Istituzioni e studenti ricordano Pio la Torre Il figlio: «Serve coerenza tra belle parole e azioni»

L’attivista e il parlamentare, il sindacalista della Cgil che promuoveva l’occupazione delle terre e il siciliano che denunciava la collusione tra mafia e politica. Perché la lotta per la legalità va intesa come lotta per la pace e per un lavoro dignitoso, affrancato dalle moderne forme di sfruttamento e schiavismo. È questo il filo invisibile che unisce il 25 aprile, l’1 maggio e il 30 aprile, oggi, 33esimo anniversario dell’assassinio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. Con una piccola polemica sulla memoria e l’eredità del parlamentare palermitano. «Oggi è il momento di fare un bilancio della coerenza fra le belle parole e le azioni. Direi che non ci siamo», commenta il figlio Franco La Torre, notando come, a distanza di 33 anni, il programma politico di suo padre sia rimasto carta straccia.

Stamattina, alla commemorazione presso la lapide di via Li Muli, a Palermo, il comune denominatore degli interventi dei presenti è stato proprio quella linea ideale che intercetta e unisce questi tre snodi cruciali della storia italiana. Al fianco di Vito Lucio Lo Monaco, presidente del Centro Studi Pio La Torre che ha organizzato la cerimonia insieme alla Cgil, c’erano il sindaco Leoluca Orlando, la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, il vicepresidente dell’Ars Giuseppe Lupo e i figli Tiziana Di Salvo e Franco La Torre. Sopra e sotto il palco, primi cittadini, assessori comunali e regionali, consiglieri e deputati, imprenditori. E una folla di studenti liceali e di alunni delle elementari, compresi quelli della scuola Ragusa Moleti, che due settimane fa avevano ripulito la targa imbrattata da ignoti. I bambini hanno promesso di adottarla e di prendersene cura.

Dopo il minuto di silenzio all’ora dell’agguato e la deposizione delle corone di fiori – alcuni studenti ne hanno lasciati simbolicamente 33 -, Orlando si è soffermato proprio sul legame tra la Liberazione dal fascismo, la festa del lavoro e l’anniversario odierno: «L’elezione di Sergio Mattarella fa diventare storia nazionale la lotta alla mafia. Iniziata con i primi sindacalisti, veri precursori, questa lotta è passata anche attraverso Pio e Rosario, la loro intuizione moderna della legge che ha introdotto il 416 bis e quella modernissima della battaglia contro i missili di Comiso. La lotta contro la mafia – ha aggiunto il sindaco – passa attraverso quella per la pace, contro lo sfruttamento e lo schiavismo moderno, in particolar modo degli immigrati. Per questo è ancora più importante fermare il vero e proprio genocidio che si sta consumando nel Mediterraneo e del quale fra cinquant’anni qualcuno ci chiederà conto».

Solidarietà, integrazione e lavoro vanno a braccetto anche nelle considerazioni di Camusso. Non a caso domani Cgil, Cisl e Uil festeggeranno il primo maggio non a Portella della Ginestra, come solitamente accade, ma a Pozzallo, luogo simbolo della prima accoglienza dei migranti che attraccano sulle coste siciliani a bordo dei barconi. «Domani non ricorderemo solo la strage di Portella, che voleva stroncare il movimento per le terre perché puntava al riscatto dei contadini – ha detto Camusso -. Domani sarò a Pozzallo perché anche nell’immigrazione c’è una criminalità organizzata da sconfiggere ed è quella di chi non fa accoglienza e la usa per fare affari. Non si può morire nel Mediterraneo per inseguire la propria libertà, il proprio futuro. L’accoglienza non è solo il riconoscimento del diritto d’asilo ma anche la possibilità di trovare condizioni di lavoro civili e dignitose». «La Torre tutto questo lo sapeva bene – ha concluso la leader della Cgil -. Lui non ha mai dimenticato, neppure da parlamentare, il suo impegno da sindacalista al fianco dei lavoratori. Come fa un paese a sentirsi libero se non si riconosce ad altri la libertà e la possibilità di conquistarla?».

E mentre il vicepresidente Lupo ha voluto richiamare alla memoria anche la figura di Rosario Di Salvo, «che non era un semplice autista ma uomo di fiducia e compagno di mille battaglie, perfettamente cosciente dei rischi che correva», il figlio dell’esponente del Pci, Franco La Torre, ha bacchettato le istituzioni: «Oggi è il momento di fare un bilancio della coerenza fra le belle parole e le azioni. Direi che non ci siamo. Ancora si polemizza se intitolare o meno l’aeroporto di Comiso a mio padre, e mi veniva da ridere ascoltando le intercettazioni del presidente della Camera di Commercio (Roberto Helg, ndr) mentre pretendeva una mazzetta da centomila euro. Sembrava un dialogo di Camilleri. Il più grande insegnamento di La Torre e di mio padre Rosario – ha ricordato Tiziana Di Salvo – è stato l’aver portato avanti la lotta contro l’illegalità senza delegare né curarsi dei rischi».


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