La verità nel mondo? Vattelappesca…

Cos’è la “verità” per Mario Sechi? Probabilmente qualcosa che si può afferrare subito, o mai più. Una, e una sola: la prima che gli si manifesta, perché non ce ne sono altre, a suo avviso, non serve andare più lontano, cercandone, magari, una ancora più profonda. No. Non serve affatto. Oltretutto è più facchinamente comodo. A “Porta a porta” del 4 febbraio, ore 23 e 30, a proposito dell’idea berlusconiana di un condono fiscale, i miei orecchi sentono perfettamente le sue parole: “E cosa raccontiamo a tutti gli italiani che hanno pagato regolarmente le tasse?”.

Seccato per la debole, invertebrata replica di Storace spengo la tivvù e mi faccio un drink. Prosit. Vito Mancuso, teologo, ne “La vita autentica”, ci parla della “Verità” e cita un aneddoto riferitogli da un cardinale : Un insegnante di scuola elementare venuto a conoscenza del fatto che il padre di uno dei suoi alunni è alcolizzato, nel tentativo di aiutare il bambino, certamente, ma davanti a tutti i compagni, gli pone la domanda chiedendogliene conferma. Il bambino nega deciso: suo padre non è un alcolizzato. Sappiamo bene, però, che non è così. Mancuso, allora, chiede ai lettori se secondo loro il bambino ha detto, o meno, la verità.

Ovviamente, quello che si riesce a afferrare subito, è che la risposta del piccolo sia una negazione della verità. Ma non è così. Il bambino nega la circostanza, che è certamente “vera”, nel nome di una verità più grande: il diritto che gli altri non interferiscano nella vita della sua famiglia. Tantomeno come fa il maestro.

La verità di Mario Sechi, nel caso, è la più piccola e biliosa che si possa concepire: dovere di equità. A ogni costo. Che nello stesso tempo, però (ma Sechi non lo vede), prelude a una verità più grande: negare a chi non ha potuto la possibilità di ricominciare.


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Cos’è la “verità” per mario sechi? probabilmente qualcosa che si può afferrare subito, o mai più. Una, e una sola: la prima che gli si manifesta, perché non ce ne sono altre, a suo avviso, non serve andare più lontano, cercandone, magari, una ancora più profonda. No. Non serve affatto. Oltretutto è più facchinamente comodo. A “porta a porta” del 4 febbraio, ore 23 e 30, a proposito dell’idea berlusconiana di un condono fiscale, i miei orecchi sentono perfettamente le sue parole: “e cosa raccontiamo a tutti gli italiani che hanno pagato regolarmente le tasse?”.

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