Teatro Garibaldi restaurato? Insomma…

La vicenda del teatro ‘Garibaldi’ di Palermo torna alla ribalta con la sua occupazione da parte di tanti artisti palermitani, sostenuta da grandi artisti nazionali ed internazionali. Il vero nodo di questa vicenda sta nelle opere di restauro che, partite sotto i migliori auspici e con un progetto avveniristico ed interessante, sono state attuate in una maniera che lascia gli operatori del settore, artisti e architetti, molto perplessi. Promotore del restauro con le modalità iniziali, è stato proprio il direttore Matteo Bavera che lo ha fatto rinascere culturalmente dalle ceneri, e che avrebbe voluto, attraverso un corretto restauro fornito di palcoscenico e platea mobili, rilanciarlo grazie anche ad una maggiore quantità di posti disponibili. Per saperne di più, abbiamo dunque intervistato Matteo Bavera, direttore del teatro Garibaldi.

Matteo, tra autori e operatori dello spettacolo ci diamo sempre del tu… ci dici cosa è successo per sommi capi al teatro ‘Garibaldi’ di Palermo? La vicenda sembra molto aggrovigliata.

“Il comune dice che ci sono 100 posti agibili, ma in realtà le cose stanno così: innanzitutto, le poltrone ancora non ci sono e comunque costano una cifra incredibile. Di fatto, i lavori, per come sono stati realizzati, non hanno incrementato i posti agibili. Cento posti c’erano prima dei restauri e cento posti ci sono oggi”.

Cosa si dovrebbe fare per riaprire il teatro?

“Per riaprire il teatro, che nonostante tutti questi soldi spesi non risponde alla normativa sull’agibilità, ci vorrebbe una soluzione come la perizia giurata, che ne dichiari che la staticità della struttura e le uscite di sicurezza. Mentre gli impianti elettrici sono a norma anche adesso, così come lo erano prima dei lavori. Ma anche così, l’attività artistica è di fatto danneggiata, perché il palcoscenico principale del teatro, così come è stato realizzato, e cioè non come era stato progettato, è a piano-platea: è una continuazione della platea e, quindi, questo comporta che non ci sia una buona visuale, anzi non si vede nulla, si vede solo dalla prima fila. Il progetto inziale prevedeva invece un palcoscenico ed una platea mobili. Ciò avrebbe consentito una qualsiasi disposizione della sala, con piani a scomparsa, martinetti e altro ancora, tanto è vero che costava ben 2 milioni 600 mila euro. Sarebbero stati soldi spesi bene, perché avrebbero fatto del ‘Garibaldi’ un gioiello teatrale unico nel Mediterraneo e forse anche in Europa”.

Dopodiché cosa è successo per quanto riguarda l’impiego dei soldi?

“Dopodiché hanno gonfiato il costo delle opere murarie, intervenendo in teatro, come prima azione, senza fare la variante: hanno ricostruito le fondamenta dell’edificio. In sostanza, il Comune aveva a disposizione 2 milioni e 600 mila euro che, però, ha preferito utilizzarli per murature nuove e per intonacare, distruggendo anche gli aspetti fisici della memoria storica”.

La Sovrintendenza ai monumenti non è intervenuta?

“La Sovrintendenza ha supervisionato senza vedere realmente i lavori e poi, finalmente, è intervenuta, ma troppo tardi. E solo perché è stato segnalato il problema attraverso la stampa, con Wim Wenders che ha visto i lavori e ha scritto una lettera dove si schiera contro il restauro “a morte” del teatro. La seconda firma nella lettera è quella di Peter Brook, poi c’è Pina Bausch e tanti altri… Il teatro era rinato grazie alla mia attività e quella dei miei collaboratori: siamo riusciti a realizzare grandi cose anche in mezzo alle rovine del teatro com’era prima. Adesso siamo in una impasse e andrebbe risolta quanto prima, sia pure con i problemi di qualità nella realizzazione dei lavori di restauro”.

Come vedi al protesta di questi giorni? Sei d’accordo con l’occupazione del teatro?

“Ho sempre pensato che ci volesse una soluzione istituzionale per il teatro. Anche in questi giorni alcuni degli occupanti mi hanno chiesto di essere dei loro, ma ho rifiutato. Vedo tra di loro un grande disagio. Credo che ci si dovrebbe occupare di questo disagio, l’arte teatrale è un’altra cosa. Non possiamo fare del ‘Garibaldi’ un nuovo Montevergini, dove non si seleziona la qualità di quello che va in scena. Penso che sia in corso una strumentalizzazione da parte di alcuni sedicenti registi che provano a cavalcare la moda di questo movimento, senza aver mai mosso un dito per difendere la riapertura del teatro. Tra questi teatranti e gli occupanti, beh, scelgo gli occupanti, almeno hanno fatto un gesto che, seppur ingenuo, è dalla parte del teatro”.

