Lo scandalo del depuratore di Vittoria

INTERVISTA A FABIO FERRERI, CHE RICOSTRUISCE LA TORMENTATA STORIA DI UN IMPIANTO CHE NEGLI ULTIMI ANNI HA CREATO UN SACCO DI PROBLEMI ALL’AMBIENTE. LE RESPONSABILITA’ DELL’ATTUALE AMMINISTRAZIONE COMUNALE DELLA CITTADINA DEL RAGUSANO

In calce il testo dell’esposto-denuncia

Così come preannunciato dal consigliere comunale di Vittoria, Francesco Aiello, sabato mattina il dirigente dell’ATO di Ragusa, Fabio Ferreri, ha consegnato ai militari della Guardia di Finanza, l’esposto/denuncia relativo agli illeciti penali ed al non corretto funzionamento del depuratore delle acque reflue del Comune di Vittoria.

Il documento, in 25 cartelle, completo di dati tecnici e relative prove fotografiche, ricostruisce la storia del depuratore di Vittoria dal febbraio del 1999, data in cui a Ferreri viene dato l’incarico di consulente per il controllo del processo depurativo dell’impianto.

Ferreri nel 2001 era stato nominato, con Determinazione dell’allora sindaco Francesco Aiello, dirigente del “Settore Ecologia e Sevizi Chimici del Comune di Vittoria” e anche “Responsabile di Processo” presso l’impianto in questione, quindi, come egli stesso dichiara nel suo esposto è sicuramente ”profondo conoscitore della struttura e delle attività in esso effettuate o da effettuarsi per la corretta conduzione del processo”

Abbiamo incontrato Fabio Ferreri ed a lui abbiamo posto alcune domande.

D. Ci risulta che lei abbia consegnato un esposto alla Guardia di Finanza con accuse precise nei confronti dell’Amministrazione del Comune di Vittoria, riguardo al depuratore che serve il paese. Da cosa nasce questa esigenza?

R. “Un amministrazione comunale ha diversi modi di operare verso una persona che dà fastidio, il metodo che è stato utilizzato nei miei confronti è stato quello di screditare il lavoro compiuto dal sottoscritto in precedenza. Secondo il sindaco Nicosia e la sua Amministrazione, non ci sono differenze su come veniva gestito il depuratore durante la mia gestione e adesso”.

D. Lei era dirigente del settore ecologia e servizi chimici del Comune di Vittoria. Come stanno le cose?

R. “Ho gestito l’impianto per un certo periodo. Quando sono andato via ho lasciato il depuratore funzionante al 95% delle sue possibilità, il tutto provato da certificazioni e documentazioni attestanti il funzionamento. Esiste una mia richiesta di rinnovo di autorizzazione allo scarico del depuratore con l’elenco di tutti i comparti attivati, presentata in Regione. L’impianto dunque funzionava al 95% e per la restante parte mi ero attivato, tant’è che l’Amministrazione aveva partorito un PEG (Piano Esecutivo di Gestione) con gli importi per mettere in pristino il ‘digestore anaerobico’ che era la struttura più importante mancante. PEG immediatamente revocato appena sono andato via dal Comune di Vittoria”.

D. Lei nel 2006 lascia il Comune di Vittoria.

R. “Sì, ho lasciato il mio incarico presso il Comune di Vittoria nel 2006, perché lavorare era diventato difficile e così mi sono trasferito e messo sotto contratto con l’ATO. Successivamente, per una questione di impegno personale, visto il tanto lavoro svolto intorno al depuratore, ho proposto di venire a fare il dirigente al Comune di Vittoria, ma con un solo stipendio”.

D. Quindi si assumeva il doppio delle responsabilità, per il Comune e per l’ATO, allo stesso stipendio precedente?

R. “Sì, per me era importante attivare il ‘digestore’ e presentare il progetto di ‘osmosi inversa’ per le acque potabili. All’Amministrazione di Francesco Aiello segue quella del Commissario Campo, ma insediatosi Nicosia, per me diventa difficilissimo poter lavorare, mi vengono tolti due funzionari e stavano per togliermene un terzo”.

D. Ma perché questo, secondo lei?

R. “Il settore ecologia funzionante in mano a qualcuno che ‘qualcosa capisce’ diventa rognoso, perché per farlo funzionare come si deve a livello ambientale devono passare al vaglio di questo settore troppe cose. Il motivo per cui vogliono ‘farmi fuori’ sta nel fatto che io ho messo il naso su questioni e attività illecite, non perché attività delinquenziali, ma semplicemente illecite”.

D. Ci fa un esempio?

R. “I fanghi del depuratore di Scoglitti? Intanto portiamoli a Vittoria, poi a Vittoria ci restano, perché per lasciarli a Scoglitti bisogna circoscrivere l’area e poi bisogna adoperarsi per i controlli, le procedure ecc. Troppo fastidio. Nel 2011, dopo tre anni, hanno ripulito i bacini primari, hanno fatto dei lagunaggi, ovvero hanno messo i fanghi in bacini artificiali di plastica e visto che farli essiccare all’interno diventava difficile, li hanno ricoperti di terra e la loro presenza è stata riscontrata dagli organi di controllo. Del resto, 3000 metri cubi di fanghi non si possono nascondere del tutto ed una parte è stata depositata in un angolo dell’impianto. Il digestore anaerobico, una struttura alta 14 metri, ricoperta da lamiera verde scura per camuffarne la vista, è stato completamente privato della coibentazione. E’stata tolta e la lana di roccia, è stata seppellita mentre la lamiera è stata venduta e con il ricavato è stata fatta una grigliata, all’interno dell’impianto”.

D. Gli illeciti, dunque: smaltimento illecito di rifiuti, di fanghi, di lana di roccia, bypass non autorizzati…

R. “Non dimentichiamo anche la gestione scellerata delle manutenzioni, ed altro ancora. Considerate che il fiume Ippari riceve rifiuti organici che scarica direttamente a mare, nei pressi del paese di Scoglitti, dopo aver attraversato campi coltivati”.

D. Come vede il suo futuro.

R. “Credo che sia possibile che presto vengano trovati pretesti utili al mio allontanamento da parte dell’ATO in considerazione del fatto che delle 21 unità addette a questo ufficio, 19 sono inquadrati come ‘protocollatori’ e quindi è normale che in 2 soltanto, lavorare come si deve, diventa difficile. Il mio nome non figura inserito nella nuova pianta organica dell’ATO”.

D. Crede che la sua denuncia cambierà qualcosa?

R. “Il 19 marzo scorso, un intervento del Consigliere comunale, Francesco Aiello, ed il suo conseguente esposto alla Procura della Repubblica di Ragusa del 20/03/2014 ed il successivo sit-in presso l’impianto il 22 marzo scorso, hanno dato luogo ad una frenetica attività manutentiva ad opera dell’Amministrazione comunale, per rimediare allo scempio realizzato all’impianto di depurazione. Così sono stati conferiti incarichi a professionisti e laboratori chimici al fine di determinare la presenza, attraverso carotaggi, di lana di roccia e fanghi, interrati all’interno del perimetro dell’impianto. Si sta provvedendo alla pulizia delle sterpaglie, al ripristino della funzionalità di uno dei sedimentatori secondari, alla chiusura dello scolmatore (bypass) non autorizzato”.

Ci piace chiudere questo incontro con Fabio Ferreri, con quanto da lui dichiarato nella sua denuncia di cui noi conserviamo il testo integrale.

“E’ davvero incredibile l’atteggiamento manifestato dal Comune di Vittoria nel frangente, il quale solo dopo le azioni eclatanti del Consigliere comunale Aiello e la mia sovraesposizione sull’argomento (per la quale sto pure rischiando il posto di lavoro), ha reperito somme, incaricato tecnici, riesumato progetti, per rimettere in funzione il depuratore dopo anni di incuria e strafottenza, perpetrando all’interno dello stesso, come dimostra il mio esposto, di una serie di illeciti che tra l’altro hanno esposto la cittadinanza a gravissimi problemi di natura igienico sanitaria”.

“In ogni caso, poiché io e i miei familiari paghiamo regolarmente le tasse sulla depurazione, non capisco e non intendo giustificare un simile comportamento. Ritengo, da contribuente, che i miei soldi debbano essere spesi per le finalità per i quali mi vengono richiesti attraverso il canone e non è tollerabile che, per anni, si siano perpetrati atteggiamenti tanto scellerati che, con qualche mese di intensa attività riparatoria, non possono essere sottaciuti, nascosti o cancellati”.

“Capisco che il Sindaco tenda a minimizzare i fatti perpetrati presso l’impianto, ma smaltire illecitamente dei rifiuti pericolosi interrandoli, realizzare abusivamente un bypass, con scorrimento di acque reflue cariche batteriologicamente, all’interno di condotte destinate alla irrigazione delle colture da consumare crude, distruggere (coibentazione) e vendere (lamiera grecata) beni appartenenti all’intera comunità vittoriese e non all’Amministrazione Comunale, non penso siano atti che possano essere sottaciuti semplicemente, minimizzandoli come errori di procedure. Non siamo di fronte a fatti accidentali o ritardi che pure possono capitare nella gestione di impianti tanto complessi, ma allo svolgimento di attività illecite freddamente ponderate e messe sistematicamente in atto per anni”.

