Vita e morte di un antimafioso

Giuseppe Impastato, detto Peppino, nasce a Cinisi, in provincia di Palermo il 5 gennaio del 1948.
La sua è una famiglia con forti connotazioni mafiose, soprattutto dalla parte del padre Luigi, che durante il fascismo era stato confinato a Ustica per tre anni, poi ridotti a due. Sin da ragazzo Peppino rompe con le sue origini e si dedica ad attività politico-culturali antimafiose: prima fonda il giornalino “L’Idea socialista”, poi aderisce al PSIUP, dal 1968 partecipa al gruppo di “Nuova Sinistra”, guida le lotte dei contadini espropriati contro la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, fonda il gruppo “Musica e cultura”, che organizza attività quali cineforum, dibattiti, spettacoli teatrali, e, data storica, nel 1976 mette su “Radio Aut”, una radio autofinanziata, attraverso cui, durante il seguitissimo programma “Onda pazza”, racconta e denuncia con una ironia geniale le speculazioni edilizie avallate dagli organi comunali, gli affari illeciti, lo spaccio di droga e  i delitti della cosca mafiosa di Cinisi e Terrasini, controllata da Gaetano Badalamenti. 
 
Nel 1978 si candida con Democrazia Proletaria alle elezioni nel comune di Cinisi, ma la notte tra l’8 e il 9 Maggio viene sequestrato, torturato e assassinato: il suo corpo viene fatto esplodere con una carica di tritolo di 5 chili lungo i binari della ferrovia Palermo-Trapani. Peppino viene eletto comunque consigliere comunale. La stampa, così come le forze dell’ordine e  la magistratura parlano di suicidio prima e di atto terroristico finito in tragedia poi, ma mai di mafia. Il caso viene archiviato, nonostante le attività di controinformazione dei compagni e degli amici fornissero elementi incontrovertibili sul fatto che si trattava di omicidio. Sarà riaperto su iniziativa del giudice Rocco Chinnici, con una sentenza del Tribunale di Palermo nel maggio del 1984 in cui viene riconosciuta la matrice mafiosa del delitto, ma non ne vengono individuati ancora i responsabili. Il caso viene riarchiviato nel 1992 e poi riaperto solo nel 1996, dopo numerose pressioni da parte della madre Felicia Bartolotta, del fratello Giovanni e del Centro Siciliano di documentazione antimafia che nel frattempo è stato intitolato a Peppino. I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione Comunista, il Comune di Cinisi e l’Ordine dei giornalisti chiedono di costituirsi parte civile. Il 5 marzo 2001 la Corte d’assise condanna Vito Palazzolo a 30 anni di reclusione e l’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti all’ergastolo in quanto responsabili dell’assassinio. 
 
Alla vita esemplare di Peppino sono stati dedicati libri, canzoni, spettacoli teatrali, progetti e un film: “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, la cui sceneggiatura è stata scritta da Claudio Fava, Monica Zappelli e Marco Tullio Giordana, film che ha conosciuto un enorme successo e ha avvicinato la figura di Peppino sempre più alle generazioni più giovani. Tra i libri “Peppino Impastato-Una vita contro la mafia” di Salvo Vitale; “La mafia in casa mia” di Felicia Bartolotta Impastato, a cura di Anna Puglisi e Umberto Santino; “Notissimi ignoti” di Felicia e Salvo Vitale; “Amore non ne avremo” poesie di Giuseppe Impastato; “L’antimafia difficile” a cura di Umberto Santino; “Cinque delitti imperfetti” di Claudio Fava; “L’assassinio e il depistaggio” a cura di Umberto Santino e “ Nel cuore dei coralli” di Salvo Vitale.


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