Dario Lo Bosco tra Rfi e Ast, sul treno e sull’autobus con gli industriali. Tutto regolare?

 

I RAPPORTI TRA FERROVIE- AZIENDA TRASPORTI SICILIANA E CONFINDUSTRIA SICILIA

Da quando la Cisl siciliana, qualche giorno fa,  ha messo nero su bianco, con un convegno e un dossier ad hoc, il disastro del sistema ferroviario in Sicilia, sui giornali ‘fioccano’ articoli  e pseudo inchieste sul tema.

In realtà, le denunce del Comitato dei Pendolari non sono nuove. Da anni, ormai, punta il dito contro tutti i disservizi e contro la graduale operazione di smantellamento delle ferrovie in Sicilia, che ha potuto contare sul silenzio delle istituzioni regionali. Che, nella migliore delle ipotesi, non hanno fatto niente. Oppure, come si suol dire, ci hanno inzuppato il biscotto. Come? Ad esempio, “favorendo il trasporto su gomma che è sovvenzionato ed è dei privati”, vanno ripetendo dal Comitato.

In realtà non sempre il business è in mano ai privati, almeno, non del tutto. Anche l’Ast, l’Azienda siciliana dei trasporti, infatti, ha tratto qualche vantaggio dalla soppressione delle linee ferroviarie. Con i suoi autobus ha trasportato passeggeri che prima potevano contare sui treni.

Parliamo di una società per azioni  controllata dalla Regione, ma che nel suo capitale, tramite la  Joinica Trasporti, vanta anche la presenza di un privato d’eccellenza: il  solito Antonello Montante, leader di Confindustria Sicilia. Organizzazione ‘politica’ in senso lato: non partecipa alle competizioni elettorali, ma partecipa, e alla grande, alla spartizione delle cariche pubbliche, ‘accaparrandosi le poltrone che contano negli enti economici regionali: dall’Irsap all’Irfis, all’Interporto di Termini Imerese. Oltre all’assessorato regionale alle Attività produttive, fino, per chiudere il cerchio, all’Ast.

L’attuale numero uno dell’Azienda siciliana, risponde al nome di Dario Lo Bosco, considerato una espressione proprio della lobby confindustriale di Montante. Lo Bosco è anche al vertice di Rete Ferroviaria italiana. Ed è anche Commissario della Camera di Commercio di Catania. poltrone di qua e poltrone di là.

Lo Bosco, insomma, decide sulle sorti degli autobus regionali e sulle sorti del sistema ferroviario: uno e trino. E’ normale?

Non sappiamo se anche questa nomina confindustriale sia in contrasto con il decreto legislativo n. 39 di quest’anno (norme su incompatibilità degli incarichi), ma non ci sembra una mossa molto illuminata. I risultati, poi,  sono pessimi su entrambi i fronti. I treni sono spariti dall’Isola e l’Ast è una società decotta con deficit milionari che ogni anno riceve finanziamenti stratosferici dalla Regione.

“Una delle cause dei problemi di gestione dell’Azienda siciliana trasporti è, in verità, l’altissimo costo di gestione dei servizi a cui la Regione deve far fronte ogni anno con un finanziamento extra che i privati invece non percepiscono – ha denunciato l’Anav, l’Associazione che raggruppa gli autotrasportatori privati -.  L’Ast, infatti, oltre ai normali corrispettivi contrattuali in conto esercizio, gode di un ulteriore aiuto finanziario da parte della Regione di quasi trenta milioni di euro annuali per ripianare le perdite dell’esercizio”.

Sullo sfondo resta l’ipotesi di privatizzazione dell’Ast, di cui si parla da tempo. E il diritto di prelazione sarebbe con ogni probabilità garantito ai privati già presenti nella compagine.

Da ricordare inoltre che, di recente, il  Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta – che non dice mai no alle nomine suggerite da Montante &co-  ha anche pensato di mettere le ali all’Ast, annunciando, in uno dei suoi  momenti di entusiasmo, la nascita di una low cost siciliana proprio attraverso l’Azienda dei trasporti.

Resta una boutade, ma non del tutto – è proprio il caso di dirlo – campata in aria: è vero, infatti, che anche sul trasporto aereo si giocherà una partita pesante. Al di là di una singola compagnia aerea, a chi andranno le quote degli aeroporti siciliani  in questo momento in mano alle Province che sono in fase di abolizione?

Si parla già dell’ipotesi della nascita di una nuova società regionale, che magari, attraverso l’Irfis, subentri agli attuali enti locali in via di scioglimento.

Coincidenza vuole, infine, che tra gli azionisti degli scali ci siano anche le Camere di Commercio. Quindi a Catania, per esempio, Lo Bosco si ritroverebbe a dire la sua, anche sugli aerei. Un uomo fortunato. Un Superman dei trasporti.

Insomma: meno male che Lo Bosco, da presidente di Rfi, non acquista materiali dalle aziende di Montante. Altrimenti t’immagini che polemiche!

Nota a margine

In questi giorni si registrano  lamentele (senza repliche) da quella parte di Confindustria Sicilia che fa capo a Montante in merito alle critiche che, una parte dell’opinione pubblica, osa rivolgergli contro. Non vogliono sentirsi dire, cioè, che starebbero  costruendo le loro carriere nel pubblico come veri e propri professionisti dell’Antimafia di sciasciana memoria.

Alessandro Albanese, un grande industriale di un ‘industrialissima’ città di Palermo, ad esempio, attuale numero uno della Interporti di Termini Imerese, scelto per quel ruolo, a quanto pare solo per la sua vicinanza a  Montante, parla di un tentativo di ‘delegittimazione di Confindustria Sicilia’.

La questione, a nostro avviso, andrebbe capovolta.

La domanda che i siciliani si pongono, infatti, verte sul tema opposto. Prima di parlare di delegittimazione, si pone il tema della legittimazione: ci si chiede, più che altro, chi li ha legittimati ad occupare i vertici dell’amministrazione regionale.

La risposta, per i pensanti non ‘intruppati’, non può essere la battaglia antimafia. Al di là di quanto sia concreta e coerente, ci risulta che ci sono tanti siciliani impegnati sul fronte della legalità, contro la mafia. Ogni giorno. Ma non per questo ‘occupano’ gli enti economici della Regione o hanno corsie preferenziali in fatto di amministrazione pubblica. Forse Albanese pensa che solo i pochi confindustriali siciliani sono schierati contro la mafia? Forse Albanese pensa che, in tutta la Sicilia, non c’erano  giovani brillanti in grado di potere guidare, con competenza, onestà e trasparenza, la società che gli è stata affidata?

Che senso ha, poi, presentarsi come i baluardi del rinnovamento in Sicilia,  quando le logiche sono sempre le stesse? Prima, per diventare capo di una società pubblica, bisognava giurare fedeltà alla Dc (che era pur sempre una forza elettorale). Ora a Montante, a Lumia e a Crocetta &co. Cosa è cambiato?

E ancora: alcune critiche sulle nomine confindustriali alla Regione (dall’Irsap all’Irfis), hanno riguardato l’interpretazione ‘allegra’ del già citato decreto 39 che ha introdotto norme sull’incompatibilità degli incarichi nell’ambito della legge anticorruzione varata dal Governo Monti. Perché gli industriali non rispondono nel merito? Non è una battaglia per la legalità quella che vuole applicare la legge anticorruzione anche in Sicilia?

 


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