 

Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’Esposto/Denuncia in merito al mancato funzionamento del Depuratore delle Acque Reflue del Comune di Vittoria e sugli illeciti penali in esso perpetrati:

? Dal 22/02/1999 (Deliberazione di Giunta Municipale 112/99) al 22/08/2001 (Deliberazione di Giunta Municipale 563/2001) ho ricoperto il ruolo di consulente per il controllo del processo depurativo dell’impianto di trattamento acque reflue del Comune di Vittoria e dal 23/08/2001 (Determinazione del Sindaco 1782/01) al 31/07/2007 (Determinazione Dirigenziale 2065/2007) quello di dirigente del “Settore Ecologia e Sevizi Chimici del Comune di Vittoria” e quindi, nel ruolo, sono stato parimenti “Responsabile di Processo” presso l’impianto in questione. Questo mi consente, ancora oggi, di essere profondo conoscitore della struttura e delle attività in esso effettuate o da effettuarsi per la corretta conduzione del processo, tanto che il Consigliere Comunale, Prof. Francesco Aiello, nel Gennaio del 2014, si è a me rivolto per avere ragguagli e spiegazioni in merito ad alcune presunte anomalie gestionali che al vaglio di “non tecnici” possono risultare assolutamente incomprensibili.

? Nel periodo intercorso dal maggio 2012 (giusta verbale di conferenza di servizi del 2/5/2012)al dicembre 2012 (giusta nota di trasmissione del 24/12/2012 prot. 4384) sono stato incaricato dal Collegio dei Liquidatori dell’ATO, società ove attualmente ricopro il ruolo di Dirigente, di redigere un progetto per l’Igiene Urbana su espressa richiesta del Comune di Vittoria, comprensivo di alcuni servizi speciali quali il trasporto dei fanghi dai depuratori di Scoglitti e Vittoria. Lo svolgimento di tale incarico mi ha consentito di verificare una serie di anomalie gestionali presso gli impianti e di “avvicinare” alcuni tecnici e operai dipendenti del Comune di Vittoria i quali mi hanno dato conferma delle anomalie registrate.

Nel ruolo di dirigente dell’ATO ho avuto accesso, altresì, ai dati di conferimento degli R.S.U. da parte dei soggetti autorizzati presso la “Discarica di Cava dei Modicani in Ragusa” e fra questi il Comune di Vittoria autorizzato allo smaltimento di fanghi, sabbie e vaglio provenienti dagli impianti di trattamento dei reflui sopra citati. Questo mi ha consentito di verificare l’assoluta incongruenza fra i quantitativi di rifiuti provenienti dagli impianti in questione e smaltiti presso la suddetta discarica e quelli che potenzialmente dovrebbero essere conferiti per dimensionamento e caratteristiche funzionali.

? Sono contribuente del Comune di Vittoria, in favore del quale, verso annualmente delle somme in denaro sotto forma di canone per la depurazione delle acque. Il mancato impiego di dette somme, incamerate dal Comune per le finalità di cui sopra, rappresenta una violazione dei diritti del cittadino di ricevere servizi legati alla salute e alla salubrità dell’ambiente. Per tali motivi ritengo di dover mettere a disposizione le mie conoscenze di tecnico e la mia esperienza di funzionario pubblico per far si che gli Enti preposti possano riportare nell’ambito della legalità tale discrasia tecnico/amministrativa.

 

Un breve preambolo sulle attività da me svolte/verificate, durante il biennio (1999/2001) di consulenza e il sessennio (2001/2007) di dirigenza al Comune di Vittoria, è doveroso fare, al fine di spiegare compiutamente l’attuale stato di fatiscenza in cui versano gli impianti in questione.

 

Il Depuratore di Vittoria è stato oggetto di consegna provvisoria, all’Amministrazione Comunale, in data 11/06/9393 ad esclusione di alcune opere, all’epoca non ultimate, concluse successivamente in data 8/06/1998, a causa del ritardo nella realizzazione della condotta di recapito dei reflui in impianto dovuto alla concomitante perimetrazione della Riserva Orientata dei Pini d’Aleppo che ne bloccò l’iter autorizzativo.

 

In data 4/11/1998 si è provveduto fra le parti (ATI costruttrice con Capogruppo l’impresa Ecotecnica, Comune di Vittoria e Direzione Lavori) a sottoscrivere un verbale di definitiva consegna provvisoria e di avviamento ed esercizio dell’impianto. Il concreto avvio dell’esercizio dell’impianto è datato 15/03/1999 avvenuto con la sottoscrizione di un apposito verbale, nel quale si concordava di procedere con la manutenzione straordinaria a fronte di un evidente stato di rovina e deperimento dell’opera dovuto, come detto, all’inammissibile periodo di inattività. Questa fase, come contrattualmente sancito, ha avuto la durata di anni tre ed è terminata in data 1/02/2002, con nota prot. 3567, allorquando unilateralmente l’ATI costruttrice dell’impianto, ritenne conclusa la supervisione dell’impianto medesimo.

 

Nei tre anni di esercizio sopra detti, gran parte del tempo fu impiegato per effettuare numerose manutenzioni straordinarie e svariati ripristini: quadri elettrici completamente rovinati dall’azione di roditori, sostituzione di interi tratti di cavi elettrici deteriorati o trafugati, sostituzione di componenti la cabina elettrica di trasformazione da Media Tensione a Bassa Tensione, revisione della totalità delle pompe di rilancio reflui e dei mixer, manutenzione complessiva delle soffianti asservite al comparto ossidazione, sostituzione di interi tratti di condotte di adduzione ai vari comparti dell’impianto, opere edili di rifacimento degli inghisaggi per la tenuta idraulica nei punti di giunzione fra i manufatti in calcestruzzo e le condotte in PEAD o in acciaio, la regolazione delle “lame thompson” per la tracimazione delle acque trattate e contestuale trattenimento delle ceneri galleggianti, la revisione del comparto di pretrattamento (costituito da grigliatura, dissabbiatura e disoleatura) e numerose altre attività collaterali e, fra queste, la concreta attivazione dell’impianto attraverso l’immissione dei reflui provenienti dal collettore di “Via Adua”. L’immissione di detti reflui determinava, a sua volta, l’attivazione dello scarico dell’impianto di depurazione autorizzato in virtù del Decreto n° 222/7 del 29/03/1996 dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, confermato dall’Assessorato Regionale LL.PP., attraverso il Genio Civile di Ragusa, con provvedimento n°10985 del 7/06/1999, con il quale si autorizzò il Comune finanche alla realizzazione delle opere anti erosione delle sponde e del fondo dell’alveo in prossimità dello scarico dell’impianto medesimo. Appare utile, a margine dei fatti sin qui riportati, evidenziare che ogni modifica, ogni dettaglio tecnico e costruttivo inerente il PARF e i suoi componenti (condotte, manufatti, impianti), dovevano e debbono essere comunicati per tempo agli organi competenti e da questi avallati, autorizzati e decretati in modo ufficiale.

 

Tornando all’excursus precedente, nel febbraio 2002, l’impresa Ecotecnica, ritenendo di avere concluso le proprie attività, riconsegnava l’impianto all’Amministrazione Comunale la quale, in economia, fu costretta a garantire la conduzione e la gestione del depuratore con proprio personale direttivo e tecnico senza soluzione di continuità.

Ad avvalorare la bontà dell’azione tecnica e amministrativa intraprese dall’Ente si vuole in questa sede citare l’encomio del “Processista degli impianti di depurazione di Frigintini e Modica”, Ernesto Gugliotta, che non lascia dubbi di sorta sulla corretta conduzione dell’impianto di depurazione.

 

La gestione diretta da parte dell’Amministrazione Comunale, proseguì con una serie di ulteriori attività volte a portare l’impianto alla sua completa attivazione, oltre alla esecuzione della manutenzione ordinaria da garantire per i comparti già attivati quali: sostituzione del trasformatore presente all’interno del locale trafo, ormai non più a norma in quanto contenente PCB (PoliCloroBifenili), sistemazione e riposizionamento della lamiera grecata del digestore, più volte divelta dai forti venti, continuità della conduzione del processo depurativo attraverso l’affitto di apposito gruppo elettrogeno di adeguata potenza per garantire la funzionalità delle soffianti atte all’insufflazione dell’aria nel comparto ossidazione durante i periodi di fermo, manutenzione e attivazione del comparto disinfezione reflui trattati (clorazione), manutenzione e attivazione del pre-ispessitore e del post-ispessitore fanghi di supero (sono i fanghi prodotti in eccesso rispetto alle condizioni di processo e che devono essere allontananti dall’impianto attraverso lo smaltimento in discarica), e l’attivazione del comparto nastro pressa, per la disidratazione dei fanghi di supero prima del loro smaltimento. Ovviamente pure gli aspetti amministrativi venivano curati con la giusta attenzione: risale infatti all’anno 2003, su apposita istanza prot. 8763 del 24/03/2003, il rinnovo dell’autorizzazione allo scarico delle acque reflue depurate dall’impianto di trattamento nel Comune di Vittoria, disposto con D.R.S. 1034 del 15/09/2003, pubblicato nella GURS n.46 del 24/10/2003 e che riprendeva pedissequamente la precedente autorizzazione sopra citata, in quanto nessuna modifica strutturale era stata programmata nell’impianto. La “forza” degli uffici comunali dell’epoca consisteva nel seguire passo passo le istanze, corredandole di tutti i dati tecnici e analitici propedeutici, delle planimetrie (d’insieme e di dettaglio), delle relazioni a supporto così da facilitare il rilascio, da parte degli organi preposti, dei provvedimenti consequenziali. Un aspetto piuttosto sconcertante consiste nel fatto che il Comune di Vittoria, ancora oggi, scarica i propri reflui trattati (è un eufemismo come vedremo nel prosieguo della presente) con una autorizzazione “vecchia” di undici anni e mai nessuno degli attuali Amministratori si è fatto parte diligente, nei confronti dei competenti Assessorati Regionali, di verificare i motivi per i quali ben due successive istanze di rinnovo allo scarico, rispetto a quella del 2003, non sono state rilasciate.

