I have a dream, ovvero l’arte del sogno

L’artista non rinuncia mai ai sogni. È sognatore, per definizione. Quale modo migliore di rendere omaggio alla sfera onirica se non una mostra di artisti, veleggiatori professionisti in quell’interminabile oceano che è la fantasia?

Dopo un’accurata selezione tra i 19 artisti “sognatori” è stato il fotografo Guido Gaudioso ad aggiudicarsi il premio in palio: la pubblicazione della propria opera, Senza titolo, nella copertina del numero 40 di Tribe Art – La Guida.

L’iniziativa, ideata dalla rivista di arte per festeggiare il successo ottenuto fin ora, è promossa anche dalla Libreria Cavallotto di Corso Sicilia che ospita la mostra/concorso negli spazi espositivi dell’ultimo piano, dal 18 al 27 giugno nei giorni e negli orari di apertura della libreria (dal lunedì al sabato: 9-13/16-20). La mostra si sposterà nei locali de I Tre Misteri, a Tremestieri Etneo (CT), dove sarà visitabile dal 29 giugno al 19 luglio 2007.

«Eravamo indecisi tra Gaudioso e Ponticelli – ci racconta Alessandro Fangano di Tribe – ma dopo un consulto con Luigi Nicolosi della Galleria Artesia abbiamo deciso che l’opera di Gaudioso, oltre che essere bella, rendeva molto di più dell’altra nella copertina di Tribe».

Dopo essere entrati nel locale, si ha subito l’impressione di trovarsi in una dimensione altra, priva di fisicità e razionalità. Per aiutare il pensiero a librarsi meglio in aria, un buon bicchiere di vino offerto dall’azienda vinicola Gambino.

Il vincitore del concorso, Guido Gaudioso, è un fotografo formidabile. Ai presenti mostra con orgoglio i suoi scatti, manipolati in digitale in post produzione: «Fino a un anno e mezzo fa non mi piaceva l’idea di lavorare con il computer. Mi servo di alcuni strumenti di Photoshop che mi permettono di sovrapporre fotografie diverse come fossero livelli distinti, amalgamandoli in quella che poi diverrà l’opera definitiva». Gaudioso in Senza titolo rappresenta ciò che per lui è il tratto fondamentale dei tempi in cui viviamo, ispirandosi alle teorie del nomadismo psichico. L’uomo al centro dell’opera è l’emblema della società liquido-moderna: le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a sedimentarsi in abitudini e procedure.

Oltre all’opera vincitrice di Gaudioso sono presenti le opere di: Davide Camonita, Alessandro Conticelli, Gaetano D’Alessandro, Monica Dresda, Daniel Sebastian, Venera Giuffrida, Giorgio Greco, Angelo Ingaliso, Barbara Karwowska, Salvatore Lauricella, Pina Mazzaglia, Mauro Mencucci, Fiorenza Petralia, Luca Prete, Giuseppe Russo, Alfio Sorbello, Maurizio Sciré e Antonino Triolo.

I linguaggi espressivi utilizzati sono i più disparati: si va dalla scultura alla video-art, dal collage alla pittura, dalla fotografia al loop video.

Itria Monica Dresda presenta il suo video Storia di un sogno artificiale, ispirata da Decroux, padre del mimo contemporaneo. Protagonista indiscussa del video è la natura, che patisce, si contorce, si divincola cercando di sciogliere il forte legame che la lega alla Madre Terra. Fiori strappati dal terreno o dalla sabbia. Fiori recisi. Il sogno di una via d’uscita. Da un buco nella nuda roccia una margherita gialla prende vita e lì trova la liberazione. È un movimento sinuoso, labirintico, convulsivo, quasi claustrofobico. Il fiore emula il movimento del mimo che sembra muoversi in uno spazio finito, una sorta di ampolla di vetro.

Pina Mazzaglia aggiunge una vena gotica al tema del sogno rappresentando “La donna e il dragone” (un capitolo dall’Apocalisse) con Il bacio. Un draghetto sul palmo della mano della donna. Il fantasy portato in trionfo. Nell’eterna lotta tra bene e male, il sogno è che il bene trionfi sempre.

Lento, Emergendo è materia (tela, juta, legno, carta, oro) ma anche spirito. Mauro Mencucci mette al centro dell’opera la realtà spirituale raffigurata da una sfera che non viene né ostacolata, né nascosta dai materiali utilizzati. Questi si dispongono invece in modo razionale per lasciare traspirare la sfera. Nulla può fermare i sogni.

Luca Prete, presente all’inaugurazione, ci illustra il concept della sua opera SUPER L’ES IO NATO, dove la figura austera di Freud tiene in mano un proprio libro scritto insieme all’artista: «Come io sogno di scrivere un libro con lui, anche lui potrebbe sognare di scrivere un libro con me. Perché dovrebbe dirmi di no? La ‘R’ cerchiata che compare qui è la ‘R’ di ‘registrato’ che hanno ormai tutte le cose e tutte le persone. Freud ci vedrebbe così oggi». L’opera di Luca Prete è l’unica esposta a non essere in vendita. «Come si fa a vendere i sogni!? – dice l’artista – I sogni devono rimanere tali, non devono neanche realizzarsi altrimenti non sono più sogni. Noi stessi siamo sogni». Tenere chiusi i sogni nel cassetto, dunque. Il sogno come un tendere all’infinito senza mai arrivare.

Accade poi che i sogni diventino realtà: davanti ai nostri occhi, prima posati su di un’opera, si fondono due arti. Giuseppe Russo, in arte “Russoski”, al mix video, abile nel loop e nello stop motion, scruta con attenzione le foto fuori concorso che Gaudioso sfodera dal suo book e ne rimane estasiato. I due in estemporanea parlano di un progetto, si danno appuntamento per un briefing. «Sarei davvero felice se Giuseppe riuscisse a dare movimento alle mie opere – confessa Gaudioso -. Per esempio il fuoco di questa foto potrebbe essere una fiamma viva oppure l’intonaco di quest’altra potrebbe scrostarsi dinanzi gli occhi dello spettatore».

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