Il Parco eolico di Gela: quando gli affari prendono il sopravvento su tutto il resto

PER FORTUNA QUEST’ENNESIMO SCEMPIO PATROCINATO DAGLI AFFARISTI E DAGLI ‘ASCARI’ CHE GOVERNANO LA SICILIA E’ STATO BLOCCATO, SPERIAMO PER SEMPRE DA UN COMITATO ANTI-SPECULAZIONE 

E per fortuna che in Sicilia ancora c’è chi è capace di battersi per salvare il salvabile.

Oltre alla lottizzazione abusiva della Plaia di Catania, i tralicci di Terna nella Valle del Mela, nel Messinese, le trivellazioni petrolifere a ridosso delle Egadi, gli inceneritori dei rifiuti (il Governo regionale ne avrebbe programmati due abusivi), la speculazione edilizia sulle coste (clamorose le villette sopra Scala dei Turchi, in provincia di Agrigento) si aggiunge il parco eolico Offshore nel golfo di Gela.

Quest’operazione è devastante per l’ambiente e la storia, in tutti i sensi. Basti pensare alle ricchezze archeologiche sottomarine di questo tratto di costa.

Quando di mezzo ci sono gli affari, si sa, tutto il resto è insignificante, di nessun rilievo o importanza, né ambientale, né storica, né culturale. Gli affari sono affari, punto è basta!.

L’ulteriore scempio ambientale è stato bloccato ad opera di un manipolo di coraggiosi che hanno dato vita ad un comitato che ha deciso di opporsi fermamente a questa speculazione e ha avviato un procedimento giudiziario, in via amministrativa, finalizzato ad ottenere l’annullamento delle autorizzazioni ministeriali per la realizzazione di questo scandaloso “Parco eolico offshore”.

Il progetto di parco eolico prevede l’installazione di 38 pale eoliche a due miglia dalla costa, come prima trance, a cui dovrebbe seguire l’insediamento di un secondo lotto di 100 altre pale. In totale 138 pale alte 50 metri l’una.

Il comitato No-Peos, questa la denominazione adottata, si è formalmente costituito lo scorso 15 marzo a conclusione di una riunione tenutasi presso la trattoria Antida di Gela. Del comitato fanno parte: il preesistente comitato “Difesa del Golfo”, l’associazione archeologica Triskelion-Gruppi archeologici d’Italia, l’Archeoclub di Gela, il comitato “Bonifichiamoci-No veleni”, WWF Italia, Italia Nostra, Lipu Niscemi, Partito Democratico di Gela e Articolo 4, il movimento politico che fa capo al parlamentare regionale, Lino Leanza.

L’assemblea costituente del comitato ha in conclusione definito anche alcune iniziative tra le quali, oltre ai vari sit in e manifestazioni di protesta, l’avvio di un’azione legale affidata all’avvocato Chiara Donà dalle Rose.

L’iniziativa giudiziaria ha ottenuto i primi risultati positivi, ancor prima di qualsiasi pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, in quanto tra le documentazioni prodotte a sostegno della vertenza legale è stato esibito un documento nel quale si richiamano le disposizioni europee in materia di tutela ambientale e protezione animale che, nel caso in ispecie, vedrebbero il nostro Paese in stato di procedimento d’infrazione.

Fra le tante violazioni, vi è anche il progetto di Parco eolico proposto dalla Mediterranean Wind Offshore srl di La Spezia ed approvato dal Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, previo parere del Ministero per lo Sviluppo economico di concerto con il Ministero dell’Ambiente e la tutela del Territorio e del Mare.

In sostanza, esistono concrete probabilità che il progetto in questione presenti palesi. Violazioni delle direttive comunitarie in materia di tutela naturale e ambientale.

Questo atto è stato sufficiente ad indurre la società Mediterranean Wind Offshore srl, a sospendere, prudenzialmente, l’inizio dei lavori di realizzazione del Parco eolico offshore.

Per completezza d’informazione ricordiamo che all’azione giudiziaria promossa dal comitato No-Peos si è aggiunta quella di Italia Nostra onlus con richiesta di annullamento dell’autorizzazione, previa sospensione, affidata anch’essa all’avvocato Donà dalle Rose.

La partecipazione di Italia Nostra assume particolare significato perché in un primo momento questa associazione aveva preferito un diversa opzione d’intervento tramite un ricorso al Capo dello Stato. Ricorso che non si è mai materializzato. Successivamente, l’associazione ha ritenuto di optare per la medesima procedura avviata dal comitato gelese.

Fin qui la successione degli eventi e lo stato degli atti. In un successivo servizio racconteremo in dettaglio chi, come e perché sono avvenute le operazioni che hanno messo l’Italia a rischio di procedura d’infrazione rispetto alle norme europee.

Qui vogliamo soltanto fare una brevissima considerazione sugli organi locali e territoriali, allorquando i ministeri romani debbono prendere decisioni che riguardano la Sicilia e la sua Autonomia, nonché la sudditanza che la Regione siciliana mostra di subire quotidianamente nei confronti degli abusi del Governo centrale.

Rispetto al progetto di Parco eolico offshore esiste un Piano Territoriale Paesistico della Provincia di Caltanissetta che dispone categoricamente che nelle aree comprese tra i siti di interesse Comunitario di Manfria e Rupi di Falconara “non è consentita la realizzazione delle seguenti attività: la variazione di destinazione urbanistica per la realizzazione di insediamenti, impianti, attività produttive; nuove costruzioni e apertura di strade; realizzazione di infrastrutture e reti; realizzazione di tralicci, antenne per telecomunicazioni, impianti per la produzione di energia anche da fonti rinnovabili”.

Più chiaro di così non si può. Tuttavia questi divieti a protezione e salvaguardia di un territorio ritenuto d’interesse comunitario, davanti agli affari diventa carta straccia.

Fine prima parte (segue)


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