 

A riprova di quanto detto, sia in termini di richiesta di rinnovo dell’autorizzazione del 2003 ma anche della completezza dell’attivazione dei comparti dell’impianto sino a quel momento dagli uffici comunali, vi è l’istanza di rinnovo di autorizzazione allo scarico del 25/07/2007 prot. 41340/583Ec. In detta istanza sono chiaramente evidenziati, in un apposto punto elenco, tutti i comparti dell’impianto attivati dall’Amministrazione Comunale, seguendo un percorso lento ma inesorabile di manutenzioni, sostituzioni di parti ammalorate, migliorie/aggiornamenti tali da renderlo quasi del tutto attivato in aderenza, fra l’altro, a quanto riportato nel Piano Attuativo della Rete Fognaria (PARF) del Comune di Vittoria.

 

Non è difficile constatare che solo due comparti non erano stati attivati: la digestione anerobica e il trattamento terziario con filtri a sabbia (quest’ultimo non necessario, in quel contesto, in quanto legato al riuso irriguo delle acque depurate). Al fine di attivare nella sua interezza l’impianto, si addivenne alla redazione di due progetti di particolare valenza: uno di manutenzione complessiva del comparto di produzione energetica, comprensivo del digestore anaerobico, e un altro consistente nell’adeguamento del comparto di grigliatura. In altri termini, nel luglio 2007, gli uffici comunali, non solo erano pronti a manutenere ad attivare l’ultimo dei comparti ancora non attivo, ma stavano progettando il revamping (aggiornamento per migliorarne le performance) dell’impianto attraverso la revisione di alcuni dei comparti già attivi (la grigliatura). Questi due progetti furono, pertanto, inseriti nella proposta del Piano Esecutivo di Gestione (PEG) del “Settore Ecologia e Servizi Chimici”, per ricevere l’appostamento in bilancio da parte dell’Amministrazione Comunale. In realtà a fronte di una proposta di assegnazione somme pari ad € 525.000,00 (nota prot. 233 del 5/04/2007) l’Amministrazione Comunale assegnò, giusta Deliberazione di Giunta Municipale n°618 del 14/092007 l’importo di € 250.000,00. La struttura, quindi, era stata riportata con enorme fatica e con dedizione giornaliera al rango di depuratore di acque reflue, in grado di trattare le acque reflue concretamente e di rispettare abbondantemente i limiti tabellari allo scarico imposti dalle norme. A riprova di quanto detto, nell’istanza di rinnovo allo scarico testé citata, pure i referti analitici dell’ARPA furono acclusi quali documenti a supporto.

 

Un particolare approfondimento merita la questione della regolazione degli scolmatori di pioggia, problematica questa strettamente legata al quantitativo di fanghi prodotti dall’impianto ed effettivamente smaltiti in discarica.

I reflui prodotti dall’agglomerato urbano di Vittoria vengono recapitati al depuratore attraverso una condotta, posta in prossimità di fine scarpata, sponda destra, dell’alveo del Fiume Ippari, la quale, per tale peculiarità viene normalmente indicata quale “condotta di fondo valle”. A sua volta, detta condotta, riceve i reflui dell’agglomerato urbano attraverso l’innesto di cinque diversi collettori, comunemente definiti di confluenza. Il PARF, per il Comune di Vittoria, ha previsto appunto cinque diversi manufatti di confluenza: Ospedale, ex Macello, San Martino, Via Adua e Collettore 25.

Il progetto di detti collettori ha inoltre previsto la realizzazione di altrettanti manufatti di sfioro tali da consentire il recapito diretto al fiume delle portate eccedenti a quelle che possono essere recapitate al depuratore durante il manifestarsi di eventi meteorici.

Questo, durante gli anni di mia presenza quale dipendente del Comune di Vittoria, è stato il problema più arduo da risolvere e che, alla luce di quanto riporterò nel prosieguo, sembrerebbe ad oggi non avere trovato soluzione. Infatti il risultato del recapito al depuratore, durante gli eventi meteorici, di una quantitativo di reflui, pur diluiti dall’acqua piovana, di gran lunga superiore rispetto a quanto progettato aveva un effetto dirompente per il processo depurativo e per la tenuta dell’impianto medesimo: al verificarsi del minimo evento di pioggia, l’impianto infatti subiva il sistematico allagamento dovuto al sovraccarico idraulico sino alla tracimazione da tutti i comparti (legati fra loro a gravità) dei reflui recapitati con sversamento copioso lungo le aree destinate a verde, i piazzali e i camminamenti ivi presenti. Addirittura la pressione dei reflui diluiti determinava il cedimento di alcune parti, fra i contrafforti, del muro perimetrale realizzato in conci di tufo. Inoltre, questo stesso fenomeno recava con se una seconda conseguenza: la sistematica perdita, per trascinamento, dei fanghi primari e secondari già sviluppatisi.

 

In altri termini il processo a fanghi attivi, caratteristico dell’impianto, veniva sistematicamente azzerato (circa 20 giorni occorrono per un impianto della potenzialità di quello in questione per tornare a regime) e i fanghi di supero da destinare allo smaltimento in discarica subivano la stessa sorte, trascinati dai reflui in esubero lungo i camminamenti e le aree destinate a verde.

 

Decine di note ho prodotto di segnalazione e denuncia in merito, trattandosi di attività non di mia diretta competenza.

 

 

Tale insistenza indusse l’Amministrazione dell’epoca a intervenire in tal senso, attraverso la Determinazione del Sindacon°1844 del 3/08/2004 avente per oggetto: Conferimento incarico ad un tecnico esterno Ing. Salvatore Indelicato facente parte dello Studio Associato “Acquambiente Ingegneria” degli Ingg. Salvatore Indelicato e Giovanni Saitta di Catania per la progettazione e direzione lavori per la regolazione dei manufatti di immissione delle acque meteoriche nel collettore di fondo valle del Comune di Vittoria.

 

Non può non evidenziarsi, nella tabella sottostante, con quale “solerzia” il Settore LL.PP. del Comune di Vittoria affrontò la problematica della regolazione degli scarichi: dopo circa cinque anni dalla Determinazione del Sindaco n°1844 ancora la questione non era stata risolta mentre ad ogni evento meteorico l’impianto continuava a subire ciò che ho già descritto con buona pace dei responsabili dell’impianto che nulla potevano mettere in atto se non attendere.

 

 

Pertanto, se fino al 2005 si era riusciti in impianto a operare lo smaltimento dei fanghi prodotti anche per il ridotto afflusso di liquame, proveniente essenzialmente dal collettore di “Via Adua”, la previsione di allacciare definitivamente gli altri collettori indusse alla determinazione che alcune attività processistiche andavano adeguate con estrema urgenza.

 

Infatti da li a poco si sarebbe passati da un afflusso di circa il 15% del totale a quasi il 70% con il conseguente sensibile aumento della produzione di fanghi di supero.

 

 

Quando nel corso dell’anno 2006 si arrivò ad attivare i collettori “ex macello” e “San Martino”, oltre a quello già inserito di “Via Adua”, la produzione di fanghi presso il depuratore aumentò considerevolmente, tanto da indurmi a procedere al loro stoccaggio all’interno dei bacini di sedimentazione primaria, esclusi all’uopo dal ciclo di depurazione attraverso la chiusura delle paratoie del manufatto di adduzione apposito. Tale soluzione tecnica, effettuata con il sistematico uso di una pompa sommersa, si rese necessaria in quanto l’AMIU, Azienda Speciale del Comune di Vittoria, incaricata del trasporto dei fanghi dal depuratore alla discarica, giusta verbale del 28/07/2000, non era di fatto in condizione di destinare mezzi e personale in quantità sufficienti e con la necessaria continuità tali da garantire il servizio pur avendo, presso l’impianto di depurazione, attivati in ordine il pre-ispessitore, il post-ispessitore e la nastro pressa, tutti comparti atti a disidratare gli stessi diminuendone il quantitativo da trasportare in discarica.

 

 

Inoltre, proprio allo scopo di predisporre l’impianto all’imminente maggiore produzione di fanghi, alla fine del 2005 con nota prot. n° 1054/EC del 28/10/2005 si diede l’avvio, con procedura si somma urgenza, alla bonifica dei letti di essiccamento, la bonifica dei bacini di pretrattamento e la bonifica del comparto sedimentatori primari.

