Gioia Tauro, un piccolo-grande popolo contro le imposizioni armate

di Gabriele Bonafede

È un “Piccolo Grande Popolo” quello che si è riunito ieri mattina a San Ferdinando a due passi dalle banchine del porto di Gioia Tauro: toccante, determinato, infreddolito e solo. Soprattutto solo con se stesso e i propri rappresentanti, i propri amministratori, i propri Sindaci che vivono nelle stesse case, nello stesso quartiere, nello stesso pezzettino di terra calabrese troppo stesso dimenticata da chi è partito e non è più tornato.

È solo di fronte alla superbia degli impettiti e distanti politicanti di Roma. Solo rispetto a chi, non sapendo nemmeno trovare Catanzaro o Cosenza nella carta geografica, considera i calabresi tutti appartenenti alla ‘Ndrangheta. Solo davanti all’indifferenza di TV e giornali italiani che si occupano di “Italicum” e di mortificanti gazzarre parlamentari. Solo di fronte ad accordi internazionali di superpotenze planetarie.

Abbandonato dall’Italia, è stato abbandonato anche da noi siciliani, arrovellati e ricattati, anche noi, da una situazione economica e ambientale spaventosa.  In Sicilia come in Sardegna c’è chi dice supinamente: “Le armi chimiche? Meglio da loro che da noi”.  E portarle in un porto del settentrione? Non se ne parla nemmeno: apriti cielo!

Un popolo abbandonato anche dai “Cinque Stelle centralizzati”, che hanno pubblicato un rapporto di disimpegno sul blog nazionale di Grillo, ancorché i grillini locali abbiamo realizzato un’iniziativa che denuncerebbe la violazione dei diritti internazionali . Abbandonato soprattutto dal proprio presidente regionale. Laddove in Sardegna il presidente della Regione ha rifiutato il trasbordo, l’omologo calabrese lo ha accettato.

Foto gentilmente concessa da Pianainforma Web-TV

Un popolo che non demorde, che si batte per la dignità e la coscienza, per la pace e per la libertà, per la vera democrazia, per difendere se stesso e i propri figli dall’avvelenamento progressivo di aria, terra e acqua. Dall’avvelenamento giornaliero della disoccupazione e del duro lavoro quando c’è.

Un popolo che scopre inorridito la sola cosa che il governo ha voluto dirgli: voi i rifiuti tossici li sapete maneggiare. Ergo, siete già pattumiera e li portiamo a voi.

È un popolo dal quale tutti noi dovremmo imparare: la protesta è civile ma ferma, netta, senza baratti, senza condizioni. Un no che non è ideologico, e che mantiene la massima solidarietà con la martoriata popolazione siriana. Ma che è un no nel merito, un no alla mancanza d’informazioni, all’abbandono e al maltrattamento morale, prima ancora che sanitario e ambientale, da parte di chi governa la Nazione.

Porto Gioia Tauro con San Ferdinando sul fondo, vicino alle banchine.

La Piana di Gioia Tauro è piccola a cospetto dell’Italia e dei potenti. Ma è come un sol uomo: come quel Piccolo Grande Uomo del film di Arthur Penn che, da solo, prende con le mani il proprio destino di fronte a qualsiasi esercito e a qualsiasi imposizione. E che potrebbe mandare il Custer di turno verso la disfatta di Little Big Horn: un vero Davide contro Golia.

“Vicini al procuratore di Reggio Calabria che ha deciso di aprire un’inchiesta sulle discariche abusive”, annunciano fin dall’inizio i Sindaci della Piana, 33 in tutto.

Nonostante la pioggia battente, è una consistente fetta della popolazione di San Ferdinando e Gioia Tauro a gridare la propria volontà e il proprio diritto d’esistere e d’essere ascoltata.

Il messaggio delle istituzioni locali è chiaro: “Il no alle sostanze chimiche è accompagnato a un sì allo sviluppo del territorio” e “pur condividendo le motivazioni e gli obiettivi, riteniamo che il sito non sia adeguato. Oggi 33 sindaci finalmente prendono la parola per chiedere di portare le armi chimiche in un altro sito. La Calabria non si compra con scelte calate dall’alto”.

Bellofiore e Madafferi a Roma

Hanno parlato, tra gli altri, i rappresentanti delle amministrazioni locali, con fascia tricolore al petto: Renato Bellofiore (Sindaco di Gioia Tauro), Giuseppe Raffa (Presidente della Provincia di Reggio Calabria), Elisabetta Tripodi (Sindaco di Rosarno), Domenico Madafferi (Sindaco  di San Ferdinando), Marco Cascarano (Sindaco di Cinquefrondi).

