Almaviva, stop a contratti di solidarietà per lavoratori Sindacati: «Scongiurare l’ennesimo dramma sociale»

La nuova tegola per i lavoratori Almaviva arriva dall’Inps. E porta la data di ieri. L’Istituto di previdenza in una nota ha comunicato lo stop retroattivo (a partire già dall’1 dicembre) ai contratti di solidarietà, che tra Palermo e Catania interessano circa 5mila lavoratori. Una decisione che segue il cambio di classificazione aziendale del colosso dei call center dal settore industria al terziario. Una rivoluzione che, denunciano adesso le parti sociali, «modifica in peggio le ricadute sui lavoratori dell’intero gruppo».

Da tempo gli operatori sono in stato di agitazione e, dopo una serie di assemblee nei due siti di via Marcellini e di via Cordova, i sindacati hanno proclamato tre giornate di scioperoLa prima, venerdì scorso, ha visto scendere in piazza migliaia lavoratori per riportare la vertenza al centro dell’attenzione dei governi nazionale e regionale. Sul tappeto le tante questioni aperte dalla necessità di una politica industriale che contempli l’applicazione della normativa già esistente come il 24 bis e clausole sui cambi di appalto per arrivare ai percorsi di riqualificazione del personale. Davanti la prefettura insieme a dipendenti e parti sociali erano arrivati anche il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alle Attività produttive, Giovanna Marano. Da entrambi l’impegno a portare la vertenza all’attenzione dell’esecutivo Renzi.

Adesso la nuova doccia fredda. «L’accesso agli ex ammortizzatori sociali in deroga, confluiti nel fondo residuale, costituisce un’ulteriore incertezza per migliaia di famiglie coinvolte da tale processo» dicono Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl. Che nutrono più di un dubbio. «Non abbiamo alcuna certezza che Almaviva non abbia alcuna responsabilità nei confronti dell’intervento dell’Inps, dal momento che durante ogni incontro effettuato al Mise questo argomento è stato prontamente affrontato dall’azienda stessa». Un atteggiamento su cui adesso i sindacati puntano il dito. Perché rivendicare che «le regole debbano essere uguali per tutti è un dato oggettivo, ma non si possono confondere aziende che occupano migliaia di lavoratori e muovono fatturati con tanti zeri e aziende che occupano poche centinaia di addetti con indici economici medio/bassi».

Dietro l’angolo lo spettro di una nuova Termini Imerese siciliana. Un timore reso più forte dall’ampliarsi del divario tra Nord e Sud in termini di occupazione e sviluppo industriale. «Il venire meno di uno strumento così importante di accesso agli ammortizzatori sociali ordinari – dicono le sigle sindacali – aumenta le preoccupazioni dei lavoratori palermitani e rischia di gettare nel baratro l’intera economia che ruota attorno a questo importante complesso industriale. Almaviva è un’azienda fondamentale per Palermo, un’azienda di cui la città non può fare a meno perché è l’industria del futuro». L’auspicio è che «un intervento urgente del ministero del Lavoro» possa mettere in sicurezza l’attuale perimetro occupazionale. Soprattutto davanti al silenzio della Regione siciliana che «continua ad essere la grande assente in questa vertenza». 

Al tempo stesso i sindacati lanciano un appello all’azienda perché «si faccia carico delle conseguenze derivanti da tale modifica». Gli occhi sono puntati a venerdì prossimo, quando a Roma, alle 11 nella sede dell’Unione industriali è in programma un incontro tra lo stesso colosso dei call center, le segreterie nazionali e le Rsu. «Speriamo che la riunione sia risolutiva – dice Massimiliano Fiduccia della Slc Cgil – e che si possa trovare una soluzione per scongiurare un dramma sociale». L’ennesimo.

Intanto ai lavoratori arriva la solidarietà di Simone Di Trapani, segretario provinciale di Sel Palermo, ed Erasmo Palazzotto, deputato di Sinistra Italiana. «Una situazione gravissima che rischia di sfociare nel licenziamento di gran parte degli operatori del call center». Per entrambi di tratta di un provvedimento che «avrà conseguenze non solo su Almaviva, ma anche sulle centinaia di call center che in Sicilia, come in tutta Italia, fanno ricorso ai contratti di solidarietà per evitare gli esuberi». Nell’Isola quello dei call center è il primo settore produttivo, che dà lavoro a oltre 20mila persone, 10mila nella sola Palermo.


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