La copertura finanziaria per detta attività, per quanto attestata dal Settore Ragioneria negli atti presupposti, non si tradusse successivamente in liquidità necessaria alla corresponsione, alla ditta esecutrice Carfì Servizi Ecologici, delle attività che man mano si stavano svolgendo in impianto. E pertanto, i lavori furono dapprima sospesi unilateralmente dalla ditta sopracitata nel dicembre 2005, e successivamente ultimati senza il loro completamento in quanto il Comune di Vittoria non fu in grado di garantire la necessaria liquidazione delle spettanze fino a quel momento maturate. La bonifica soprattutto dei bacini primari era di fatto abortita!

Fu esperita dal “mio” ufficio, in data 5/06/2006a seguito di Determinazione n°1097 del 24/04/2006, proprio al fine di ovviare alla inadeguatezza dell’AMIU, pure una gara per l’esternalizzazione del servizio di trasporto fanghi e sabbia, con sottoscrizione del contratto nel mese di settembre 2006 e affidamento del servizio alla ditta R.I.U. di Lacognata.

 

Il tentativo abortito di somma urgenza di cui sopra, l’aumento della produzione di fanghi con contestuale frequentissimo allagamento dell’impianto, da poter subire solo passivamente, visto il tardare della soluzione della regolazione degli scolmatori, nonostante le mie note anche di tenore “molto duro”, fecero maturare in me la considerazione che le prospettive di crescita e realizzazione professionale all’interno del Comune di Vittoria venivano meno. Pertanto, ponevo fine a detta esperienza al termine dell’anno 2006, tanto che il 5/01/2007 mi trasferivo all’ATO Rg1 sottoscrivendo un contratto a tempo indeterminato. Pur avendo compreso che l’Amministrazione Comunale non aveva quella “sensibilità ambientale” necessaria per affrontare le problematiche del settore, prevalse in me il desiderio di attivare il comparto di digestione anaerobica (al quale tema pure la mia tesi di specializzazione post-lauream avevo dedicato) e presentare un progetto di osmosi inversa per il trattamento delle acque potabili da destinare al consumo umano. Proposi all’Amministrazione, nella persona del compianto dott. Luigi D’Amato, di riassumere la direzione del Settore Ecologia e Servizi Chimici, senza alcun emolumento aggiuntivo rispetto allo stipendio dell’ATO. L’incarico mi venne riaffidato in data 8/02/2007 con determinazione del dirigente del Settore Affari del Personale 390/07, in misura del 25% del monte ore settimanale (36 ore) da svolgere all’ATO e con lo stipendio conseguentemente ripartito: il 75% corrisposto dall’ATO e il 25% corrisposto dal Comune di Vittoria.

 

In data 31/07/07 con nota prot.610/Ec comunicavo comunque la mia indisponibilità a proseguire il rapporto di lavoro con il Comune di Vittoria, costretto da una serie di atti vessatori e dal continuo trasferimento, ad altri uffici comunali, di personale in forza al settore da me diretto, tali da non consentirmi di continuare serenamente la mia attività, fra l’altro di fatto gratuita. Lasciavo l’impianto quasi completamente attivato e con le seguenti criticità da risolvere con relativa facilità stante gli iter già intrapresi:

1) Attivazione del comparto di produzione energetica con manutenzione del digestore anaerobico e adeguamento del comparto di grigliatura. Era stata proposta da me e deliberata dalla Giunta Municipale la copertura finanziaria, tramite PEG, per l’avvio delle manutenzioni dello stesso.

2) Regolazione degli scolmatori di pioggia. Era stata deliberata dal Sindaco dell’epoca l’affidamento dell’incarico di progettazione e direzione lavori allo studio “Acquambiente Ingegneria”.

3) Normalizzazione del servizio di trasporto e smaltimento fanghi. Avevo esperito apposita gara d’appalto per il trasporto dei fanghi con aggiudicazione alla ditta R.I.U. Lacognata.

4) Problematica del personale (operai) da destinare alla gestione dell’impianto. Erano state attivate, su mia segnalazione, le procedure per la stesura di apposite graduatorie, presso il Settore Affari del Personale, da cui attingere il personale da destinare all’impianto.

 

 

 

Nella tabella successiva, in grassetto, tutti i comparti attivati alla data del 31/07/2007 e riportati nella richiesta di autorizzazione allo scarico del 25/07/2007 prot. 41340/583Ec, già citata.

LINEA LIQUAMI LINEA FANGHI

Grigliatura grossolana Sollevamento fanghi

Grigliatura fine meccanica Preispessimento

Dissabiatura, disoleazione, preareazione(due bacini) Digestione anaerobica

Sedimentazione primaria(due bacini) Postispessimento

Denitrificazione(due bacini) Disidratazione meccanica

Ossidazione/nitrificazione(due bacini) Letti di essiccamento (riserva)

Sedimentazione secondaria(due bacini)

Clorazione

Trattamento terziario filtri sabbia

 

 

Sono ritornato in contatto con problematiche efferenti il Comune di Vittoria e, marginalmente, del depuratore, nel periodo settembre/dicembre 2012 allorquando, come detto in premessa, sono stato incaricato della redazione del progetto di Igiene Urbana del Comune medesimo e quindi del servizio di trasporto fanghi dall’impianto in questione. Attraverso una serie di visite estemporanee, dall’esterno del muro di cinta perimetrale, ho costatato che l’impianto versava in condizioni di notevole trascuratezza, in quanto:

a) Il digestore anaerobico, spogliato totalmente della coibentazione, costituita da lana di roccia e lamiera grecata, era in evidente stato di degrado;

b) Il pre e il post-ispessitore fanghi di supero risultavano non funzionanti;

c) I letti di essiccamento colmi di fango e con vegetazione spontanea sull’intera superficie;

d) Il comparto nitro/denitro alterato nella sua principale funzione di processo in quanto erano in atto condizioni aerobiche del liquame (insufflazione di aria) a fronte delle normali condizioni anossiche da garantire (agitazione con mixer);

e) Uno dei sedimentatori secondari, lato sinistro rispetto alla linea di scorrimento liquami, non attivo e con deflettore in acciaio riverso su un lato;

f) Vistoso cumulo si materiale, coperto da vegetazione spontanea delle dimensioni presunte di oltre due metri di altezza per 30 metri di larghezza e 40 di lunghezza in prossimità del muro di perimetrazione (vedi planimetria allegata).

In compenso avevo costatato che due diverse aree a verde erano state oggetto di piantumazione tramite alcuni filari di Pini d’Aleppo.

Rimasi molto deluso e contrariato da quello che avevo potuto constatare, tuttavia mi limitai a dare corso al compito assegnatomi, completando e producendo gli atti tecnici per il servizio di Igiene Urbana del Comune di Vittoria, inserendo nel Disciplinare Tecnico Prestazionale, all’art.24, una mera stima della produzione di fanghi del depuratore, ponendomi ovviamente nelle condizioni di produzione massima teorica. Servendomi di dati di letteratura e delle equazioni canoniche di produzione teorica dei fanghi determinai l’importo complessivo e il relativo prezzo a tonnellata, da sottoporre a ribasso, per la loro raccolta e trasporto a smaltimento, atteso che i dati di produzione effettiva erano irrilevanti, non erano attivi presso l’impianto i misuratori di portata idraulica né l’Amministrazione era stata in grado di indicarmi un tecnico di processo capace di fornirmi dei ragguagli utili allo scopo.

 

Durante il periodo della stesura degli atti sopracitati ho avuto modo di sentire, pressoché giornalmente, l’Assessore all’Ambiente del Comune di Vittoria (omissis) il quale, contrariamente a quanto avevo avuto modo di appurare “de visu”, si mostrava assai soddisfatto delle attività che lui stesso diceva di aver promosso e gestito, presso l’impianto di depurazione, ed in particolare ebbe a riferirmi del fatto che, brillantemente, si era risolto pure il problema dell’allagamento dell’impianto, il quale finalmente non incorreva più nei blocchi gestionali di processo che lo avevano interessato per anni, sotto la mia direzione. Ricordo che più volte invitò a visitare l’impianto e che avrebbe avuto il piacere di effettuare con me e con i redattori del progetto di Igiene Urbana, una volta ultimato, una “mangiata” al depuratore a tal punto, ormai, era stato reso gradevolmente fruibile. Declinai l’invito rivoltomi più volte in quanto gli impegni di lavoro non mi permettevano simili conviviali e, anzi, da li a poco, avrei ricevuto conferma degli scempi commessi al depuratore.

 

La conferma della gestione scellerata e spregiudicata dell’impianto di depurazione, che come detto avevo invece riscontrato attraverso alcune visite estemporanee, mi venne fornita ripetutamente da alcuni dipendenti comunali che con me avevano gestito l’impianto durante la mia permanenza quale dirigente del Settore Ecologia e Servizi Chimici e fra questi: il Geom. Emanuele Cilia (istruttore tecnico), il Sig. Giorgio Spataro (operaio, oggi in quiescenza), la Dott.ssa Lidia Alfano (collaboratore chimico), la Sig.ra Giuseppa Giustolisi (istruttore amministrativo) e l’Arch. Salvatore Lorefice (istruttore tecnico), questi ultimi due tornati in forza al Comune di Vittoria, nel mese di settembre 2012, alla scadenza del provvedimento di “comando” presso l’ATO.

