Vinicio suona “Da solo”: «Un disco per piano e strumenti inconsistenti»

Che strano sentir parlare Vinicio Capossela di un album fatto da solo. Magari spogliato della sua maschera da uomo primitivo, senza il pellicciotto marrone, senza la caterva di strumenti alle sue spalle e le mani indaffarate nelle varie esultanze ancestrali. Strano sì. Soprattutto perché è lui stesso a presentare “Da solo” – in uscita il prossimo 17 ottobre – come un disco più docile e rilassato: «Un disco per piano e strumenti inconsistenti, ossia quegli elementi che possono stare intorno al pianoforte e dargli un’aura, del pulviscolo sonoro. Voce e pianoforte sono centrali in questo disco che è soprattutto di ballate. Gli strumenti inconsistenti fanno da coro, danno spazio e profondità. Rivestono il pianoforte come un maglione».
Capossela non è un cantautore come gli altri, almeno in Italia. La sua ispirazione teatrale, le sue battaglie politiche (non ultima quella contro la costruzione di una discarica ad Andretta in Irpinia), la sua ebbrezza perpetua, le sue incursioni negli abissi marini, lo rendono un personaggio differente. Non c’è molto che gli assomigli, non ci sono epigoni, forse c’è solo qualche maestro nel quale ravvisare certe movenze e posture, prendi il jazzaccio di Tom Waits, o le liriche ruvide di Bukowski o John Fante. Ma di certo sono soprattutto sue, originalissime, le smorfie artistiche che lasciano senza saliva in bocca, soprattutto durante un suo live. Dunque, dopo il successo annunciato di “Ovunque Proteggi” del 2006 ecco che il seguito “Da solo” si candida ad acciuffare il titolo di disco dell’anno proprio in extremis.
“Da solo” è stato registrato da Capossela tra Milano e New York, a godersi quell’America che ha sempre preso a modello sonoro. Un’America incrociata, tra l’altro, la scorsa primavera, direzione Texas, dove Vinicio ha registrato un pezzo (“El Pulpo ”) che è entrato come extra nella versione italiana del disco “Carried to Dust” dei Calexico: «Nello studio di Tucson, dove l’aria è tersa e la polvere secca come i colori delle camicie sempre stirate a scacchi stinti di John Convertino, dove il cielo è ottimistico come le scarpe da ginnastica e i jeans di Joey Burns, dove ci si può sentire dei fuorilegge in fuga come John Dillinger e la musica dei Calexico suona elettrica nell’aria, e soffia tra gli alti cactus – ha scritto Vinicio – ci riunimmo per una sessione di pezzi di frontiera».
Il tour ad accompagnamento di Da solo si chiamerà “Da solo on la strada” e partirà il 31 ottobre dal Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno (e poi a seguire Napoli, Avellino, Milano, Parma, Cuneo, Alessandria e Catanzaro). Un tour, come al solito, cosparso di imprevedibilità e, quest’anno, ispirato a tutto ciò che rappresentava il “circo delle stranezze” ideato da Phineas Tylor Barnum negli Stati Uniti di fine Ottocento, ovvero “The Greatest Show on Earth” come veniva definito dal suo stesso creatore. Ed è lo stesso Capossela, dalle pagine del suo sito internet, che anticipa le “stranezze” dei suoi prossimi set: «L’allestimento prevede l’uso di “side show banners”, teli colorati che illustrano attrazioni, in un contorno di luce da acquario e lampadine da carnival, da luna park. Ci saranno strumenti inconsueti tra i quali troneggia la riproduzione di un Mighty Wurlitzer, il “theater organ” indispensabile accompagnamento di ogni impresa fantastica. Il concerto vedrà un’esposizione di strani mostri in forma d’attrazione, alternati al pianoforte narrante da saloon». E se ce lo dice lui, noi non possiamo far altro che fidarci ciecamente.


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