Melbourne, giornata di “tregua”

È stata una strana giornata oggi a Melbourne. Poche voci, tifo contenuto, persino il caldo ha concesso un po’ di tregua. Certo, le partite non hanno aiutato. Si è cominciato con la nostra Sara Errani contrapposta all’annunciata nuova numero uno del mondo, la campionessa di Wimbledon, nientemeno, Petra Kvitova. Non che ci fossero dubbi sull’esito dell’incontro, ma poteva essere una buona occasione per verificare se l’italiana era un’intrusa nel ristretto club delle prime otto. La partita ci ha lasciato gli stessi dubbi che avevamo all’inizio. L’onorevole difesa dell’italiana è sembrata troppo influenzata da una condizione incerta della più accreditata avversaria, apparsa persino un po’ appesantita. Dieci break su venti games giocati non sono certo indice di una gran partita e se ci possono stare i sei break subiti dall’emiliana i quattro della Kvitova sono francamente troppi, al cospetto di un’avversaria che non è neanche tra le prime 40 del mondo. Insomma partita così così e qualche sollievo per essere riusciti ad evitare di essere travolti, anche se – tradendo un’attitudine che ci fa sperare qualcosina – l’Errani non celava qualche disappunto per quella che lei crede essere un’occasione sprecata, considerata la mediocre partita della ceca.

 

La partita seguente non migliorava le cose e non scaldava nessuno. La Makarova, che aveva provocato la più grossa sorpresa del torneo superando la Williams, ha mostrato improvvisamente i segni della fatica di un percorso troppo impegnativo. La russa arrivava da un vereo e proprio tour de force che l’aveva costretta a superare, prima di Serena, la Zvonareva, pur sempre la numero 7 del mondo e semifinalista qui l’anno scorso, e la Kanepi che era forse la giocatrice più in palla del periodo. Giunta svuotata al match contro la Sharapova, Ekaterina non è riuscita ad opporre una gran resistenza e la siberiana non ha neanche dovuto grugnire più del necessario per portare a casa il match. Adesso l’attende, per la rivincita della finale di Wimbledon, la Kvitova, che se gioca come oggi ha poche speranze.

 

Giunto finalmente il momento degli ometti la musica non è cambiata. Nishikori, al cospetto di quello che sembra il fab four più in palla ha fatto un ben magra figura, raccogliendo la miseria di 7 giochi, persino meno del Del Potro di ieri. Murray si presenta a Djokovic con un ruolino impressionante. Perso il secondo set del primo incontro con la speranza yankee Harrison, lo scozzese ha triturato sin qui tutti quanti gli avversari, perdendo la miseria di 35 games. Le premesse per una buona semifinale ci sono, anche perché oggi Djokovic ha convinto poco. In una partita simile a quella giocata ieri da Nadal, il serbo ha corso un grosso rischio quando si è trovato sotto 4-2 nel tiebreak del secondo set. Se Ferrer fosse riuscito a riagguantarlo sul set pari, la partita si poteva complicare maledettamente. Uscito da quella brutta situazione con 5 punti di fila, lo spagnolo è improvvisamente crollato e ha lasciato via libera al numero uno del mondo.

 

Siamo quindi pronti ad assistere alla giornata più interessante dell’intero torneo, quella che comincerà intorno alle 13 australiane (le 3 del mattino in Italia) di domani. Come d’abitudine cominceranno prime le signore con due semifinali che saranno equilibratissime. Abbiamo già detto di Kvitova e Sharapova l’altra la giocheranno la belga Kim Cljsters e la bielorussa Victoria Azarenka. Sulla partita, a dire il vero, grava l’incognita sulle condizioni fisiche della detentrice del titolo, apparsa abbastanza stanca nel finale del secondo set contro la Wozniacki. La speranza della belga è che la Azarenka si lasci visitare dai fantasmi, perché se gioca libera e tranquilla difficilmente si lascerà scappare l’occasione di raggiungere la sua prima finale slam e con quella, chissà, il primo posto nel ranking.

 

Ma, basta tergiversare, tutti gli occhi sono puntati sulla prima semifinale maschile che comincerà alle 19.30 (le 9.30 di domattina da noi), e che vedrà di fronte lo spagnolo Rafael Nadal e lo svizzero Roger Federer. La rivincita dell’incredibile finale del 2009, che vide lo svizzero finire in lacrime dopo una partita buttata alle ortiche è anche uno scontro epocale. Mai nella storia del tennis erano stati uno di fronte all’altro due tipi che insieme avevano vinto qualcosa come 26 (ventisei) slam, una quarantina di “master 1000” e 6 masters o ATP Finals, chiamateli come volete. Talmente decorati da far apparire vuota la spallina di un generale, i due si affrontano per la ventisettesima volta. Il bilancio è favorevole allo spagnolo, ma lo svizzero ha vinto abbastanza facilmente il loro ultimo incontro, neanche due mesi fa a Londra. A favore dello spagnolo, ci sono una migliore attitudine mentale ed una capacità tattica di leggere le partite di straordinario livello e la famosa uncinata arrotata di dritto che finsice sul sul rovescio di Federer e che tanti guai ho provocato nelle partite precedenti. Dalla parte dello svizzero c’è tutto il resto, compresa una migliore capacità di giocare tutti i colpi che si possono immaginare in una partita di tennis. Arrivano alla semifinale in ottima forma, anche se Nadal potrebbe risentire delle 4 ore impiegate ieri per superare Berdych. Lo svizzero arriva invece riposato, essendo l’unico dei semifinalisti a non aver ancora ceduto un set. Come sempre, quando si gioca fuori dalla terra rossa, è Federer che parte leggermente favorito, ma spesso non è bastato. Quello che è certo è che il pubblico della Rod Laver Arena stavolta non si assopirà.

 

Risultati quarti di finale (s.m.) Murray b. Nishikori 6/3 6/3 6/1; Djokovic b. Ferrer 6/4 7/6 (4) 6/1. (s.f.) Kvitova b. Errani 6/4 6/4; Sharapova b. Makarova 6/2 6/3.

 


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