Le informazioni che riporto di seguito e che metto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria sono state essenzialmente acquisite durante un periodo di congedo straordinario di cui ho usufruito all’ATO nel periodo intercorso fra il 8/01/13 e 8/02/13, e la concomitante emergenza idrica a Vittoria, dovuta alla contaminazione delle acque potabili, immesse nella rete di distribuzione, da gasolio proveniente da una cisterna ubicata all’interno del presidio scolastico noto come “Istituto Professionale”, per la risoluzione della quale, avendo io residenza a Vittoria, venni ripetutamente contattato sia con l’Assessore (omissis) per collaborare in merito alla bonifica delle condotte, che con il personale tecnico del Comune di Vittoria, ricevendo da quest’ultimi conferme, ai miei sospetti, veramente sconvolgenti.

Di seguito punto per punto le informazioni da me acquisite a seguito di colloqui con gli operatori dell’impianto o, come detto, costatate “de visu” attraverso visite estemporanee o dati di impianto.

Punti a), b) e c)

? Il digestore anaerobico, spogliato totalmente della coibentazione, costituita da lana di roccia e lamiera grecata, era in evidente stato di degrado.

? Il pre e il post ispessitore fanghi di supero risultavano non funzionanti;

? I letti di essiccamento colmi di fango e con vegetazione spontanea sull’intera superficie;

 

Considerazioni di natura tecnica:

L’applicazione della digestione anaerobica al trattamento dei fanghi consente sia di conseguire un notevole recupero energetico, attraverso l’utilizzo del biogas prodotto che una sensibile riduzione dei fanghi da destinare allo smaltimento in discarica.

 

Infatti l’aspetto del recupero energetico è particolarmente interessante, in quanto il biogas prodotto, costituito per la maggior parte da metano (circa il 50-60%), ha un elevato potere calorifico e pertanto può essere convenientemente convertito in quasi tutte le forme di energia utili: calore, elettricità e cogenerazione. Inoltre la diminuzione della massa dei fanghi posti in digestione non è da sottovalutare sotto l’aspetto del quantitativo da avviare allo smaltimento in discarica: si stima che circa il 50% in peso dei fanghi alimentati venga eliminato come biogas, con notevole ripercussione in termini di costi di trasporto e smaltimento. Le applicazioni più frequenti prevedono la combustione del biogas in motori endotermici, che consente la produzione di energia elettrica e termica in quantità sensibilmente superiore agli autoconsumi dell’impianto, utilizzando apparecchiature dotate di elevata semplicità impiantistica e gestionale. Nel caso degli impianti di depurazione il vantaggio del suo utilizzo è rappresentato dalla facile reperibilità dei fanghi e della non competizione commerciale per l’intercettazione dei stessi, in quanto ad oggi rappresenta solo un costo per la collettività ed è fonte di guadagno per l’impianto che li riceve.

 

A suffragare quanto detto si riporta la tabella tratta dall’allegato I.i “analisi del costo di esercizio dell’impianto” di depurazione di Vittoria con la comparazione del risparmio energetico in termini di costi nel caso di attivazione del comparto di produzione di energia elettrica o meno.

 

 

Punto d)

Il comparto nitro/denitro alterato nella sua principale funzione di processo in quanto erano in atto condizioni aerobiche del liquame (insufflazione di aria) a fronte delle normali condizioni anossiche da garantire (agitazione con mixer).

 

Già che ero in argomento chiesi al Sig. (omissis) lumi su due altri aspetti: il mancato funzionamento del comparto nitro/denitro e la presenza di un cumulo di materiale ricoperto da vegetazione spontanea in prossimità del muro di cinta della struttura (verrà ripreso al successivo punto f). Le risposte mi lasciarono basito: la nitro/denitro non era funzionante dal 2011, allorquando andò in avaria l’ultimo dei quattro mixer sommersi presenti nelle vasche deputate a questo trattamento. I mixer sommersi sono dei motori i quali recano delle eliche che assolvono a due compiti precipui: rimescolamento continuo del liquame al fine di evitare la sedimentazione del fango presente in dette vasche, appunto quelle deputate alla denitrificazione in cui tale fenomeno non deve avvenire, e garantire condizioni anossiche (scarso tenore di ossigeno) così da garantire l’abbattimento dei nitrati nel liquame in uscita. La mancata manutenzione dei mixer costrinse il Sig. (omissis) a trovare una soluzione almeno per evitare la sedimentazione in dette vasche del fango presente: in pratica, utilizzando una condotta volante in polietilene, alimentata dall’aria insufflata nelle limitrofe vasche di ossidazione, fece in modo che dell’aria venisse insufflata anche nelle vasche della denitro in modo che si scongiurasse, per forte agitazione del liquame, la sedimentazione dei fanghi. Non si otteneva così la denitrificazione del liquame ma, quantomeno, non si sarebbe avuto il fenomeno della sedimentazione in vasche dove il prelievo del fango è assolutamente improbo poiché non deputate a questa funzione.

Punto e)

Uno dei sedimentatori secondari, lato sinistro rispetto alla linea di scorrimento liquami, non attivo e con deflettore in acciaio riverso su un lato.

 

Durante una visita effettuata nell’Aprile 2013, mi accorsi che uno dei due sedimentatori secondari non era stato ancora riattivato (dal dicembre 2012 durante la mia prima visita). Ebbi modo di chiedere al Sig. (omissis) quali fossero i motivi della mancata riattivazione delle comparto e se erano previste attività di ripristino: mi confermò che il sedimentatore era andato in avaria già nel novembre 2012 a causa del disancoramento del deflettore (cilindro di alimentazione) in acciaio dalla colonna in calcestruzzo di distribuzione del liquame posta al centro della vasca di sedimentazione secondaria. Tale frangente ha fatto si che il carroponte, in rotazione attraverso un motore servito da apposito riduttore di giri, recante con se al fondo una lama raschiafanghi, abbia trovato quale ostacolo proprio il deflettore disancorato e che in tale sfavorevole situazione anche il carroponte abbia subito danni considerevoli. Mi informò, inoltre, che alcuni tecnici del Settore Manutenzioni del Comune stavano approntando un progetto di ripristino. Ad oggi l’impianto è ancora non funzionante.

Considerazione di natura tecnica:

Il mancato ripristino del sedimentare secondario, in questione, riveste particolare gravità in quanto l’impianto di depurazione in questione è costituito da due linee parallele di trattamento liquami, fra loro interconnesse, le quali consentono le operazioni di manutenzione di ciascuno dei comparti senza bloccare il processo depurativo. La planimetria allegata mette in evidenza che le linee di trattamento liquami sono due, fra loro come detto interconnesse, ciascuna delle quali costituita da: dissabbiatura/disoleatura, sedimentazione primaria, nitro/denitro, ossidazione, sedimentazione secondaria. In altre parole, nel caso di avaria di uno comparti di una delle linee di trattamento dell’impianto, si ha la possibilità di eseguire le operazioni di manutenzione e ripristino senza bloccare il processo depurativo in quanto il comparto “gemello” dell’altra linea di trattamento riesce a sopperire alle funzioni cui è deputato.

In altre parole nel caso di ulteriore avaria dell’altro sedimentatore secondario in funzione, essendo il primo sedimentatore interessato dai problemi di cui ho riferito, determina il blocco del processo depurativo nel suo complesso e pertanto operare prontamente con le manutenzione del caso consente di avere con continuità nei due comparti uguali sempre efficienti e funzionanti in grado di sopperire senza grossi problemi a blocchi e rotture momentanee a condizione che i ripristini vengano celermente effettuati. Il problema di cui ho riferito, per l’incuria e la spregiudicatezza del Comune è avvenuto in data 28/03/2014 allorquando il sedimentatore secondario, fino a quel momento in funzione è andato in avaria e il sedimentare secondario in avaria dal novembre 2012 non ancora manutenuto con il risultato che per circa sessanta giorni il depuratore ha riversato i reflui tal quali senza alcun tipo di trattamento depurativo. Un atteggiamento meno negligente dell’Amministrazione Comunale, attraverso il ripristino del sedimentatore andato in avaria nel novembre 2012 avrebbe evitato un ingentissimo inquinamento del corpo idrico recettore.

 

Punto f)

Vistoso cumulo si materiale, coperto da vegetazione spontanea delle dimensioni presunte di oltre due metri di altezza per 30 metri di larghezza e 40 di lunghezza in prossimità del muro di perimetrazione (vedi planimetria allegata).

 

Ancora più sconvolgente fu la spiegazione del cumulo di materiale che avevo riscontrato: erano fanghi di depurazione! In pratica su disposizione dell’Assessore (omissis), anziché essere smaltiti in discarica i fanghi furono interrati in diverse zone del depuratore. I fatti sono i seguenti: come già riportato, durante la mia direzione del settore ecologia, mi trovai costretto a utilizzare i bacini di sedimentazione primaria quali strutture ove stoccare provvisoriamente i fanghi prodotti e pur avendo tentato di attivare una somma urgenza per lo smaltimento degli stessi non riuscii nell’intento in quanto l’Amministrazione Comunale non mi garantì l’erogazione delle somme necessarie. In quei due bacini, date le dimensioni, si trovavano circa 2500/3000 metri cubi di fango stoccato dal 2006.

