Bellolampo, caos rifiuti per i comuni del palermitano L’odissea del pattume: nove ore per giungere in discarica

Pattume palermitano “in trasferta”. Circa seicento tonnellate al giorno, che da ieri sono dirottate nelle discariche di Siculiana (Agrigento) e Catania. Colpa dello stop al conferimento a Bellolampo deciso dalla Rap a causa del mancato completamento dei lavori di capping, ovvero di copertura delle vasche, necessari per poter accumulare i rifiuti nella sesta vasca. L’azienda di piazzetta Cairoli ha assicurato che entro la metà di ottobre il conferimento tornerà regolare, perché i ritardi sono stati provocati da «sopravvenuti problemi di carattere amministrativo». Una decisione necessaria, spiegano gli uffici, per non interrompere la raccolta nel capoluogo.

Resta, intanto, il disagio per i 57 comuni della Provincia che fino al 30 settembre potevano scaricare i loro rifiuti nella discarica palermitana. Perché a rendere più problematico il “viaggio” dell’immondizia è il cedimento del viadotto Himera sull’A19, che ha diviso in due la Sicilia e allungato i tempi di percorrenza per raggiungere l’altra sponda dell’Isola. «Per andare e tornare ai mezzi serviranno almeno 9 ore – spiega a MeridioNews il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato -. Una durata che inciderà inevitabilmente sul servizio reso ai cittadini». Raccolta a singhiozzo e un danno economico, «ancora non quantificabile» dice il primo cittadino, sottolineando che già lo scorso anno il trasferimento dei rifiuti nelle discariche si Mazzarrà Sant’Andrea, nel messinese, e a Catania, era costato alle casse del Comune circa 600mila euro. «La notizia della chiusura di Bellolampo ci ributta nell’inferno – aggiunge -, anche da un profilo strettamente logistico» ammette.

Ma Palermo non è in grado al momento di accogliere le 1500 tonnellate giornaliere. Un volume che sovraccarica l’impianto di Bellolampo. La Regione prova a correre ai ripari e velocizza l’iter per la consegna alla Rap dell’impianto di trattamento meccanizzato biologico. «Così diminuirà il volume dei rifiuti conferiti – assicura l’assessore regionale Vania Contrafatto – e ci si adeguerà finalmente alla normativa Ue. Ci auguriamo che i lavori di capping, di competenza della Rap, terminino nel più breve tempo possibile, diminuendo al minimo i disagi provocati ai comuni del palermitano».

Ma il sindaco Burrafato punta il dito proprio contro la Regione, incapace di immaginare «un’impiantistica degna di questo nome». Per lui «con la raccolta differenziata che stenta a decollare» è necessario aprire «una discussione sugli impianti perché non è più possibile questo pellegrinaggio per il conferimento dei rifiuti». Un “pellegrinaggio” che per il primo cittadino di Cefalù, Rosario Lapunzina, comporterà «un enorme aggravio di spese, circa il 30-35 per cento in più». A incidere sono soprattutto i costi per il carburante e per le ore di lavoro in più degli autisti, costretti a un viaggio di circa 8-9 ore tra andata e ritorno. «La notizia della chiusura della discarica di Bellolampo è stata una doccia fredda dopo un breve boccata d’ossigeno». 

Perché in realtà per buona parte dell’estate il grosso centro del palermitano, meta di un turismo nazionale e internazionale, aveva già trasferito la propria immondizia a Catania. «Dallo scorso 16 settembre avevamo iniziato a conferire a Bellolampo. Adesso è arrivato il nuovo stop, che per un Comune in dissesto finanziario come il nostro – conclude – crea non poche difficoltà e ci fa piombare nell’emergenza. L’auspicio è che la chiusura possa durare davvero solo 15 giorni, come annunciato».

A non essere stupiti, invece, sono i sindacati. «Non può sorprendere nessuno il fatto che la discarica sia in sofferenza a causa dell’eccessiva volumetria di rifiuti che giungono nella sesta vasca con l’apertura del conferimento ai comuni della provincia» dicono Dionisio Giordano, segretario regionale Fit Cisl Ambiente, e Daniela De Luca, segretario Cisl Palermo Trapani. Per i due leader sindacali neppure l’avvio del Tmb (trattamento meccanizzato biologico) potrà risolvere l’emergenza, perché se «non avrà il via anche il secondo step di raccolta differenziata porta a porta, che dovrebbe ridurre le volumetrie, l’impianto andrà sempre in sofferenza». Un secondo step che era atteso per il mese di febbraio, ma di cui ad oggi «non vi è data certa». 


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