Segesta, area archeologica chiusa per Natale?

Si avvicinano le feste natalizie e la Sicilia, come al solito, si ‘prepara’ a ricevere i turisti con i musei e i siti archeologici chiusi. Ufficialmente, per mancanza di personale, praticamente per la solita disorganizzazione organizzata ‘promossa’ dall’amministrazione regionale. E’ già successo domenica scorsa, quando il Parco archeologico di Segesta, uno delle testimonianze del passato dell Sicilia più visitate dai turisti (350 mila presenze turistiche all’anno), è rimasto con le porte sbarrate. La vicenda è passata in secondo piano. Ma siccome ci sono tutti i presupposti per il ripetersi di questa scena già a partire da domenica prossima – e purtroppo anche durante le vacanze di Natale – i rappresentanti sindacali di Cgil, Uil, Sadirs, Siad, Ugl e Cobas Codir hanno preso carta e penna per denunciare le inadempienze dell’amministrazione regionale.

“Pensavamo che sul Parco archeologico regionale di Segesta si fosse detto già tutto – si legge nella nota ei sindacalisti -. Fra notizie vere e smentite, con l’istituzione del Servizio Parco e con la dotazione delle necessarie unità amministrative, il grande ‘sogno’ per la costruzione di una struttura snella, fattiva ed efficace prendeva inizio, con i presupposti di portare una delle zone archeologiche della Sicilia più visitate dai turisti all’apice dell’offerta turistica e storico-culturale del territorio siciliano. E’ nata così, con l’apporto di tutti i lavoratori della zona ed in attesa di maggiori risorse, una struttura logistica-amministrativa efficace e capace di provvedere ai due scopi principali: tutela dei monumenti e fruizione dall’utente finale, sia esso studioso, turista o visitatore in genere”.

“Con grande disappunto, invece – si legge sempre nella nota congiunta delle sei sigle sindacali – la scorsa domenica i turisti hanno trovato chiusi i cancelli di accesso alla zona archeologica con il seguente avviso: ‘Questo parco rimarrà chiuso al pubblico domenica 27/11/2011. Il sito riaprirà al pubblico lunedì 28/11/2011 alle ore 9,00. Ci scusiamo per il disagio’. Non venivano specificate le motivazione della chiusura perché difficilmente sarebbero state comprese”.

Il direttore del Servizio Parco non poteva agire diversamente, vista la caotica organizzazione del servizio da parte dei vertici del dipartimento dei Beni culturali della Regione siciliana. La storia è sempre la stessa: i soldi per organizzare feste & festini, nonché consulenze e clientele varie si trovano sempre. Mentre le risorse per pagare il personale in modo da offrire ai turisti la possibilità di visitare musei e area archeologiche durante i giorni festivi non si trovano mai. Tanto, complice anche una certa informazione che non ama andare al fondo di certe questioni amministrative, la responsabilità viene matematicamente scaricata sui lavoratori, che dovrebbero prestare la propria opera ignorando il contratto di lavoro.

“Sono mesi che questo argomento viene dibattuto costantemente in tutti i comunicati sindacali congiunti – si legge nella nota dei sindacati – evidenziando tutta l’intera questione. Sono state previste in servizio solo le unità di personale Istruttore necessarie per la vigilanza interna in base alla normativa vigente; il tutto nel rispetto dei numeri minimi per la tutela a parco chiuso. Utilizzando unità lavorative che si sono rese disponibili – e comunque obbligate a svolgere questo servizio – avendo già raggiunto il massimo dei servizi festivi consentiti”.

A guardare bene, anche nella gestione dei beni culturali si verifica quello che va in scena nel mondo della sanità pubblica siciliana: si sovraccaricano di lavoro i medici del servizio pubblico, si risparmia fino all’osso sui materiali sanitari (acquistando anche quelli scadenti perché costano meno); poi, però, si ‘imbarcano’ negli uffici dell’assessorato alla Salute una trentina di medici, con incarichi presso strutture intermedie (quindi dirigenti di servizi a tutti gli effetti), con costi pari a circa 4 milioni di euro per l’amministrazione: solo che, in questo caso, i soldi si trovano e non c’è l’esigenza dei risparmi.

Una cosa simile si verifica anche nel pianeta dei beni culturali. E se nelle strutture sanitarie pubbliche le responsabilità vengono scaricate sul personale medico e paramedico, nel settore dei beni culturali la scusa è che i dipendenti lavorano poco.

“Forse – si legge sempre nella nota delle sei organizzazioni sindacali – il problema si poteva risolvere nelle contrattazioni dipartimentali centrali pregresse, valutando le proposte delle organizzazioni sindacali in merito alle prestazioni di servizio festivo superiore a terzo consentito; forse il problema si poteva risolvere col prendere in esame la questione dei profili professionali e l’utilizzo razionale del lavoratori di categoria A2 in servizio nelle zone archeologiche; forse, forse, forse…”.

“Resta il fatto – concludono i rappresentanti delle sei organizzazioni sindacali – che domenica 4 dicembre 2011 (cioè domenica prossima) e per tutti i festivi del mese di dicembre, i visitatori che riterranno opportuno visitare il Parco archeologico di Segesta, in luogo delle montagne innevate del Sestriere, potrebbero trovare nuovamente sui cancelli d’ingresso la stessa comunicazione, o meglio, nel rispetto della verità: chiuso per inerzia dell’amministrazione regionale”.

 


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Si avvicinano le feste natalizie e la sicilia, come al solito, si ‘prepara’ a ricevere i turisti con i musei e i siti archeologici chiusi. Ufficialmente, per mancanza di personale, praticamente per la solita disorganizzazione organizzata ‘promossa’ dall’amministrazione regionale. E’ già successo domenica scorsa, quando il parco archeologico di segesta, uno delle testimonianze del passato dell sicilia più visitate dai turisti (350 mila presenze turistiche all’anno), è rimasto con le porte sbarrate. La vicenda è passata in secondo piano. Ma siccome ci sono tutti i presupposti per il ripetersi di questa scena già a partire da domenica prossima - e purtroppo anche durante le vacanze di natale - i rappresentanti sindacali di cgil, uil, sadirs, siad, ugl e cobas codir hanno preso carta e penna per denunciare le inadempienze dell’amministrazione regionale.

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