 

Si dovette pervenire, a quanto pare, al mese di Ottobre 2011 per riuscire a rimuovere i fanghi dai sedimentatori primari con una procedura di somma urgenza assegnata alla ditta (omissis). In questo caso, come confermatomi dal Sig. (omissis), dapprima fu previsto lo stoccaggio dei fanghi in una sorta di laguna artificiale costituita da uno scavo di notevoli dimensioni, con splateamento di diverse centinaia di metri quadrati, rivestito al fondo e alle pareti con telo in LDPE, posta in prossimità dei sedimentatori primari, nella zone destinata a verde, fra i sedimentatori medesimi e il camminamento in bologninato che si diparte dal primo cancello di accesso e consente il raggiungimento del locale “Laboratorio e Quadro Sinottico”. Durante le operazioni di estrazione dei fanghi, anziché procedere al loro essiccamento così da consentirne il trasporto in discarica, si pensò bene di interrare in loco i fanghi, sia nella zona del lagunaggio descritto, che in prossimità del muro di cinta al di la dei sedimentatori secondari e che, ancora oggi, costituisce il cumulo da me osservato.

Considerazione di natura tecnica:

Insufficienza assoluta delle attività di smaltimento dei fanghi. Un impianto dimensionato per 55.000 Abitanti Equivalenti produce sommariamente circa 60/100 grammi di sostanza secca (proveniente dalla sedimentazione primaria e dalla secondaria) per abitante al giorno. Per determinare il peso effettivo dal fango prodotto da un impianto, oltre alla sostanza secca, occorre tenere conto dell’umidità contenuta, la quale, anche dopo trattamenti disidratativi quali stazionamento in letti di essiccamento o passaggio in nastropressa, non può scendere al di sotto del 60% in peso, per la natura intrinseca della struttura del fango stesso. Da semplici calcoli, nell’ipotesi di un tenore di acqua residua, dopo trattamenti disidratativi, pari al 60% in peso si ha una produzione di fanghi stimata (nel caso più cautelativo di 60 grammi per abitante di sostanza secca) in 3.000 tonnellate l’anno, che determina una produzione di fanghi giornaliera stimata in circa 8/9 tonnellate. Il depuratore di Vittoria dovrebbe produrre questo quantitativo di fanghi al giorno e quindi trasferire in discarica, per lo smaltimento, almeno un cassone (di volume utile) al giorno di fanghi il cui trasporto deve, per legge, essere registrato negli appositi registri di carico e scarico e accompagnato dai cosiddetti formulari di identificazione rifiuti. Vi è il fortissimo sospetto che questo non sia avvenuto negli anni scorsi e che non avvenga a causa della cattiva conduzione del processo depurativo e per lo smaltimento illecito, attraverso il sotterramento all’interno dell’area dell’impianto, operazione aggravata dal goffo tentativo di camuffarla tramite la piantumazione di pini d’Aleppo i quali più che camuffare sembrano invece delimitare le zone interessate dall’interramento. Per la verifica basta un semplice controllo relativo alla compilazione dei registri di carico e scarico e dei relativi formulari che devono esistere nominalmente per l’impianto e compilati secondo una rigida procedura di legge.

 

Ovviamente oltre ad essere perseguibile penalmente l’operazione è fortemente pregiudizievole per l’ambiente e la salute pubblica e rappresenta una truffa perpetrata ai danni dei cittadini: lo smaltimento in discarica dei fanghi infatti assunto pari a 65 €/tonnellata (in quanto i fanghi non sono da sottoporre a trito vagliatura) determina un costo complessivo annuo stimato in 300.000 euro a cui si deve aggiungere il costo annuo del trasporto stimato in 50.000 euro. Dette somme contribuiscono alla determinazione del canone che l’Amministrazione richiede ai cittadini annualmente per la depurazione e che invece diventano economie da spendere per altre finalità.

Una considerazione ancora in questa sede appare opportuna: come sarà dettagliato nel prosieguo della presente l’Amministrazione Comunale ha realizzato nel corso dell’anno 2010 uno scolmatore (bypass) che, a detta dell’Assessore (omissis), ha risolto il problema dell’allagamento dell’impianto medesimo durante gli eventi meteorici. Come già precedentemente descritto, l’allagamento dell’impianto recava come conseguenza il trascinamento dei fanghi prodotti e la ridotta quantità di smaltimento dei fanghi in discarica. Non è quindi congruente la condizione dell’impianto dal 2010 ad oggi: infatti i quantitativi di fanghi smaltiti in discarica (riportati nella tabelle precedente) sono assolutamente esigui rispetto a quanto teoricamente producibile dell’impianto stante il fatto che dal 2010, lo stesso non ha più subito questi fenomeni di trascinamento e conseguente perdita di fanghi.

Come è possibile costatare, il Comune di Vittoria, ha smaltito presso la “discarica di Cava dei Modicani” qualche decina di tonnellate di fanghi, a fronte di una produzione di diverse migliaia di tonnellate. Se a questa costatazione si inserisce la considerazione che dal 2010 non vi sono più fenomeni di allagamento presso l’impianto con perdita di fanghi, sarebbe interessante capire in che modo e con quali accorgimenti tecnici si riesce a far produrre un quantitativo di fanghi tanto esiguo ad un impianto dimensionato per 55.000 abitanti equivalenti.

Infine, l’interramento di rifiuti costituisce smaltimento illecito, se non autorizzato, in appositi impianti, dagli organi competenti, punito penalmente come sancito dall’Art. 256 del D.Lgs. 152/06.

 

Ma vi è un aspetto oltremodo inquietante ed è quello dell’interramento della “lana di roccia o minerale” che, da parte dell’Amministrazione Comunale in alcune “uscite pubbliche”, si è teso a minimizzare. Sulla pericolosità e/o cancerogeneità della lana di roccia occorre fare un minimo di chiarezza: in realtà la lana di roccia, seppur non cancerogena (come definita secondo i sistemi di classificazione delle lane minerali), è comunque da considerarsi pericolosa, secondo la classificazione IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) in quanto è classificata di Categoria 3 e cioè non cancerogena per l’uomo, mentre secondo il regolamento (CE) 790/2009 e i criteri CLP “Sistema Europeo di Classificazione, Imballaggio e di Etichettatura delle Sostanze Pericolose”, la lana minerale è considerata di categoria 2 e cioè sospetto cancerogeno.

Lo IARC attraverso propri comunicati (24/10/2001) ha reso noto che la collocazione nella classe di rischio 3 vale solo per le lane prodotte dalla fine degli anni ’90 in poi, in quanto queste ultime si dissolvono più rapidamente nei tessuti organici, mentre le lane prodotte prima, che sono quelle presenti nel depuratore di Vittoria, hanno elevata biopersistenza e pertanto devono essere ancora considerate in Gruppo 2B come possibile cancerogeno per l’uomo.

 

Inoltre, per quanto riguarda i diametri delle fibre, questi quanto più sono ridotti tanto più aumentano la capacità di penetrazione (negli alveoli polmonari) e, pertanto, la pericolosità del materiale, ma anche le fibre con diametro non ridottissimo si depositano nel corpo e vi rimangono a lungo e per questo sono un possibile cancerogeno.

 

Ora, la Direttiva della Commissione Europea 97/69/CE del 5 dicembre 1997 ha introdotto espressamente per le Lane Minerali la “nota Q”. Essa stabilisce la non applicabilità di alcuna classificazione di pericolosità se è provato (attraverso documento di laboratorio internazionale accreditato indipendente) che la sostanza in questione rispetta almeno una delle quattro condizioni previste dalla legge stessa. Il riferimento principale, in questo caso, analizza il tempo di dimezzamento ponderato (biopersistenza) all’interno del corpo umano che deve essere inferiore a 40 giorni. Questa Direttiva Europea è stata recepita dallo Stato Italiano con D.M. del 1/8/1998 e seguito dalla Circolare Interpretativa n. 4 del 15/3/2000 del Ministero della Sanità (che ha voluto chiarire alcuni dubbi interpretativi). Per questo motivo, sulle schede di sicurezza dei produttori di lane minerali appare (obbligo di legge) il rispetto ai canoni previsti dalla “nota Q”.

 

Fermo restando quindi, l’illegale interramento della “lana di roccia” all’interno di un sito non autorizzato e che comunque non è una discarica, il D.M. 13/3/2003 del Ministero dell’Ambiente pubblicato sulla G.U. n. 67 del 21/3/03 prevede che tutte le lane minerali vadano smaltite nelle discariche di rifiuti non pericolosi (codice di classificazione europea 170604) salvo non venga dimostrata la loro pericolosità, attraverso come detto un’analisi di caratterizzazione, che può determinare lo smaltimento in una discarica per rifiuti pericolosi (codice di classificazione europea 170603*). Questo l’Amministrazione Comunale deve ancora provarlo con le relative analisi fermo restando il reato penale di smaltimento illecito di rifiuti.

