“Nella mia Palermo vivendo da turista…”

Vincenzo Amato (nella foto), attore, ma anche scultore palermitano, che vive a New York da tempo, ha avuto una serie di ritorni felici su set siciliani: due volte con Crialese, grazie a “Respiro” (2002), con Valeria Golino, premiato a Cannes, e a “Nuovomondo” (Titolo internazionale “The Golden Door”, 2007) con Charlotte Gainsbourg e la palermitana Aurora Quattrocchi; ma anche con “Il dolce e l’amaro” di Andrea Porporati (2007) con Luigi Lo Cascio.
Vincenzo ha lavorato inoltre in molte serie televisive, tra cui “Einstein” di Lialiana Cavani (2009) e “Storia di Laura” (2011) di nuovo con Porporati e con Isabella Ferrari.

Cosa è voluto dire, Vincenzo, ritrovarsi a girare in Sicilia? Magari proprio a Palermo, la tua città…

“E’ buffo per me lavorare a Palermo perché ci sono nato e ci ho passato infanzia e adolescenza. E in realtà non ho lavorato molto in Sicilia perché sono andato via presto: a diciotto anni a Roma per studiare e poi qui a New York per la scultura. Quando sono stato a Palermo per lavoro, mi è piaciuto financo andare in albergo, perché paradossalmente è la cosa che ti fa godere di più la città. E’ un’esperienza particolare, un lusso speciale. Sei turista nella tua città. Vivi nell’hotel come in un posto ‘altro’. Ma poi, basta scendere le scale dell’hotel e… non sei in una città qualsiasi, ma nella tua città! Un fasto non indifferente. Se vai dai genitori, come si a di tanto in tanto, devi essere aperto al “sacrificio” di tornare ragazzo, invece così hai tutti i lati positivi della città dove sei nato senza doverne subire i problemi vivendoci ogni giorno.

Come è stato il primo tuo ritorno in Sicilia, con Crialese e “Respiro”?

(nella foto sotto  una scena del film)

“In realtà, ‘Respiro’ è il secondo film che ho girato con Emanuele. Il primo è ‘Once we were strangers’ , (1998) girato a New York, tutto in inglese. Ha poi vinto un premio al festival di Sundance nello Utah, il più importante festival di cinema indipendente americano.  ‘Nuovomondo’, invece, è girato in parte in Sicilia nelle montagne di Custonaci e poi anche nel Ragusano2.

In ‘Nuovomondo’ (titolo internazionale: Golden Door) c’è tantissimo. Ma c’è una scena che ho saputo è stata creata quasi per caso: pare che quella della casetta di legno nel test attitudinale a Ellis Island, nella seconda parte del film, sia stata almeno in parte una tua ispirazione. Almeno, questo è ciò che mi disse qualche tempo fa Aurora Quattrocchi parlandone per caso.

“E’ vero. Emanuele disse: inventa una cosa buffa, ed io ho inventato di costruire la casetta con i pezzetti di legno, invece di metterli di piatto sulla tavoletta, come era richiesto dal test attitudinale (nella finzione cinematografica) dei funzionari dell’immigrazione di quella scena del film… e tutti sul set si misero a ridere. Ma è sempre il regista che dirige e crea le situazioni. Io ho solo fatto quello che lui si aspettava: inserire una mia creatività all’interno di un contesto diretto e creato da lui”.                                                             (nella foto sotto  Amato in Nuovo Mondo)

Il futuro della Sicilia del cinema. Cosa ti viene in mente? La Sicilia, secondo te, è ‘condannata’ a fare quasi esclusivamente film sulla mafia? Oppure si potrebbe e dovrebbe fare altro con altrettanto successo? Fermo restando che, ovviamente, i film sulla mafia sono sempre da fare, se non altro per un discorso di continuazione nella costruzione dell’antimafia.

“Certo, non esclusivamente film sulla mafia, che poi ne sono stati prodotti molti di film siciliani senza mafia, e proprio Emanuele è uno che ne ha creati… Poi, personalmente come artista mi piacerebbe creare film dove c’è la natura. La natura usata in maniera intelligente. E la Sicilia è un posto che si presta tantissimo. Io, se fossi produttore, farei film mitologici, film anche di fantascienza volendo, usando la natura forte siciliana”.

Per esempio?

