Madrid- Ibiza: un viaggio ai limiti del reale

Arrivata a Madrid ebbi l’impressione di una grande, anzi immensa, metropoli, nella quale ad ogni angolo vi è un monumento, un edificio storico, un qualcosa, una qualsiasi cosa, che valga la pena contemplare ed ammirare per ore ed ore rendendo questa città unica e ineguagliabile, ma che per colpa del sole rovente di agosto i madrileni lasciano agli sguardi sbalorditi dei numerosi turisti che, in questa stagione e non solo, traboccano nella capitale castigliana.

E tra questi turisti ci sono anch’io, incredula di aver realizzato uno dei miei più grandi desideri.

Attraversando la Gran Via, un lungo viale, ci si sente davvero al centro della vita madrilena.

In essa sono situati ristoranti per tutti i gusti, fast food, negozi d’abbigliamento per tutte le tasche, cinema e teatri e quant’altro possa essere utile a rendere più piacevole non solo la vita di chi a Madrid ci vive, ma anche quella di chi ha la fortuna, come me, di viverla soltanto per un breve periodo.

Per non parlare del Palazzo Reale, immenso ed elegante edificio che all’esterno si presenta nei colori bianco e dorato, segno di regalità e potere di una Spagna aristocratica. All’interno le numerose sale, tutte decorate e ammobiliate con diversi stili che contraddistinguono le diverse epoche e vicende storiche, richiamano tempi ormai lontani, nei quali re e regine vivevano tra agi, sfarzi, e perché no, anche tra vizi. Ogni stanza è degna di essere ammirata nei minimi particolari, i quali rendono questo palazzo unico nel suo genere.

In rassegna, altri luoghi che rimarranno impressi nella mia memoria: Piazza di Spagna, nella quale vi è un bellissimo monumento dedicato a Cervantes, con i suoi Don Quijote e Sancho Panza; Piazza Maggiore, grande piazza di forma quadrata “rinchiusa” da una cintura di edifici; la Ventas, storica arena di Madrid; e, essendo io un’appassionata d’arte, non potevano mancare il Museo Nazionale del Prado (con i quadri del famosissimo pittore spagnolo Goya), il Museo Nazionale di Arte Regina Sofia, nel quale ho assistito a una fantastica mostra temporanea dei quadri di Picasso, e il Museo Thyssen-Bornemisza  ospitante la mostra temporanea dei Cezanne.

Ma dopo questa sintetica “botta di cultura” non posso finire di parlare di questa città senza aver citato la movida .

La notte madrilena si svolge più o meno così: cena dopo le 22, dopo la mezzanotte ci si ritrova in un bar a tomar la copa (“bere un drink”) e verso le 3 tutti in discoteca, non prima. Nel fine settimana, certe strade, come per esempio Piazza di  S. Ana,  di Huertas e Piazza di Spagna e le viuzze dei barrios di Chueca e Malasaña, alle 4 del mattino sono intasate da gente e mezzi come se fosse da noi la Vigilia di Natale. E dopo essersi strapazzati in discoteca, verso le 6 è l’ora degli after hours, aperti fino alle 9 del mattino.

E continuando a parlare di movida, ecco che irrompe quella di Ibiza, forse la più conosciuta e la più sognata da quanti della notte fanno uno status di vita. Sentendo solo il nome di quest’isola, tutti drizzano le orecchie, sapendo che quel che si trova è divertimento sfrenato e vida loca.

Ed è proprio così. “L’isola del tutto è concesso, e niente è proibito”  (è questo il motto con il quale Ibiza ha fatto la propria fortuna) è visitata nella stagione estiva da migliaia di persone provenienti da tutte le parti del mondo, accomunate da una gran voglia di vivere una vacanza senza pensieri e senza regole nella più completa frenesia. La tipologia della notte di Ibiza è molto simile a quella madrilena: bar, drinks, disco e after hours. Chi viene ad Ibiza ha come mete principali le numerose discoteche, le più famose al mondo (per citarne alcune: Space, Privilege, Pacha, Amnesia), nelle quali i più grandi dj di musica house (Carl Cox, Erick Morillo, Claudio Coccoluto) danno libero sfogo alla loro fantasia, creando, per gli amanti del genere, una musica house unica e di gran qualità. Per questo non ci si meraviglia (o forse un pochino) se il prezzo standard per entrare in una di queste discoteche parte dai 30 euro in su, da sottolineare in prevendita e  senza consumazione. Ma ciò viene subito dimenticato quando si entra  in queste strutture enormi e molto particolari nelle quali, durante la serata, si possono trovare spettacoli di acrobazia, nottate a tema (lo schiuma party è quello più gettonato), cubisti e cubiste travestiti nei modi più estrosi… insomma, si rimane comunque, o nel bene o nel male, senza parole.

Ma oltre le discoteche, vi sono numerosi locali notturni, nei quali i turisti si recano per trascorrere una serata “più tranquilla”. Qui ci si può accomodare all’aperto e prendere qualcosa da bere, aspettando la mezzanotte per potersi recare in un’altra sala all’interno dello stesso locale e scatenarsi a ballare.

Un altro elemento fondamentale della vita di Ibiza sono i numerosi PR  che, posti lungo le strade, “attraccano” i turisti e con il loro savoir fare studiato e ben messo in pratica,  cercano di convincerli a scegliere di passare la nottata in una qualche discoteca o locale, proponendo il programma e vendendo i biglietti in prevendita.

Ma, vista così, Ibiza sembra quasi innocua. Purtroppo, quest’isola non regala solo eccessi fatti di musica house, drinks e locali fuori dal comune, ma anche di droghe che circolano liberamente e di cui, una volta arrivati lì, molti fanno uso e abuso, trovandosi nel luogo di perdizione per eccellenza.

Per tutto ciò, quest’isola ha lasciato dentro di me sensazioni e impressioni contrastanti,  ma comunque si è mostrata a me senza riserve, in tutte le sue forme, colori suoni e rumori: ed è per questo che, in fondo, si viaggia.

Queste due mete, così diverse tra loro, sono state luoghi di riflessioni e conoscenze, di divertimenti ed euforie,  che hanno reso questo viaggio, durato solo dieci giorni, al limite del reale, catapultandomi quasi in un’altra dimensione fatta di luci, colori e vitalità (quest’ultima prerogativa essenziale degli spagnoli), “sballottata” tra passato e presente e che hanno reso il ritorno alla mia vita di sempre molto più difficile di come immaginavo; ma, in fondo, credo che lo scopo del viaggio sia proprio quello di tornare e raccontarlo, cosicché si possa realizzare di averlo compiuto davvero, e, di questo, sorriderne.


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