La mafia nel paese della ‘ragione’

da Salvatore Petrotto
ex sindaco di Racalmuto
riceviamo e volentieri pubblichiamo

“Oggi, a quanto sembra, questo mio irracontabile paese sarà ancora una volta ‘gratificato’ dalla visita istituzionale di un ‘pezzo grosso’ (il ministro degli Interni, addirittura!). Non ne conosco il motivo (e non me ne frega …), ma se il pretesto è quello che immagino… vorrei che le ‘istituzioni’ sapessero che una città si allontana da esse in misura più che proporzionale rispetto a quanto esse si tengono lontane dalla città. Che se ne stiano nella loro invisibile galassia! …Speriamo almeno che mi facciano raggiungere il mio solito bar”.

E’ il docente diritto, l’avvocato Lillo Farrauto, ad esprimersi in questi termini, nel  locale Blog Regalpetra Libera di Sergio Scimè. Così commenta un incontro istituzionale in un paese – Racalmuto – militarizzato per dei fatti amministrativi che, francamente, non sembrano di così eclatante portata, tanto da sciogliere per mafia un Comune cresciuto ed imbevuto nel bel mezzo di una cultura sciasciana e fondamentalmente ed autenticamente antimafia.

Eppure, triste ed amara ironia della sorte, consiglieri e pubblici amministratori, burocrati e tecnici comunali, liberi professionisti ed imprenditori, tutti quanti marchiati a fuoco, col sacro fuoco del furore antimafia! Non sono stati in tanti, a Racalmuto, ad accogliere il Ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri. Sembrava esserci il coprifuoco! Salvo gli intellettuali ed i Giornalisti del luogo, Gaetano Savatteri del TG 5, Giancarlo Macaluso del Giornale di Sicilia, Felice Cavallaro, del Corriere della Sera, tutti e tre Racalmutesi.

E sono stati proprio Gaetano Savatteri e Giancarlo Macaluso, che hanno fatto gli onori di casa, presentando la conferenza stampa del Ministro Cancellieri. In un cantuccio c’era anche l’attuale commissario regionale Petralia che, fino ad oggi, ha retto le sorti del Comune dal 23 giugno del 2011, cioè da quando mi sono dimesso da sindaco del mio paese.

Dei Racalmutesi, neanche l’ombra, se si esclude, qualche curioso o qualche cittadino al seguito del gotha. Il Ministro Cancellieri, all’arrivo, è stata ovviamente accompagnata, oltre che dal Procuratore di Palermo, Francesco Messineo, da quello di Agrigento, Renato Di Natale, dal Prefetto, Francesca Ferrandino, dal Questore di Agrigento, oltre che dall’Arcivescovo della Diocesi Francesco Montenegro.

C’erano anche Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia ed il suo vice, Giuseppe Catanzaro. Quest’ultimo era presente, riteniamo, anche a difesa degli interessi economici dominanti che, in provincia di Agrigento, si traducono con due parole: acqua e rifiuti. Settori gestiti da alcuni potenti iscritti di Confindustria Sicilia, alla faccia della libera concorrenza, con affidamenti diretti ed illegittimi, assicurati da Regione ed ATO Rifiuti di Agrigento, per centinaia e centinaia di milioni di euro. Una vicenda sulla quale lavorano sia la Guardia di Finanza che la Digos agrigentina con la relativa inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica della Città dei Templi. Una gestione, quella dell’acqua e dei rifiuti, che, nell’Agrigento sta trascinando molti Comuni verso una pesante crisi finanziaria.

In un’atmosfera spettrale, con il paese, Racalmuto, tramortito e del tutto assente, alla presenza di qualche decina di persone tra giornalisti ed esponenti delle Forze dell’Ordine, si è insediata la commissione prefettizia, guidata dal Prefetto Gabriella Tramonti, che si occuperà per i prossimi diciotto mesi della gestione della cosa pubblica di Racalmuto, dopo lo scioglimento del Consiglio comunale, disposto dal governo per infiltrazioni mafiose.

Le classiche visite di rito ai luoghi della memoria sciasciana e poi via, di scioglimento in scioglimento! Da Racalmuto verso Salemi, città che è stata amministrata da Vittorio Sgarbi e, per le notizie che abbiamo, si proseguirà alla volta di altri Comuni.

E’ una conquista del governo tecnico, del governo Tremonti, risoluto nel reprimere qualsiasi azione amministrativa che possa destare il benché minimo sospetto. Penalizzando, magari inconsciamente, soprattutto coloro che hanno denunciato le nefandezze in materia di gestione di acqua e di rifiuti

Così va il mondo, così si consumano anche le imposture nel paese di Leonardo Sciascia. Così, alla manifestazione è anche presente chi, per lo meno, omette di denunciare illeciti amministrativi per centinaia e centinaia di milioni di euro sottratti all’intera collettività agrigentina, così come ho fatto io, da sindaco di Racalmuto, nel gennaio del 2011. D’altro canto, il Comune di Racalmuto viene sciolto per mafia, perché tizio è parente di caio  che è parente di sempronio che, a loro volta, tutti quanti sono parenti di, uno o più mafiosi.

Siamo in un paese di poco più di novemila abitanti, in cui le faide mafiose, tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, hanno prodotto oltre 25 vittime. In un paese che annoverava un’organizzazione criminale i cui membri, peraltro assicurati alle patrie galere, erano alcune decine di persone.

Anche quando una modestissima fornitura od un lavoro, i cui importi oscillano attorno a pochissime migliaia di euro, viene affidata da un ufficio del Comune ad una ditta – peraltro autorizzata dalla Prefettura, con tanto di Certificazione Antimafia – il paese di Leonardo Sciascia, per onorarne anche la memoria di scrittore che si occupava di mafia, viene sciolto per delle più o meno inconsapevoli, infiltrazioni mafiose.

C’è lo sforzo di capire come sono andate veramente le cose? Ne dubito.  Questa si potrebbe liquidare assai sbrigativamente come un’ altra storia, una storia ancora tutta da descrivere e consegnare a futura  memoria, direbbe appunto Leonardo Sciascia. Ammesso che la memoria ha un futuro.

Da una paese blindato qual è Racalmuto è tutto!

 


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