Emma Dante, in assemblea, parlava di un probabile interesse del Teatro ‘Biondo’ su questo luogo. Pensi sia possibile una cosa del genere e cosa significherebbe?

“Ecco, Emma Dante è tra quelli che, da tempo, rivendicano per loro il teatro senza aver mosso un dito per difenderlo. Ora agita lo spettro del ‘Biondo’ per ottenere il massimo di benefici dal nostro lungo lavoro e da quello breve degli occupanti. La questione del ‘Biondo’ va ribaltata e occorre che i migliori uomini e donne di teatro a Palermo ne rivendichino la Direzione, cacciando Pietro Carriglio, Una direzione condivisa di questa istituzione potrebbe essere l’unico modo di difendere il Garibaldi e gli altri spazi della città”.

Purtroppo io e molti palermitani non abbiamo le idee molto chiare al riguardo e mi piacerebbe che qualcuno che vi ha lavorato per tanto tempo come te mi potesse dare una mano a capire meglio, insieme ai nostri lettori, quello che sta succedendo oggi alla luce di quello che è successo in passato. Cosa è successo in breve dal punto di vista artistico?

“Chiuso nel 1967, il ‘Garibaldi’ riapre nel 1996 con il progetto mio e di Carlo Cecchi ‘Shakespeare al Teatro Garibaldi’, Trilogia che diventa mitica e rappresentata in tutta Europa. Dopo Cecchi, Antonio Latella e l’incontro tra i maestri riconosciuti e i giovani talenti siciliani e non, da qui passano tutti prima di essere famosi dalla Dante ad Enia a Pirrotta e Collovà, fino ai Massa e ai Provinzano che oggi occupano il teatro”.

So che più volte hai scritto anche a la Repubblica per denunciare lo stato di abbandono del teatro e dei lavori, nonostante le somme considerevoli di denaro che vi sono state investite.

“Il progetto, elaborato da me con Cecchi e l’architetto Marsala, prevedeva interventi mirati di consolidamento per non modificare la fantastica immagine del ‘Garibaldi’. Ma l’impresa, guidata da un direttore dei lavori, secondo me non eccelso, e cioè tal architetto Paolo Porretto, ha messo in atto tutti i meccanismi, come dire?, non proprio esaltanti sui lavori pubblici: vale a dire che non si rispetta il progetto, si realizzano murature e intonaci inauditi da edilizia popolare e, soprattutto, si allungano i tempi, dirottando 2 milioni e 600 mila euro che dovevano servire alla parte qualificante del progetto, e cioè platea e palcoscenico mobili, appunto, su inutili e incongrue murature”.

Sono accuse gravi che io non posso condividere perché non conosco l’architetto Porretto, né il suo curriculum e, tanto meno, il suo operato. Ma torniamo alle possibilità di far ripartire il teatro. Perché secondo te il Comune tarda tanto a occuparsi del Garibaldi?

“Se si osserva bene, i lavori non sono mai terminati: non ci sono le poltrone e tante parti sono state abbandonate. Complessivamente, l’immagine è oscena, come le lampade della sala o l’atmosfera da ospedale dei corridoi. Inoltre, la commissaria del Comune di Palermo, il Prefetto Silvia Latella, ha affermato che proprio oggi (ieri, n.d.r.) si sarebbe svolto un tavolo per studiare il bando da indire per l’affidamento del teatro”.

Ne sai qualcosa? Ha idea di quali siano le possibilità di vita futura di questo luogo?

“Penso che delle regole per affidare il teatro si debba occupare il nuovo sindaco e non un commissario. Per quanto ci riguarda avevamo una concessione per 9 anni, ne abbiamo svolti 7 a causa dei lavori, la concessione, per noi, non era a titolo gratuito, visto che ci obbligava alla stesura di un progetto esecutivo che abbiamo realizzato e offerto al Comune per ottenere i finanziamenti di di 4 milioni e 600 mila euro dall’Europa, Quindi impugneremo legalmente qualsiasi bando che non tenga conto dei nostri diritti, anche se siamo disponibili a discutere con una nuova amministrazione, di sinistra, un progetto complessivo sul teatro a Palermo che metta in gioco anche i nostri diritti”.

Foto di Matteo Bavera tratta da badoo.com

 

 


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