Caffè dolce/ Al Brass Group è tornato il sereno

Così come un’Araba Fenice che rinasce dalle proprie ceneri, adesso la Fondazione Brass Group, che negli scorsi mesi ha temuto il peggio può finalmente tornare in vita. Fino a qulche settimana fa, infatti, le certezze sembravano essere tre: una lettera contenente l’ingiunzione di pagamento con data di scadenza 22 febbraio, una somma dalle cifre che sorpassavano i 200 mila euro con annesso sfratto ed un sequestro operato dal Tribunale nel settembre del 2011, relativo ad alcune aree dello stabile ritenute inagibili. Certezze che avrebbero inevitabilmente condotto al declino della Fondazione. Ora, invece, è il tempo delle buone notizie.

Finalmente si dissolto il velo di mistero che ricopriva la sede della Fondazione all’interno dello ‘Spasimo’ di Palermo. Dopo l’incontro avvenuto nei giorni scorsi a Palazzo delle Aquile con il commissario straordinario del Comune, Prefetto Silvia Latella, presenti anche i funzionari degli uffici interessati, Risorse Immobiliari e Centro Storico, per fare il punto della situazione sulla vicenda del Brass Group, un accordo è stato trovato. Queste le parole del custode giudiziario, Francesco Teriaca, dirigente del Comune “Durante la riunione ho chiaramente esposto la situazione dell’immobile, e specificato con chiarezza la zona agibile, ossia, quella ad oggi adibita a scuola di Jazz e quella utilizzata per il ridotto dello Spasimo. Nelle altre zone, i lavori sono già partiti e verranno conclusi entro la fine di questo mese. Contiamo di illustrare la nostra attività al Tribunale, al quale inoltreremo la richiesta per il dissequestro”.

Al Brass è la vita di sempre. Anche se non mancano i problemi ancora sul tappeto. Per esempio, lo sfratto e la posizione espressa da Ignazio Garsia, da sempre protagonista del Brass, oggi direttore della Fondazione, che chiede la partecipazione del Comune nella gestione della stessa Fondazione. Su questo punto il commissario straordinario sembra si sia dimostrata favorevole ad accogliere tale proposta. La speranza è che si riesca a trovare una mediazione che soddisfi reciprocamente Comune e Brass, altrimenti a decidere saranno i giudici del Tar Sicilia (Tribunale amministrativo regionale).

Ignazio Garsia sembra comunque soddisfatto dei risultati ottenuti: “Oggi – dice – abbiamo un contratto da firmare per mettere fine a questa vicenda. Il commissario ha subito disposto che gli uffici si attivino per predisporre un contratto imminente da sottoscrivere. Ed ha subito ordinato l’immediata ripresa delle attività didattiche. Siamo contenti”.

 


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Così come un'araba fenice che rinasce dalle proprie ceneri, adesso la fondazione brass group, che negli scorsi mesi ha temuto il peggio può finalmente tornare in vita. Fino a qulche settimana fa, infatti, le certezze sembravano essere tre: una lettera contenente l'ingiunzione di pagamento con data di scadenza 22 febbraio, una somma dalle cifre che sorpassavano i 200 mila euro con annesso sfratto ed un sequestro operato dal tribunale nel settembre del 2011, relativo ad alcune aree dello stabile ritenute inagibili. Certezze che avrebbero inevitabilmente condotto al declino della fondazione. Ora, invece, è il tempo delle buone notizie.

Così come un'araba fenice che rinasce dalle proprie ceneri, adesso la fondazione brass group, che negli scorsi mesi ha temuto il peggio può finalmente tornare in vita. Fino a qulche settimana fa, infatti, le certezze sembravano essere tre: una lettera contenente l'ingiunzione di pagamento con data di scadenza 22 febbraio, una somma dalle cifre che sorpassavano i 200 mila euro con annesso sfratto ed un sequestro operato dal tribunale nel settembre del 2011, relativo ad alcune aree dello stabile ritenute inagibili. Certezze che avrebbero inevitabilmente condotto al declino della fondazione. Ora, invece, è il tempo delle buone notizie.

Così come un'araba fenice che rinasce dalle proprie ceneri, adesso la fondazione brass group, che negli scorsi mesi ha temuto il peggio può finalmente tornare in vita. Fino a qulche settimana fa, infatti, le certezze sembravano essere tre: una lettera contenente l'ingiunzione di pagamento con data di scadenza 22 febbraio, una somma dalle cifre che sorpassavano i 200 mila euro con annesso sfratto ed un sequestro operato dal tribunale nel settembre del 2011, relativo ad alcune aree dello stabile ritenute inagibili. Certezze che avrebbero inevitabilmente condotto al declino della fondazione. Ora, invece, è il tempo delle buone notizie.

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