul mare. «La gente mi racconta che il cane era ben voluto da tutti – spiega Alessandro – La mattina saliva addirittura sull’autobus e accompagnava i bambini nel tragitto verso la scuola».
«L’ho trovato che giaceva sotto un’auto – continua – Aveva la schiuma alla bocca e gli occhi vitrei. Aveva ingerito del veleno insieme a un altro cane, che però non stava così male». Poi il recupero e la corsa verso la clinica per animali più vicina, all’Addaura. «I veterinari gli hanno fatto delle iniezioni, lo hanno collegato a una flebo, ma ci hanno dato fin da subito pochissime speranze – racconta il volontario – Poi Zampa ha cominciato a dare segni di miglioramento». Nicola Alessandro, che con la sua compagna, Linda, da anni si occupa di soccorrere animali in difficoltà, di cani avvelenati ne ha visti tanti. «Vivono delle sofferenze atroci e non sempre si riesce a salvarli – dice – Purtroppo quello degli avvelenamenti è un problema molto diffuso a cui è difficile porre un freno, perché è quasi impossibile risalire a chi ha messo il veleno».
Ecco Zampa e migliorato tanto ❤️❤️ Linda Guarneri
Pubblicato da Nicola Alessandro su Venerdì 4 marzo 2016
Dopo 24 ore di osservazione, Zampa è finalmente uscito dalla clinica. Sta bene e al momento vive a casa del volontario che lo ha salvato. «Ha ancora qualche difficoltà di adattamento – conclude Nicola Alessandro – Ha vissuto sempre in strada e non è abituato a stare in una casa. Resterà con noi per un po’, poi cercheremo una famiglia che voglia prendersi cura di lui. Sicuramente non tornerà alla vita da randagio».