Strage via D’Amelio, tre giorni di eventi per ricordare Borsellino Il fratello: «Sentenze svolta, punto di partenza per lotte future»

«Per noi questo sarà un anno di svolta, perché si parte da qualcosa di diverso grazie a due sentenze  che affermano l’esistenza della trattativa e del depistaggio sulla strage di via D’Amelio. Non un punto di arrivo, ma di partenza per le lotte dei prossimi anni che saranno volte a spingere la magistratura, il governo e lo Stato a indagare sul periodo delle stragi. Fino a che non sarà fatta piena luce, non ci potremo mai dire un Paese democratico». Con questo spirito Salvatore Borsellino, il leader del movimento delle Agende Rosse ha presentato stamane il programma di appuntamenti nel ventiseiesimo anniversario della strage di via D’Amelio in cui persero la vita suo fratello Paolo, il magistrato ucciso dalla mafia assieme ai cinque agenti della sua scorta. 

Tre giorni ricchi di appuntamenti presentati stamane, per la prima volta, nella Casa di Paolo, nel cuore del quartiere La Kalsa, a Palermo, come ha sottolineato Salvatore: «È la prima volta e ci tengo molto che venga fatta qui nel quartiere dove io e mio fratello siamo nati, dov’è nato Giovanni Falcone, e mi auguro che diventi il luogo centrale del movimento e delle sue attività». Si comincia così già da martedì 17 luglio, alle 16.30, con il terzo compleanno della Casa di Paolo e la preghiera interreligiosa con il cantastorie Michelangelo Balistreri. A seguire, alle 18, in piazza Magione, la quarta edizione del triangolare di calcetto La legalità scende in campo, prevista la partecipazione di Manfredi Borsellino, figlio del giudice Paolo. E ancora alle 20.30, alla Facoltà di Giurisprudenza, il convengo di Antimafia Duemila Paolo Borsellino: pezzi mancanti di una strage annunciata

L’indomani, mercoledì 18 luglio, il primo appuntamento è ai Cantieri Culturali della Zisa, nella Sala De Seta, per la presentazione del video L’agenda ritrovata-il diario, un documentario che narra l’esperienza di alcuni ciclisti che, lo scorso anno, nel 25esimo anniversario della strage, hanno attraversato in bicicletta l’Italia portando simbolicamente con loro un’agenda rossa. Alle 19 è prevista la partenza per l’acchianata a Monte Pellegrino, e poi, alle 23, la partecipazione alla Veglia di preghiera in via D’Amelio organizzata dall’Agesci. Giovedì 19 luglio, alle 9, al Parco Uditore, la piantumazione di alberi in memoria di alcuni attivisti del movimento Agende Rosse, mentre alle 15 sono previsti in via D’Amelio interventi dal palco con testimonianze di familiari di vittime di mafia, artisti e studenti: Le nuove generazioni respireranno il fresco profumo di libertà?

Successivamente, alle 18, la presentazione del libro La Repubblica delle stragi e, a seguire, un dibattito a cui prenderanno parte Salvatore Borsellino, il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, il giornalista Giuseppe Lo Bianco, l’avvocato Fabio Repici, e il magistrato Giovanni Spinosa. Alle 20.30, infine, la proiezione del video con materiale inedito Nuove ipotesi sul furto dell’Agenda Rossa di Paolo Borsellino e, in chiusura, alle 22, Le parole rubate, scritto da Gery Palazzotto e Salvo Palazzolo e interpretato da Gigi Borruso.

Un anniversario, quello di quest’anno, che si preannuncia diverso, soprattutto per gli esiti giudiziari del processo il Borsellino quater. La corte d’assise di Caltanissetta, nelle motivazioni che sono state depositate lo scorso 1 luglio, ha riservato parole durissime verso chi condusse le indagini sulle strage definendolo «uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana». Eppure per Salvatore si è parlato solo del depistaggio ma nelle oltre 1865 pagine scritte dai giudici, ci sarebbe «molto di più da dire. Il depistaggio non solo c’è stato ma ha elementi reali: si parlava di una 126 e di come era stata rubata, della sostituzione della targa e di come era stata nascosta». 

Per Borsellino, quindi, si aprirebbero due scenari possibili: o chi ha organizzato il depistaggio ero in contatto con delle fonti che evidentemente avevano partecipato alla preparazione delle stragi o, ipotesi più inquietante, era in contatto con i servizi segreti e, quindi, c’è stata una partecipazione attiva da parte loro. «È un fatto grave perché se gli elementi c’erano, avrebbero potuti essere adoperati per arrivare alla verità, e invece sono stati utilizzati per occultarla». Un altro tasto dolente riguarda il mistero della sparizione dell’agenda rossa del giudice Borsellino che non è stata mai più ritrovata.

«È chiaro che fa parte del depistaggio, ordita dalle stesse persone che conoscevano anche l’ora e il luogo della strage. Non dimentichiamo che cinque o sei persone dei servizi, subito dopo la strage, erano lì in via D’Amelio alla ricerca della borsa di Paolo». Anche se Arnaldo La Barbera è ormai scomparso da tempo, il funzionario di polizia a capo del gruppo che indagava sulle stragi del ’92 e che per i giudici avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia e sarebbe stato intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa, «sono sicuro che l’agenda esiste ancora perché è stata alla base di ricatti di chi l’ha posseduta, adoperata come mezzo di potere grazie alla rete di ricatti incrociati per il suo contenuto, la trattativa, per anni negata». 


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