“Cateno De Luca non andava arrestato”

Il suo partito, ‘Sicilia vera’, non c’è più. ‘Inghiottito’ da una vicenda giudiziaria un po’ kafkiana e un po’ teleologica. Ma tanto è bastato per mettere in fuori gioco Cateno De Luca, un parlamentare regionale battagliero che, proprio per dare battaglia, aveva deciso di andare con una propria formazione politica contro i ‘giganti’.

Il ‘sistema’, come si sarebbe detto negli anni ’70 del secolo scorso, ha trovato il modo per renderlo inoffensivo. Soprattutto dal punto di vista politico ed elettorale. Con una vicenda giudiziaria che già nell’estate dello scorso anno sembrava strana. Una stranezza certificata oggi dalla Giustizia: “Cateno De Luca non doveva essere arrestato”. Questo si legge nelle motivazioni della sentenza con la quale la Corte di Cassazione, nel dicembre scorso, aveva revocato la misura cautelare. Dalle parole dei giudici ella Suprema Corte emergono alcune “forzature” da parte di quei magistrati che nell’estate dello scorso anno lo hanno fatto arrestare.  per l’ex sindaco di Fiumedinisi.

De Luca è stato arrestato nel giugno dello scorso anno. Reati contestati: abuso d’ufficio, tentata concussione e falso nell’ambito dell’inchiesta su alcune speculazioni edilizie a Fiumedinisi. I giudici della Cassazione, in merito al suo arresto, sono piuttosto chiari: “Nell’ordinanza del Giudice del merito si pone soprattutto l’accento sull’esigenza di scongiurare reati della medesima specie, di quelli per cui si procede , ma a questa Corte sfugge in che modo possa parlarsi di probabilità di reiterazione”. Morale: l’arresto di Cateno DeLuca, che all’epoca dei fatti ricopriva anche la carica di sindaco di Fiumedinisi, piccolo dentro del Messinese, non ci stava proprio. L’ipotesi che il deputato reiterasse il reato non c’era. Questo perché “il pericolo di ulteriori contatti con le persone offese risulta superato dall’acquisizione delle loro deposizioni all’atto del procedimento. I fatti – prosegue la sentenza – risultano alquanto remoti (anno 2005-2008), per cui il pericolo di recidiva non è logicamente presumibile; l’imputato – conclude la Cassazione – non è neppure più sindaco del Comune e, quindi, in grado di incidere formalmente sull’attività amministrativa dell’Ente Locale, compiendo fatti connessi alla sua attività di Amministratore”.

Durissime le considerazioni espresse dallo stesso De Luca: “Che il progetto politico di Sicilia Vera doveva essere stoppato mi era stato politicamente reso evidente dal presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, a marzo del 2011, comunicandomi anche che presso la Procura della Repubblica di Messina si era aperta un’inchiesta sul mio conto. Evidentemente – prosegue De Luca – questo disegno ha contaminato anche gli organi inquirenti messinesi”.

“L’onorevole Cateno De Luca si era dimostrato – continua lo stesso deputato in una lunga dichiarazione riportata da Live Sicilia – inaffidabile, in quanto voleva far gestire al territorio, essendo un vero Autonomista, circa 150 milioni di euro, di investimenti pubblici e privati (Lavori di Metanizzazione – Gal – Distretto turistico – Agenzia di Sviluppo Locale), rifiutando tutti i consigli del suo leader massimo Raffaele Lombardo che, non avendolo perdonato dello sgarro, iniziò ad intrecciare una trama con l’ausilio ed il filtro di noti personaggi dei salotti messinesi collegati a sua volta direttamente a doppio filo con la minoranza consiliare di Fiumedinisi, tutta imparentata ed organicamente integrata con i dichiaranti del presunto tentativo di concussione consumato dalla congrega De Luca tra il 2005 – 2006. Gli organi inquirenti, si sono serviti anche -aggiunge De Luca – degli alti dirigenti della burocrazia regionale, direttamente dipendenti dalle volontà del Presidente Lombardo: Sergio Sansone e Sergio Gelardi, sono costole di Raffaele Lombardo, mentre Maurizio Denaro, essendo stato promosso qualche mese prima delle sue dichiarazioni contro De Luca, si appalesa semplicemente come l’utile idiota della compagnia la cui falsità sarà dimostrata nel procedimento conseguente ad apposita denunzia”.

Non manca un preciso riferimento al già citato Comune di Fiumedinisi. Qui, come già ricordato, De Luca  era il sindaco. Carica che ha lasciato subito dopo l’arresto. “È stato scomodato – dice sempre De Luca – anche il commissario Montalbano, alias Michelangelo Lo Monaco, quale commissario straordinario del Comune di Fiumedinisi, per essere da supporto agli organi inquirenti, alla minoranza consiliare ed alcuni notabili sindaci in odor di candidature alle prossime elezioni regionali per rafforzare il disegno criminoso nei confronti dell’allora defunto De Luca”.

 

 


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