Domenico Madafferi, il Sindaco che ha definito il governo italiano “dilettantistico” riguardo alla vicenda, ha ironizzato fin da subito: “Mi sento più rappresentativo di Lupi: io sono stato eletto dal popolo, lui è stato nominato dal capo del suo partito.”

Presto parla Renato Bellofiore, il Sindaco PD di Gioia Tauro che Letta non è riuscito a convincere. Ed è un fiume in piena, che manco l’Arno di questi giorni. Arringa la folla: “Il territorio non si compra. Innanzitutto solidarietà al popolo siriano. Ma nello stesso tempo siamo solidali e consapevoli di dover tutelare la salute dei nostri cittadini: il nostro non è un no ideologico, il nostro è un no motivato. Questo non è un porto militare e non abbiamo strutture sanitarie adeguate. Il porto verrebbe ad essere  da oggi in poi un porto per operazioni militari e obiettivo per attentati terroristici.”

Elisabetta Tripodi, Sindaco di Rosarno

E ancora, rincarando la dose: “Roma vuole farci subire questa decisione che ci fa diventare una pattumiera. Sappiate che al tavolo di Roma non ci hanno detto nulla. Di tutti gli interrogativi che abbiamo posto non ci hanno risposto nulla. Siamo stanchi di subire le decisioni calate dall’alto. Tutto il Meridione ha avuto sempre imposizioni dall’alto.”

“Ricordate – continua – sono 153 anni che subiamo una colonizzazione del Nord. Siamo stanchi di sentire le assicurazioni verbali senza alcuna condizione. Pretendiamo che i politici romani vengano qui a parlare con noi. Gioia Tauro non l’hanno mai vista.”

Il Sindaco di Cinquefrondi, Marco Cascarano infiamma la piazza: ”No incondizionato, non siamo qui per trattare. Si alla pace e no alla guerra. Siamo qui perché siamo dei cittadini liberi. No a quella politica che ha oltraggiato il nostro territorio. Basta.” Evoca una rivoluzione e cita Victor Hugo: “Si può resistere alla forza di un esercito, non si può resistere alla forza di un’idea. L’idea è quella della libertà senza armi chimiche e senza guerra.”

Il giornalista Agostino Pantano per Pianainforma web TV va tra la gente e intervista. E raccoglie risposte decise: “Ci portano malattie noi invece vogliamo sviluppo”, oppure “Non siamo dei terroni, anche noi siamo italiani”.

Chiede: “Vi fidate del governo?” e la risposta non può che essere una: “Non ci fidiamo.” E poi c’è chi urla chiaramente: “La Bonino deve andare a quel paese. Non dobbiamo essere la pattumiera d’Italia e dell’Europa”.

La mappa con il percorso delle armi chimiche siriane nel Mediterraneo così come è stata pubblicata dalla BBC.

Intanto, l’Ansa batte una notizia piccola, piccola, che però avrebbe grandi implicazioni per Gioia Tauro: : “Il segretario di stato John Kerry ha definito “inaccettabile” il ritmo con cui il regime siriano sta consegnando le armi chimiche, in un colloquio ieri sera con il collega russo Serghiei Lavrov a Monaco dove si tiene la Conferenza sulla sicurezza.”

Lo avrebbe detto, secondo l’Ansa “un alto funzionario del Dipartimento di Stato che ha voluto conservare l’anonimato. Kerry, secondo la stessa fonte, “ha chiesto al ministro Lavrov di spingere il regime a fare dei progressi”. La notizia è confermata da testate internazionali.

Dunque, nessuno sa quando arriveranno le navi della discordia. La data di arrivo dei cargo norvegese e danese, insieme alla consistente scorta, è sempre più incerta. È certo, invece, che ci siano grane dai siti di partenza delle sostanze tossiche. E quindi la “dolce” attesa rischia di allungarsi.

Il video integrale del comizio alla manifestazione è visibile sul sito web-TV di Franco Cufari: http://new.livestream.com/francocufari/sanferdinando

Le interviste e il servizio di Pantano per Pianinforma web-Tv è su:

http://www.pianainforma.it/tg-della-piana/armi-chimiche-sindaci-e-piazza-ancora-uniti-nella-manifestazione-di-san-ferdinando

 


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