Italia-Inghilterra il giorno dopo

di Davide D’Avenia

Il giorno dopo Italia-Inghilterra, quarto di finale dei campionati europei, c’è ancora uno stato di euforia generale tra tutti i tifosi e

gli occasionali appassionati di calcio. La vittoria contro gli inglesi di Roy Hogdson, ex allenatore anche di Inter e Udinese, ha convinto
anche i più scettici, e ha visto gli azzurri di Prandelli dimostrare una netta superiorità sugli avversari.

L’Italia, oltre ai britannici, ha, forse, anche battuto tutti gli stereotipi negativi che nella sua storia la hanno sempre accompagnata: una nazionale così propositiva dal punto di vista della mole di gioco espressa, delle azioni da gol confezionate, della forza, della grinta,
della tenacia e, soprattutto, della qualità, non si era mai vista. Non più un’Italia “catenacciara”, come è da sempre definita dalla
stampa estera la nostra nazionale, ma un’Italia capace, con pazienza di lavorare ai fianchi gli avversari e di prendere in mano le chiavi della partita.

A conti fatti, una gara che poteva, e forse doveva, essere chiusa nei tempi regolamentari, per le tante, troppe, occasioni sciupate da
Balotelli e compagni. Proprio il centravanti del Manchester City è stato uno dei più positivi, capace da solo di sostenere sulle proprie
spalle il peso dell’intera fase offensiva azzurra. Un’Inghilterra all’italiana potremmo definirla, catenaccio e contropiede, almeno nelle intenzioni, e un’Italia alla spagnola, possesso palla e verticalizzazioni improvvise, in uno strano gioco di rovesciamento dei più classici ruoli.

Una partita che, nonostante la netta supremazia degli azzurri, è stata decisa ai calci di rigore, un’autentica lotteria, dove a volte, ma per
fortuna non sempre, alla bravura si sostituisce la fortuna. Ma la fortuna che per tutta la partita ha accompagnato gli inglesi e ha tenuto inviolata, come se fosse quasi stregata, la porta del giovane Joe Hart, compagno e amico di Balotelli al Manchester City, proprio ai
calci di rigore ha girato a favore degli azzurri.

La traversa di Young, centrocampista del Manchester United, e la parata di Buffon sul tiro di Cole, terzino del Chelsea fresco vincitore della Champions League, insieme al “cucchiaio” di Pirlo, vero colpo di classe che ha inevitabilmente ricordato il rigore a pallonetto di Francesco Totti agli europei del 2000 contro l’Olanda, e al rigore decisivo di Alessandro Diamanti, prezioso nel suo ingresso in campo, hanno portato la sfida dalla parte italiana.

Una vittoria che porta gli azzurri a giocarsi, giovedì, allo stadio nazionale di Varsavia, contro la Germania la più classica delle semifinali. Una riedizione, sperando nello stesso esito, della semifinale mondiale del 2006 a Dortmund, quando gli azzurri stesero proprio i tedeschi padroni di casa e si conquistarono la finale di Berlino contro la Francia, vinta proprio ai rigori.

Foto di rima pagina tratta da leggo.it

Foto sopra a sinistra tratta da romagnagazzette.com

 

 


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