 

Problema gestione impianto di depurazione di Scoglitti

Considerazione di natura tecnica:

per quanto l’impianto di depurazione a servizio dell’agglomerato urbano di Scoglitti sia della prima generazione, costituito da una grigliatura, volta ad eliminare i corpi solidi del refluo, e successivo rilancio a mare, attraverso apposita condotta sottomarina in calcestruzzo con dimetro pari a 300 millimetri, previa disinfezione attraverso ipoclorito di sodio, comunque è un impianto che necessità la sorveglianza e la manutenzione continua. Avendo l’Amministrazione Comunale determinato il mancato affidamento a ditta specializzata delle operazioni di conduzione, assicurate in passato attraverso apposito appalto, ha posto i dipendenti del Settore Manutenzione in fortissima difficoltà operativa. Infatti:

? La mancata aerazione dell’impianto, anche solo attraverso la semplice apertura quotidiana del portone di accesso, determina la produzione di esalazioni tali da mettere a repentaglio la salute degli operatori che saltuariamente si trovano a recarsi presso lo stesso impianto. In passato, in altre realtà impiantistiche, condizioni simili a quelle descritte hanno determinato eventi nefasti (morte) sul luogo di lavoro di operatori ecologici.

? Nel caso di blocco delle attrezzature elettromeccaniche in ivi presenti (pompe di rilancio, componentistica elettrica presente nei relativi quadri, rotostaccio, ecc) nessun operatore è in grado di intervenire con tempestività garantendo il ripristino delle condizioni di normale funzionamento.

? Lo smaltimento sporadico di sabbie, fanghi e vaglio determina anche l’intasamento dell’impianto (bacino di accumulo per il rilancio a mare dei reflui) con conseguente attivazione del cosiddetto “troppo pieno”, recapitante all’interno dell’area portuale, non ammissibile e sanzionato svariate volte in passato dall’Autorità deputata ai controlli.

Problema degli Scolmatori

Ricordo che nel mese di Aprile 2013 mi recai casualmente all’impianto di depurazione, più per curiosità che per altro, ed ebbi modo di verificare, sempre dall’esterno del muro di cinta, che quanto da me riscontrato nel mese di dicembre 2012 non era mutato per nulla. Ricordo però che, rispetto alla visita del dicembre 2012, attirò la mia attenzione la presenza di due pozzettoni in calcestruzzo, resi ispezionabili da pannelli in orsogril, posti in prossimità dei sedimentatori secondari che erano sicuramente di recente costruzione in quanto, durante la mia gestione, non erano presenti. Mi affacciai, a questo punto, all’interno dell’impianto in prossimità del primo cancello di accesso: osservai, non senza stupore, ma con un pizzico di compiacimento per aver compreso, l’esistenza di due pozzetti di ispezione distanti qualche metro l’uno dall’altro. Il primo era il pozzetto di ispezione della condotta di fondo valle che porta i reflui all’interno dell’impianto e sulla quale tante volte avevo avuto modo di operare durante la mia gestione e, il secondo, di nuova realizzazione, posto in prossimità della saia irrigua secante l’impianto e che durante la mia gestione era stata intubata al fine di evitare l’aggravamento della già precaria tenuta dell’impianto durante gli eventi meteorici di cui ho già detto in precedenza.

Avevo capito come l’Assessore (omissis) aveva risolto il problema dell’allagamento dell’impianto: il Comune di Vittoria aveva realizzato all’interno del depuratore uno scolmatore/bypass (ecco spiegata la presenza del secondo pozzetto) che intercettando il liquame in ingresso, prima di qualsiasi trattamento depurativo, lo costringeva a scorrere all’interno della medesima saia irrigua intubata e quindi, reintercettandolo una seconda volta da quest’ultima, attraverso apposite opere di presa e condotte intervallate dai pozzettoni di cui sopra, lo recapita capita al corpo idrico recettore (Fiume Ippari).

Percorsi idraulici all’interno dell’impianto. Un impianto di depurazione, e quello di Vittoria non fa eccezione, è costituito da una serie di passaggi volti a restituire alla “natura”, attraverso un corpo idrico recettore (nel caso di specie il Fiume Ippari), l’acqua potabile precedente emunta e distribuita alle utenze per le più svariate attività antropiche che, appunto, prima della restituzione deve subire una serie di trattamenti depurativi volti ad eliminare gli inquinanti in essa contenuta derivanti dagli usi subiti (preparazioni di cibo, lavaggio indumenti, allontanamento di feci e urine, ecc.)

I processi e gli steps presenti in un impianto, ivi compreso lo scarico finale al corpo idrico recettore, devono essere rigidamente individuati, fissati e descritti (supportati da relazioni e planimetrie) e soprattutto oggetto di autorizzazione e approvazione, da parte dei competenti organi regionali, sia in sede di programmazione (PARF) che in sede di autorizzazione vera e propria allo scarico. In uno all’impianto deve parimenti essere descritta e quindi approvata la rete fognaria al servizio del centro abitato in questione e devono essere descritti minuziosamente (supportati da progetti esecutivi) anche i cosiddetti scolmatori di pioggia.

Nei sistemi a fognature miste, in cui si ha un unico sistema di allontanamento delle acque nere e bianche, è importante considerare la possibilità di eventi meteorici intensi, associati a grandi quantità di refluo da depurare. Poiché in tempo di pioggia l’impianto di depurazione può accettare in ingresso portate poco superiori a quelle nere medie di tempo secco, vista l’impossibilità di depurare l’intera portata mista, vengono predisposti lungo la rete, ovunque sia possibile lo scarico in un idoneo recettore o comunque a monte dell’impianto, degli scolmatori. Lo scolmatore consente solo ad un multiplo del refluo (considerato sulla base dell’inquinamento ammissibile da sversare nel corpo idrico recettore) rigidamente calcolato di entrare nel depuratore. La quantità di refluo che si deciderà di scolmare dovrà essere tale da garantire l’autodepurazione nel recapito finale, in quanto lo stesso risulterà estremamente diluito dall’acqua piovana.

A questo scopo la normale prassi progettuale, senza ricorrere a studi specifici per i singoli recettori, prevede che il dimensionamento dello scolmatore debba essere tale che la sua entrata in funzione avvenga quando le portate miste superano di 2,5-5 volte la portata nera media.

L’Amministrazione Comunale attuale, anziché dare seguito all’attività progettuale e manutentiva avviata dall’Amministrazione precedente (incarico ai progettisti dello studio “Acquambiente Ingegneria”) ha pensato bene di stravolgere il percorso idraulico all’interno del depuratore realizzando una serie di bypass volti, positivamente nell’intenzione, di evitare il sovraccarico idraulico dello stesso in tempo di pioggia, ma avendo il risultato di modificare illecitamente il percorso idraulico all’interno dello stesso, disattendendo le autorizzazioni rilasciate dagli organi regionali e aggravando la situazione già abbondantemente compromessa del corpo idrico recettore con un bypass, illecito, ulteriore che dal trattamento primario raggiunge il fiume senza ragione tecnica alcuna.

Ecco i fatti nel dettaglio supportati da apposita planimetria:

Si osserva che presso l’impianto si è proceduto all’intercettazione della condotta immissaria dei reflui al depuratore, tramite una “geniale” opera idraulica (realizzando assai presumibilmente una finestra sulla superficie della condotta sufficientemente ampia), facendo sì che una parte dei reflui scolmino, prima di raggiungere il trattamento costituito dalla grigliatura, all’interno di una seconda condotta parallela a quella immissaria e che è nota come “saia irrigua”, ossia una opera idraulica che gli agricoltori della Valle dell’Ippari utilizzano a scopi irrigui per le colture a pieno campo (carote, sedani, pomodori, lattughe). In altre parole, per un tratto di circa cento metri, all’interno del perimetro dell’impianto, viene utilizzata una condotta destinata a scopi irrigui (destinata al trasferimento di acqua potabile) per far scorrere dei reflui non trattati, allo scopo di bypassare idraulicamente l’impianto. L’opera idraulica di intercettazione del refluo trova il suo completamento attraverso una seconda intercettazione, che si diparte dalla saia irrigua, costituita da salti di fondo (pozzetti in cemento armato) e condotta interrata prima (già esistenti in impianto e mostrati nella foto contestualmente al container smontato e rivenduto in uno alla lamiera grecata del digestore) e successivo canale a cielo aperto, tale da consentire al refluo contenuto nella “saia irrigua” di raggiungere lo scarico finale coincidente con quello autorizzato nel PARF.

L’opera di cui sopra presenta numerose criticità:

? non è autorizzata da alcun organo regionale;

? rende l’impianto difforme da quanto riportato nell’attuale autorizzazione allo scarico;

? determina il passaggio di reflui inquinanti all’interno di una condotta destinata a scopi irrigui;

? l’opera idraulica realizzata non è controllabile nel senso che la stessa può essere usata anche durante il normale esercizio dell’impianto in tempo asciutto, durante le punte idrauliche giornaliere (mattina presto e pomeriggio dopo pranzo) facendo si che il refluo non depurato raggiunga il corpo idrico recettore o, cosa ancora più grave, che il refluo superi la seconda opera di intercettazione sopra descritta e anziché raggiungere lo scarico autorizzato, prosegua e venga recapitato presso le colture degli agricoltori a valle dell’impianto in questione.

Altra operazione, illecita, è la realizzazione di un ulteriore bypass parziale che, intercettando una parte dei reflui a valle del trattamento di sedimentazione primaria, recapita gli stessi attraverso un canale secante addirittura il corridoio costituito in conci di bologninato (quindi visibile a chiunque all’interno dell’impianto) dal quale si accede ai vari comparti dell’impianto, nel corpo idrico recettore anche in questo caso costituito dal fiume Ippari, dopo avere ruscellato nel terreno antistante il fiume medesimo.

