Gotico Americano. Ancora su Donnie Darko

DONNIE DARKO
Gotico Americano
Recensione
Spoiler free
charley_varr1ck@yahoo.it

Donnie Darko è un film di cui è difficile parlare. È difficile parlarne perché il film, ac-coppiato ad un complicatissimo sito web ufficiale (www.donniedarko.com), a un fittizio saggio iniziatico messo in circolazione (“La filosofia dei viaggi nel tempo”), a una mi-riade di riferimenti sommersi e a tutta una rete di siti web che si è andata sviluppando man mano che il film diventava un fenomeno di culto, si propone come una esperienza totale, misteriosa, destinata a penetrare lentamente dentro la coscienza dello spettatore.

Uscito in America nel 2001, piccola produzione dell’esordiente regista Richard Kelly, il film è stato per lo più ignorato (e ovviamente in Italia neanche distribuito) fino a che il passaparola e il successo a qualche festival (Sundance, Bruxelles) hanno fatto da volano e l’hanno trasformato in un autentico fenomeno sommerso: attirando così l’attenzione. Detto, fatto: Donnie Darko è riproposto, allungato in versione Director’s Cut, e final-mente è possibile vederlo anche in Italia, anche se “schiacciato” dai blockbuster di Na-tale e in qualche piccola saletta d’essai.

Meglio. Le salette sono più intime, si sta stretti, con lo schermo davanti agli occhi, ed è possibile godersi l’inizio del film: onirico, avvolgente. Donald Darko, il protagonista, si risveglia all’alba, in mezzo a una strada deserta, con la sua bicicletta accanto, mentre i-nizia la trasognata Never Tear Us Apart degli INXS.

Donald Darko è il classico teenager americano, che vive nella classica cittadina di pro-vincia americana (quella di milioni di film e telefilm, villini tutti belli ordinati, grandi viali con gli alberi che perdono le foglie, il vicino che dà acqua ai fiori del giardino, ecc.) Una notte, Donnie si sveglia perché sente una voce che lo chiama fuori, in giardi-no. Esce: gli appare un enorme coniglio con la faccia satanica che comincia a parlare con lui e gli dice che la fine del mondo arriverà tra 28 giorni, precisandogli anche l’ora esatta. Poi sparisce. Nello stesso momento, il motore di un jet precipita dal cielo schian-tandosi contro la casa di Donnie, distruggendo la sua camera. Donnie che miracolosa-mente e misteriosamente era stato chiamato fuori, si salva.

Da questo momento, il film diventa un complicato puzzle, e lo spettatore è chiamato a venirne capo, sistemando tutti i tasselli con l’aiuto anche degli strumenti di cui sopra (sito web, saggio, siti degli appassionati, ecc.)

È possibile però vedere il film in maniera diversa, non concentrandosi sull’esatta dina-mica del rompicapo metafisico, ma abbandonandosi al suo fluire, alle sue suggestioni, aiutati anche dalla magnifica colonna sonora, composta da Michael Andrews e impre-ziosita da una selezione di canzoni degli anni ’80 (Tears for Fears, Joy Division, INXS, Echo and the Bunnymen.) L’atmosfera diventa allora davvero intensa e ci si trova im-provvisamente di fronte a un turbine di temi ed emozioni: il mistero dell’adolescenza, miscuglio inestricabile di paura e desiderio; le paure personali e collettive; la scoperta, di sé e del mondo; il miracolo della crescita, della transizione, ancora una volta persona-le e collettiva; le dinamiche che ci legano l’un l’altro; l’infanzia contro la maturità, la follia contro la sanità, la verità contro l’ipocrisia; quel turbine di sensazioni che si sen-tono nel petto a un certo punto della vita, che trasformano il mondo in un ciclone e noi nell’occhio di questo.

Ci aveva provato Sophia Coppola a fare un film del genere, portando sullo schermo “The Virgin Suicides”, l’omonimo romanzo-culto di Jeffrey Eugenides, aiutata anche dalle musiche eteree degli Air. Ma non era riuscita a centrare appieno il bersaglio.

Donnie Darko invece è sempre teso e coinvolgente e ci sono momenti davvero vibranti, come la scena nel cinema vuoto con Donnie e Gretchen (la sua ragazza). Lei finisce per addormentarsi e nella spettrale atmosfera della sala vuota Donnie incomincia ad avere le allucinazioni e spunta Frank, il coniglio satanico. Cinema vuoti di provincia, storie di ragazzi, famiglie, prati, villini ben ordinati, personaggi bizzarri e inquietanti che si af-facciano nelle inquadrature: gotico americano.

Mezzo teenage movie, mezzo horror-fantascientifico-catastrofico, il sangue che pulsa nelle vene del film è in realtà lo stesso sangue del David Lynch di “Twin Peaks” e “Mullholland Drive”, di Van Sant, della letteratura fantascientifica da Philip K. Dick a Stephen King. E ancora “Il Giovane Holden” di Salinger,  “Magnolia”, “American Be-auty” e “Ritorno al Futuro”.

Proprio di quest’ultimo, direttamente citato nel film, Donnie Darko rappresenta una sor-ta di continuazione e “rovesciamento.” Entrambi film giovanilistico-fantascientifici, en-trambi ambientati negli anni ’80, entrambi con protagonisti alle prese con fidanzate e viaggi nel tempo: mentre Marty McFly e Doc sono il lato positivo, ottimistico dei ram-panti ’80, burloni che scorrazzano avanti e indietro nel tempo mettendo tutto a soqqua-dro e poi rimettendo a posto le cose, Donnie Darko e Frank sono il lato oscuro, perso-naggi da fin du siècle, da fine millennio, figli di un’America sfiduciata, alle prese col collasso di tutto e con la fine del mondo.

Riuscitissimo nella sua ispirazione messianica e spirituale, quello in cui il film non con-vince appieno è la sua costruzione, la sua architettura: il puzzle troppo involuto e com-plicato che diventa la trama; i colpi di scena e le rivelazioni troppo gonfiate; quelle spiegazioni fantasiose finali “da film americano.” Viene messa troppa carne al fuoco e verso la fine il film comincia a pasticciare un po’, a stancare. Ma fortunatamente, in un modo o nell’altro, il regista riesce a tenere le redini in mano.

Se è magari esagerato dire che Donnie Darko è “tra i cento film più belli nella storia del cinema” (come risulta dalle votazioni dell’imbd e diventato uno degli slogan di lancio) è comunque davvero un gran bel film, con attori convincenti (compresi un imbolsito Pa-trick Swayze e una stupenda Drew Barrimore, anche produttrice del film), un passo vi-brante, una colonna sonora trasognata e struggente e un fascino che non è facile dimen-ticare una volta usciti di sala.

 

www.donniedarko.com (sito ufficiale)
www.sanctuaryrecordsgroup.co.uk (colonna sonora)
www.tonystuff.co.uk/darko-time.htm (“la filosofia dei viaggi nel tempo”)
www.stainlesssteelrat.net/ddfaq.htm (donnie darko faq)
www.imdb.com/title/tt0246578/board/nest/13106706 (board di discussione su imdb)


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