I cinghiali all’Addaura sono a caccia di rifiuti Rap studia soluzione: «Abolire i cassonetti»

È di nuovo allarme cinghiali all’Addaura. I suidi da settimane sono tornati a farsi vedere e, da un mese a questa parte, gli avvistamenti sono ricominciati con una certa frequenza. L’ultimo domenica sera, intorno alle 23, quando almeno tre esemplari sono stati fotografati da alcuni residenti in uno slargo, poco prima del Solemar, alla ricerca di cibo. Ma il fenomeno è più vasto e interessa anche l’Arenella e Vergine Maria, dove si registrano numerose segnalazioni, amplificato dalla presenza di rifiuti, abbandonati fuori dai cassonetti, che finiscono per attirare gli animali. La presenza dei cinghiali è nota da tempo ma la loro vicinanza a ridosso delle abitazioni ormai si può dire costante. Una situazione che rappresenta un pericolo per l’incolumità di cittadini e automobilisti: gli animali, infatti, si spostano solo di notte, lungo la strada, e a causa della pelliccia scura sono difficili da individuare.

E c’è chi ha chiesto un intervento per arginare il problema almeno in questo periodo. «Abbiamo preteso la massima attenzione e pulizia da parte della Rap in quella area per evitare la tracimazione dei cassonetti e rifiuti per terra – dicono il consigliere del M5s Tony Randazzo e il consigliere della VII circoscrizione Giovanni Galioto che hanno richiesto anche un incontro con Sergio Marino – Occorre affrontare la questione seriamente. Non si arrivi alla tragedia prima di scuoterci come spesso accade in questa città dove è tutto fermo. Da lì passano non solo automobilisti ma anche ciclisti che amano fare quel percorso».

Un pericolo che il presidente della Rap Giuseppe Norata ammette di conoscere bene e che sta valutando di affrontare con provvedimenti drastici: «Abbiamo in corso un intervento eccezionale per la rimozione dei rifiuti ingombranti in tutta la città – rivela – e lì sarà fatto in questi giorni, ma la questione è l’abbandono dei rifiuti per terra che potrebbe essere superato con l’abolizione dei cassonetti. In presenza di questi animali selvaggi la soluzione è rimuovere ciò che li attrae». Ma come realizzare in breve tempo una soluzione così radicale? «L’ideale potrebbe essere una postazione mobile per i residenti, con un orario contingentato che consenta di conferire la spazzatura in fasce orarie stabilite, e la creazione di un’isola ecologica per conferire rifiuti differenziati». Al momento, si tratta solo di ipotesi e rimarrebbe, comunque, da individuare l’area designata che, però, potrebbe trovarsi troppo distante dall’attuale postazione destinata ai cassonetti: «La soluzione immediata potrebbe essere un’isola mobile, ma dobbiamo verificare la disponibilità dei mezzi. Noi – osserva – possiamo intervenire soltanto eliminando i rifiuti».

In effetti, è l’ente gestore della Riserva di Monte Pellegrino che, attraverso un programma di controllo, monitora la popolazione dei cinghiali. Ma solo nell’area di competenza, per lo più nella zona alle falde del monte. «Come rangers abbiamo un piano di cattura che possiamo attuare solo all’interno della riserva, ma non basta» ammette Giovanni Provinzano, responsabile per la sicurezza della Riserva. Da un monitoraggio eseguito dai rangers, in quest’area staziona un nucleo di circa 30 esemplari: il programma prevede la cattura e l’abbattimento degli animali. Ma non sembra dare i risultati sperati. «Attualmente abbiamo attivato una gabbia in via Bonanno, ma gli animali si aggirano per lo più fuori dalla nostra area, tra l’Arenella e l’Addaura, e finora non ne abbiamo preso nessuno. Cerchiamo di attirarli ma se trovano cibo altrove è tutto inutile. Il fenomeno è più sentito in questo periodo perché sono attratti dai rifiuti e ciò li rende visibili, ma c’è tutto l’anno».

Per risolvere definitivamente l’emergenza servirebbe un “piano di cattura fuori riserva”, introdotto con legge regionale nel 2015, dopo il grave episodio di un uomo aggredito e ucciso a Cefalù da un branco di cinghiali, ma per ottenere le autorizzazioni occorre seguire un iter molto complesso: «Abbiamo avuto diversi incontri con il corpo forestale, con l’assessorato Territorio e ambiente, e con il Comune – spiega ancora Provinzano -, ma prima serve una statistica del fenomeno. Solo successivamente, il piano potrà essere trasmesso all’assessorato all’Agricoltura, per poi ricevere il parere dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Ma siamo solo all’inizio – conclude – ancora nella fase di monitoraggio». 


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