Gip non convalida l’arresto per omicidio dei 5 scafisti Pm di Palermo impugnano decisione

ll gip di Palermo non ha convalidato il fermo per i 5 presunti scafisti accusati anche di omicidio plurimo aggravato. Si tratta di i Ali Rouibah , algerino, del 1991, Suud Mujassabi, nato in Libia, nel 1994, Abdullah Assnusi, nato in Libia nel 1991, Imad Busadia, nato in Algeria nel 1992 e Shauki Esshaush, nato in Tunisia nel 1994.

Sono sbarcati a Palermo lo scorso 6 agosto con la nave militare irlandese L. E. Niamh con a bordo le salme delle vittime e i superstiti del barcone che si è rovesciato a 15 miglia al largo delle coste della Libia. Erano circa 600 le persona a bordo dell’imbarcazione affondata, ma ne sono state salvate 400. Sono 25 i corpi recuperati fino ad ora, tra loro anche tre bambine di cui una dalla apparente età di circa nove mesi.

I cinque, secondo i pm di Palermo, sono responsabili, in concorso con altri soggetti rimasti ignoti, di appartenere ad un’organizzazione criminale operante in Libia, dedita a favorire l’illegale ingresso di stranieri nel territorio italiano, avrebbero guidato di un’imbarcazione in viaggio tra la Libia e l’Italia, con a bordo circa 650 cittadini extracomunitari, conducendo il natante nelle acque del Mar Mediterraneo. Secondo alcune testimonianze raccolte, i criminali avrebbero rivestito ciascuno un ruolo ben preciso: uno di questi comandava, con l’ausilio di altri due il natante; gli altri si occupavano di controllare i migranti, impedendo loro di muoversi, utilizzando per questo anche forme di violenza.

Il giudice per le indagini preliminari però non ha convalidato l’arresto per l’accusa di omicidio ma lo ha fatto invece per l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il gip ha respinto la richiesta della procura sostenendo che non ci sarebbero gli estremi per accogliere la richiesta del reato contestato, perchè  non è stata verificata con certezza la causa del decesso. I pm hanno deciso di impugnare il provvedimento, sostenendo che la causa della morte è già agli atti a seguito delle ispezioni cadaveriche, e si è trattato di asfissia acuta violenta. Subito dopo l’arrivo della nave irlandese – assieme alla macchina dell’accoglienza – si erano attivati gli investigatori della Mobile di Palermo, guidati da Rodolfo Ruperti, che avevano individuato e fermato i 5 presunti scafisti su cui erano stati raccolte numerose dichiarazioni convergenti, da parte dei superstiti. Secondo il terribile racconto superstiti, dopo circa tre ore di viaggio, a causa di un guasto è cominciata ad entrare acqua nella stiva. I migranti, su ordine degli scafisti, hanno cercato, disperatamente, di buttarla fuori. Ma non ci riuscivano. E hanno così cercato di salvarsi tentando di uscire dal buco in cui erano rinchiusi. Hanno lottato con forza per liberarsi e uscire allo scoperto, ma gli scafisti li colpivano con coltelli e bastoni, per ricacciarli nella stiva. Poi hanno sigillato la botola e per farlo hanno usato il peso dei migranti che erano fuori, costretti a stare lì sopra mentre i loro compagni urlavano. Alcuni testimoni hanno riferito che gli scafisti hanno marchiato, con i coltelli, la testa di coloro che non obbedivano agli ordini, specie quelli di etnia africana; invece quelli di etnia araba sarebbero stati picchiati con cinture. Gli uomini sposati colpiti con calci e pugni.


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