Lo show di Salvini a Villabate Tra selfie, baci e lanci di uova

Baci, abbracci e selfie. Il consueto show. Ma anche qualche pomodoro. A Villabate nel palermitano il leader della Lega, Matteo Salvini, impegnato nell’Isola da alcuni giorni in un lungo tour elettorale in vista delle prossime amministrative, è arrivato per sostenere il candidato sindaco leghista, Paolo Corrao. Per il suo comizio, in un condominio in via Paruta, attivisti e simpatizzanti hanno allestito un piccolo palco. E appena sceso dall’auto il leader del Carroccio è stato circondato dalla folla che lo ha abbracciato calorosamente. Salvini, a sua volta, ha dispensato strette di mano e si è concesso decine di selfie. Anche stavolta, per l’occasione, ha indossato, intrufolandosi in una casa al pianterreno, una maglietta azzurra preparata ad hoc dai suoi sostenitori, con la scritta «io sto con il sindaco soldato», riferito al candidato sindaco, e dietro, sulle spalle, «Villabate».

Poi l’appello ai suoi sostenitori e l’affondo alla «solita politica». «Il voto del 31 maggio serve anche per mandare a casa gente incapace come Crocetta e Alfano – ha messo in guardia la platea -. Tutta la politica siciliana se ne è fregata, ha preso i soldi e ha tradito i siciliani». Quindi la stoccata al presidente della Regione siciliana. «Crocetta – ha aggiunto – è un disastro per la Sicilia». Per Salvini, tuttavia, i mali della Sicilia non si esauriscono al governatore, ma investono tutta la classe politica siciliana. Dal palco ha promesso di tornare presto e di non dimenticare questa terra come hanno fatto tutti gli altri: «Non è giusto che qui un ragazzo su due deve emigrare. Tornerò in Sicilia anche se non vinciamo. Non farò come altri che vincono e poi non tornano: quanti ministri ha avuto la Sicilia? Tanti, ma cosa hanno fatto? Forse meglio non averne di ministri così». 

Il leader leghista non ha risparmiato neppure il presidente del Consiglio, prendendo spunto dall’errore di un sostenitore che lo ha apostrofato «Marco». «Visto che anche Renzi si chiama come me – ha detto ironicamente – stavo pensando di cambiarmi nome in Marco. Scherzo ovviamente – ha concluso – anche perché questo nome lo ha scelto per prima la mia mamma». L’ironia non è bastata, però, a risparmiargli le contestazioni. Così il leader della Lega ha bissato le proteste già raccolte a Marsala, nel trapanese, e in altre parti dell’Isola.

In strada ad attenderlo, infatti, Salvini ha trovato anche alcune decine di contestatori. I manifestanti, per lo più ragazzi appartenenti al gruppo nato su Facebook Orgoglio terrone, erano raccolti dietro uno striscione con la scritta «Salvini come Renzi, basta passerelle e chiacchiere». A colpi di fischietto, hanno scandito slogan come «Salvini carogna ritorna nella fogna», «Non capisco perché sei venuto da me, te ne devi andar, siamo meridionali» e «Vattene dalla Sicilia». Al suo arrivo è scattato anche il lancio di uova e pomodori da parte dei contestatori, troppo lontani dal leader leghista per colpirlo, perché tenuti a debita distanza dalla forze dell’ordine.


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