Il depuratore in questo modo, sia con il bypass descritto prima che con quest’ultimo, ha modo di trattare una quantità assai minore di reflui rispetto a quanto progettato, non ottenendo alcun beneficio in termini di performance in quanto risulta che l’ARPA, organo deputato ai controlli, sanziona amministrativamente il Comune per superamento dei limiti analitici allo scarico che, lo stesso Comune, regolarmente contesta. Due aspetti inquietanti, in questa sede, però vanno evidenziati:

? il fatto che il primo bypass, di cui narrato, abbia il proprio recapito all’interno dello scarico finale autorizzato: questo trasforma un illecito penale (scarico non autorizzato di reflui) in un apparente illecito amministrativo (superamento dei limiti tabellari allo scarico dovuti in realtà, come abbiamo visto, dal recapito di un’aliquota di reflui effettivamente depurati e di quelli non trattati recapitati attraverso il bypass);

? così facendo il quantitativo di fanghi da smaltire in discarica diminuisce sensibilmente con il risparmio economico della spesa (non delle entrate attraverso il canone) per l’Amministrazione Comunale.

 

A margine della presente, vale la pena, infine, rimarcare altri aspetti:

? L’Amministrazione Comunale, da anni, ha subito una prescrizione da parte dell’ARPA, per la modifica da porre in impianto costituita dalla realizzazione di un pozzetto ove poter allocare, da parte dell’ARPA medesima, un campionatore reflui in continuo. Tale manufatto consentirebbe all’ARPA di effettuare i monitoraggi in un arco di tempo sufficientemente lungo e non, come avviene attualmente, con prelievi estemporanei. Ovviamente, non è interesse dell’Amministrazione assoggettarsi alla prescrizione così da evitare più approfonditi controlli. L’Amministrazione, anzi, accampa quale scusante per il mancato adeguamento, l’insussistenza di fondi. In realtà, per la realizzazione dei bypass di cui sopra, l’Amministrazione ha speso centinaia di migliaia di euro, figuriamoci se non possiede le risorse economiche per la realizzazione di un pozzetto di prelievo adeguando il depuratore alle prescrizioni.

 

? Il refluo trattato da anni non subisce il trattamento finale della disinfezione (clorazione) come è facilmente riscontrabile da una qualsiasi analisi estemporanea eseguibile prelevando un’aliquota di acqua del fiume Ippari a valle dell’impianto. Anche in questo caso, le somme sono corrisposte dai cittadini attraverso il canone, ma le stesse liberamente impiegate per altre finalità.

 

? Attualmente, presso il depuratore di Vittoria, vengono smaltiti, senza alcuna autorizzazione, i rifiuti liquidi costituiti dal “materiale proveniente dalla manutenzione ordinaria di sistemi di trattamento di acque reflue domestiche previsti ai sensi dell’articolo 100, comma 3” del D.Lgs. 152/06, in termini meno tecnici e più comprensibili, i rifiuti liquidi provenienti dalla manutenzione (spurghi) delle Fosse Imhoff. Detta procedura, ammissibile in deroga dall’articolo 110 del D.lgs. 152/06, dovrebbe essere dapprima autorizzata dall’Autorità Competente (Regione) d’intesa con l’Autorità d’Ambito e, soprattutto, nei limiti della capacità residua di trattamento dell’impianto medesimo. L’impianto di depurazione di Vittoria non è, ad oggi, munito di misuratori di portata, quindi non è possibile stabilire se ha ancora capacità residua di trattamento e non è autorizzato a ricevere rifiuti liquidi stante la vigenza dell’ultima autorizzazione allo scarico risalente all’anno 2003. Trattasi, quindi, di smaltimento illecito di rifiuti

 

? L’Amministrazione Comunale continua a perpetrare il reato penale di abbandono o deposito in modo incontrollato dei rifiuti provenienti dall’impianto di depurazione di Scoglitti. A riprova si riportano le foto che attestano quanto detto. In particolare, si fa riferimento ad un conferimento avvenuto presso il Centro Comunale di Raccolta di Vittoria, rilevato fotograficamente in data 16/04/2014 e, presumibilmente, effettuato dalla ditta (omissis) di Agrigento, attualmente gestore del servizio di Igiene Urbana del Comune di Vittoria e del deposito, non autorizzato, di un cassone contenete rifiuti (probabilmente fanghi), parimenti provenienti dal depuratore di Scoglitti, posto in stazionamento all’interno dell’impianto di depurazione di Vittoria, rilevato fotograficamente, in data 9/05/2014.

 

A conferma di quanto narrato nella presente si vogliono citare in questa sede alcuni atti ufficiali:

Il Verbale dell’ARPA n°65 del 11/04/2014, del quale non posso assicurarne l’autenticità in quanto recapitatomi da anonimi nella mia cassetta postale qualche giorno fa, nel quale, per costatazione diretta dei tecnici deputati ai controlli o per dichiarazione rese dagli operatori del Comune, quanto descritto nella presente, viene in pratica confermato.

Relazione dell’Ing. Giovanni Iacono prot. 11166 del 16/04/2014, acquisita con accesso agli atti, che conferma la presenza dei fanghi interrati e della lana di roccia, anch’essa interrata, oltre ad una impietosa descrizione del cattivo funzionamento dell’impianto nel suo complesso.

Relazione dell’ARPA prot. 0025630 del 19/04/2014, acquisita con accesso agli atti, che ribadisce le criticità irrisolte presso l’impianto di depurazione di Vittoria.

Estratto della “classificazione del materiale analizzato e opzione di gestione” del laboratorio CEFIT.

 

Considerazioni finali

Successivamente alla conferenza stampa tenuta in data 19/03/2014 dal Consigliere Comunale, Prof. Francesco Aiello, conseguente esposto alla Procura della Repubblica di Ragusa del 20/03/2014 e successivo sit-in presso l’impianto in data 22/03/2014 una frenetica attività manutentiva è stata attivata dall’Amministrazione Comunale per rimediare allo scempio realizzato all’impianto di depurazione:

 

? Incarichi a professionisti e laboratori chimici al fine di determinare la presenza, attraverso carotaggi, di lana di roccia (rifiuto pericoloso) e fanghi, interrati all’interno del perimetro dell’impianto.

 

? Pulizia da sterpaglie e arbusti dalle zone destinate a verde.

 

? Ripristino della funzionalità di uno dei sedimentatori secondari.

 

? Riavvio delle attività di smaltimento fanghi provenienti non dal processo depurativo, ma dalla propedeutica pulizia dei bacini non funzionanti per consentire le attività di manutenzione.

 

? Chiusura dello scolmatore (bypass) non autorizzato.

 

? Riproduzione di tutta la documentazione relativa all’impianto presente presso il Settore Manutenzioni del Comune di Vittoria, su disposizione del Sindaco, per il tramite della Polizia Municipale. A tal proposito, sembrerebbe che il Sig. (omissis), operaio attualmente di istanza presso il depuratore di Vittoria, dopo chiamata telefonica al Sig. (omissis), tendente ad ottenere informazioni atte a rinvenire il registro degli acquisti compilato a mano dall’Assessore (omissis), abbia consegnato brevi manu detto registro presso il “Gabinetto del Sindaco” e che lo stesso non sia tornato alla sede operativa (il depuratore).

 

Incredibile è l’atteggiamento manifestato dal Comune di Vittoria nel frangente, il quale solo dopo le azioni eclatanti del Consigliere Comunale Aiello e la mia sovraesposizione sull’argomento (per la quale sto pure rischiando il posto di lavoro), ha reperito somme, incaricato tecnici, riesumato progetti, per rimettere in funzione il depuratore dopo anni di incuria e strafottenza, perpetrando all’interno dello stesso, come dimostra il presente esposto, di una serie di illeciti che tra l’altro hanno esposto la cittadinanza a gravissimi problemi di natura igienico sanitaria.

 

In ogni caso, poiché io e i miei familiari paghiamo regolarmente le tasse sulla depurazione, non capisco e non intendo giustificare un simile comportamento. Ritengo, da contribuente, che i miei soldi debbano essere spesi per le finalità per i quali mi vengono richiesti attraverso il canone e non è tollerabile che, per anni, si siano perpetrati atteggiamenti tanto scellerati che, con qualche mese di intensa attività riparatoria, non possono essere sottaciuti, nascosti o cancellati. Capisco che il Sindaco tenda a minimizzare i fatti perpetrati presso l’impianto, ma smaltire illecitamente dei rifiuti pericolosi interrandoli, realizzare abusivamente un bypass, con scorrimento di acque reflue cariche batteriologicamente, all’interno di condotte destinate alla irrigazione delle colture da consumare crude, distruggere (coibentazione) e vendere (lamiera grecata) beni appartenenti all’intera comunità vittoriese e non all’Amministrazione Comunale, non penso siano atti che possano essere sottaciuti semplicemente, minimizzandoli come errori di procedure. Non siamo di fronte a fatti accidentali o ritardi che pure possono capitare nella gestione di impianti tanto complessi, ma allo svolgimento di attività illecite freddamente ponderate e messe sistematicamente in atto per anni.

 

Chiedo pertanto un autorevole ed esemplare intervento dell’Autorità Giudiziaria.

 

Fabio Ferreri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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