“Varie avventure mitologiche. Per esempio, un ‘Amore e psiche’… o ‘Electra’, dove lo vai a girare? In Peloponneso certo, in altri posti del Mediterraneo anche. Ma in Sicilia, hai cose speciali, inarrivabili, uniche. Anche se c’è un limite: in Sicilia purtroppo si ci è costruito molto: con tante schifezze edilizie. Ed è difficile avere uno spazio completamente naturale come 2000 anni fa… Per fortuna, con il software oggi si possono eliminare palazzi che non c’entrano niente, tralicci enormi, autostrade. Anche con questi piccoli problemi, rimangono cose uniche naturali un poco ovunque, e dove meno te lo aspetti! Non parliamo degli straordinari scenari più conosciuti: dall’Etna alla Scala dei Turchi (nella foto accanto, ndr), o all’Alcantara alle rocce appunto di Custonaci… Ma basta che scendi sotto primo viadottino sul primo torrente della Palermo-Catania, pure a Casteldaccia o Altavilla, e ognuno di quei valloni già presenta una natura unica nascosta e rivelata all’esterno solo da lontani canneti e flora più folta. In Sicilia, anche in un contesto banale trovi espressioni naturali che si fondono con atmosfera e luce cinematograficamente fantastiche… la Sicilia è sempre mitica… anzi, mitologica!”.

Quindi anche la storia della Sicilia antica?

“Non solo. Penso alle storie antiche, mitologiche, straordinarie di qualsiasi altro Paese, perché quella siciliana è una natura metafisica… Insomma, mi piacerebbe usare molto il paesaggio in un film di questo tipo. Penso che una storia anche indiana potrebbe essere girata da ‘Bollywood’ in Sicilia. Ed ovviamente anche una storia araba”.

Ma Maometto non si può rappresentare…

“Sì, ma si possono rappresentare tanti eroi arabo-siciliani: da Ziyadat Allah I, che è il conquistatore della Sicilia, a Ibrahim Ibn al-Aghlab, il primo Emiro Aghlabide , e tanti altri…”.

A parte i sogni mitologici, progetti di adesso?

“Al momento sono in varie serie televisive americane: un episodio di PanAm, poi Damagi e altri. Mi piace, perché la TV in America a volte è scritta molto meglio che il cinema. Per esempio uno show che si chiama “Six feet under” (programma ideato da Alan Ball, ndr) e poi “The Sopranos” (creato da David Chase), o “Madmen” (di Matthew Weiner )… Non ci vado pazzo, ma mi rendo conto che l’intelligenza di chi l’ha scritto è notevole”.

In passato ho avuto modo di parlare con te della differenza nei dialoghi sceneggiati in Italia e quelli sceneggiati negli USA.

“Sì. E come dissi quella volta, nei dialoghi, in Italia credo si sia persa un poco la professione. Magari sono bravi a scrivere una storia, ma in Italia vedi che i dialoghi sono scritti come se si fosse in un altro mondo. Tendono a perdere di quella realtà che mantengono i dialoghisti americani. Il dialoghista è un mestiere, va studiato molto, Abbiamo da recuperare antiche capacità.

“La scuola è finita” di Valero Jalongo (2010) com’è stato? Anche se non girato in Sicilia, parla della scuola, un grande problema nell’Isola…

“Molto divertente, è stato bello lavorare con Valeria, perché lavorare con lei è facilissimo: dà il massimo ed è eccezionale. Quella è stata una bella esperienza. E’ stato girato tutto a Roma, in un liceo disastrato…”.


Un liceo che potrebbe essere così da qualsiasi parte in Sicilia, purtroppo.

“Come liceo disastrato, peggio che in Sicilia. Il film ha colto bene ambientazione e storia. E’ un tema importante per tutta l’Italia, perché dalla scuola parte il seme di base della cultura. E’ un film al quale sono legato”.

Torni in Italia per qualcosa?

“Devo interpretare uno del Trentino, uno che viene da una città tipo Bressanone…. Un uomo dell’estremo nord italiano. Per me, uomo del sud, è proprio una sfida. Dovrò immedesimarmi in qualcuno veramente da interpretare”.

Decisamente, penso che hai anche questo nelle tue corde. Sarai un perfetto trentino come sei stato un magnifico pescatore lampedusano e contadino madonita . E quindi auguri Vincenzo per i tuoi progetti! E spero proprio che potrai tornare “turista” a Palermo, per girare un altro film, magari su natura e mitologia in Sicilia!

(Amato con Crialese)


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