Himera, scoperta focacceria di 2600 anni fa «Sfamava i greci che si recavano al tempio»

Che gusto avevano le focacce tra la fine del sesto secolo avanti Cristo e l’inizio del quinto? Per ora bisogna accontentarsi di vedere come venivano cucinate visitando la nuova scoperta archeologica nell’antica colonia greca a Himera nel Palermitano avvenuta, durante la campagna di scavi realizzata dall’università di Berna, grazie alla convenzione con il polo regionale di Palermo per i parchi e i musei archeologici, che, a partire dal 2012, ha riportato alla luce alcune aree sacre che verranno indagate ulteriormente nei prossimi anni. 

Quest’ultima ricerca si è concentrata in uno degli spazi con tre altari dove si svolgevano i riti legati a funzioni religiose e alla preparazione e conservazione del cibo. È stato portato alla luce un vano adibito a dispensa per derrate alimentari – vino, frumento, acqua, olio. Con molti fornelli, marmitte e pentole che fanno supporre siano stati utilizzati per la preparazione di pizze e focacce per un numero elevato di persone che frequentavano il santuario. I cibi venivano cotti nei cosiddetti forni a campana e su alcune piastre. L’alta presenza di contenitori d’acqua (hydrie) e la vicinanza di una probabile falda acquifera simboleggiava inoltre non solo «una fonte di vita, ma soprattutto un elemento purificatorio obbligatorio per l’entrata nel santuario», come affermano gli studiosi. 

Lo scavo è stato realizzato sotto la guida della professoressa Elena Mango dell’Università svizzera con un’equipe di undici persone, composta da docenti. Il lavoro si è svolto con la supervisione della direttrice del polo archeologico di Palermo Francesca Spatafora e del responsabile del Parco di Himera Maria Rosa Panzica. «Si tratta di una ulteriore scoperta che arricchisce in maniera significativa – dice all’ANSA, la dottoressa Spatafora – le nostre conoscenze su questa antica colonia sia per quanto riguarda i culti religiosi sia per quanto riguarda la vita quotidiana». 

Himera, fondata nel 648 a.C. da Greci di origine calcidese e dorica, occupò una posizione particolarmente favorevole per lo sviluppo di una colonia greca, al centro di un ampio golfo, tra i promontori di Cefalù e di Termini Imerese, ed in prossimità della foce del fiume Imera Settentrionale, importante arteria di collegamento verso la Sicilia centrale. «La città ebbe rapido sviluppo edilizio e demografico, documentato dai grandi impianti urbanistici realizzati a partire dalla prima metà del VI sec. a.C. e dalla monumentalizzazione del santuario di Athena nella parte alta della polis. – affermano gli archeologi – Una coalizione di Greci di Sicilia affrontò vittoriosamente i Cartaginesi in un’epica battaglia, combattutasi sotto le mura di Himera nel 480 a.C., in seguito alla quale fu edificato nella città bassa il Tempio della Vittoria». 

Negli anni successivi la città rimase sottoposta al controllo politico di Terone, che ne favorì il ripopolamento con genti doriche. Ma è alla fine del V secolo che si compie il destino di Himera: nel 409 a.C., nell’ambito di un ennesimo scontro con i Cartaginesi, la città viene distrutta. Himera vantò tra i suoi cittadini uomini illustri come il poeta lirico Stesicoro e diversi atleti vincitori dei giochi Olimpici.


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