C’aiu fami, unni manciu?

 

Il brontolio proveniente dal mio stomaco, mi spinge a guardare l’orario! Azz! Sono ancora le 12:45, ma non riesco più a seguire. I rumorini diventano sempre più frequenti e, non riuscendoli più a controllare, l’imbarazzo cresce. Forse, in preda alle mie allucinazioni da fame, comincio a fantasticare sui paradisiaci posti descrittimi dai miei colleghi, Carmelo detto “u’ manciuni” e Luisa detta “a’ m’briacuna”. Le immagini cominciano a farsi più nitide, ed ecco che ho la prima visione:

La cantina del sole: Girato l’angolo di piazza Dante ci si imbatte in uno
dei posti più frequentati dagli studenti della facoltà di Lingue all’ora
di pranzo. La puzza di trippa all’ingresso devasta le mie narici, ma io non demordo, “c’aiu fami!”. “Signor Mario, me lo fa un paninazzo?”
Mario mi serve un mezzo filone con carne di cavallo, 300 grammi di patatine e mozzarella (si potrebbe sfamare un intero esercito con quel panino). Per favorire la degustazione della carne, innaffio il tutto con un bel bicchiere di vino locale, servitomi dalla “sempre cortese” signora.
Panino 3 euro, bicchiere di vino 50 centesimi, e con soli 3,50 euro ho stramangiato, e se avessi voluto, avrei potuto comprare una bottiglietta d’acqua a 70 cent. e un piatto di lasagne a 2,50. Purtroppo, essendo in preda ad allucinazioni, il brontolio non riusciva a placarsi. Allora esco e a 10 metri mi imbatto in una fila di persone, proprio all’altezza del panificio descrittomi dai miei due amici e decido che vale la pena aspettare.

La panetteria: Cartocciate con funghi, melanzane o wurstel, arancini al salmone, agli spinaci e al ragù, pizzette di ogni tipo e dimensione, bolognesi, tutto a 80 cent. Nonostante le porzioni di pasta costino in media 2 euro, le loro dimensioni non riuscirebbero a placare la mia fame lupina e quindi scelgo di ingozzarmi a pezzi di tavola calda. Mmm! Buona scelta! Misteriosamente la fame sembra essersi placata! Ma non appena esco dal panificio, vado per tornare in facoltà e sento un odorino di pollo, proveniente da una rosticceria di nuova apertura,
sita di fronte all’entrata del giardino Benedettini. Lo stomaco mi si riapre
come per magia.

Peccati di gola: Nonostante il sogno mi permetta di mangiare senza limiti e senza il rischio di sazietà, l’idea di mangiare un pollo intero, anche se dall’aspetto invitante, non mi alletta. Preferisco passare a un buon panino con l’immortale (o la mortale) cipollata. Non contento, sento la necessità di un contorno. Non riesco a resistere a una “mega squisita” porzione di patate al forno, che hanno solo il difetto di costare parecchio (a peso). Alla fine la sensazione che ho è l’incoerenza; è mai possibile che ho pagato un panino con la carne 2,50 euro e una porzione di patate 2,60 euro?

Fantasticando si fanno le due, mi risveglio quando la lezione finisce e la fame ha raggiunto il limite dell’incontenibile. Per non svenire, mi accontento del vicino bar della facoltà:

Bar della facoltà: primi e secondi costano 2,50 euro, ma i prezzi di caffè, tavola calda, bibite e altro, sono in costante lievitamento e la qualità comincia a non reggere il rapporto con il prezzo. La fame è così tanta che prendo 2 pezzi, pago 1,70 euro e mi preparo ai lettorati, continuando a pensare che, nel sogno, avevo mangiato ovunque da dio, spendendo poco.

Uscendo dal bar incontro Luisa e Carmelo “ca’ panza china”, provenienti, probabilmente, da uno dei posti apparsi nelle mie visioni, che con un sorriso beffardo mi augurano un falso “buon appetito!”


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