Ma cu tu fici fari, ecco la Palermo vista dagli altri La storia di Fateh. «Sono arrivato qui per caso»

Da lui, lo dicono in tanti, si mangiano i falafel più buoni della città. Ma Fateh è soprattutto la prova che anche la cucina può essere politica. Nato e cresciuto in un luogo di guerra, vive a Palermo da più di 30 anni ed è arrivato qui per studiare Architettura, ma in poco tempo si è ritrovato a fare il ristoratore. Fateh Hamdan è palestinese e il suo ristorante Al Quds (Gerusalemme in arabo) è un punto di riferimento per tutti gli amanti della cucina mediorientale. Si trova a pochi passi da Piazza Rivoluzione, nel cuore della movida, ed è conosciuto e apprezzato da tanti, palermitani e non.

«Per mantenermi gli studi lavoravo in una pizzeria tre volte alla settimana – racconta Fateh – e da lì ho cominciato a notare che cucinare mi piaceva, in Palestina non avevo mai cucinato. E’ stato il ministero degli esteri a darmi come destinazione l’università di Palermo, all’epoca si faceva richiesta di studiare in Italia e ti assegnavano una città un po’ a caso, io sono stato fortunato perché Palermo è un posto bellissimo»

Da quel momento Fateh non è andato più via, da un paio di anni è cittadino italiano e si è anche candidato alle scorse comunali per dare un contributo alla città che gli ha dato tanto ma rivendica la sua identità di cittadino del mondo: «Potrei anche tornare in Palestina, lì la mia famiglia possiede molti ulivi e una bella casa di campagna. Anche se ci sono centinaia di check point e la mia terra è sotto assedio noi siamo abituati a vivere così, forse quando sarò più vecchio tornerò in Cisgiordania per godermi un po’ di campagna e il riposo, oppure potrei andare da qualche parte in Europa. Sono libero di scegliere ma resto a Palermo perché qui sto bene». 

Fateh ha imparato il dialetto ed è qui da trent’anni eppure se gli chiedi se si sente palermitano ti risponde così: «Anche se amo questa città non mi sento palermitano, sento molto radicate in me le mie origini palestinesi ma mi piace pensare di essere un cittadino del mondo che sceglie Palermo ogni giorno. Qui ho costruito rapporti di rispetto per tutti. Io a Palermo non mi sono mai sentito un immigrato, ho sempre accolto e rispettato tutti nel mio ristorante e sento che la gente fa lo stesso con me. La diversità è una cosa preziosa che arricchisce, non toglie niente e dà tanto. I palermitani amano la mia cucina, ho cercato di migliorarla anno dopo anno dopo anno, cercando di non usare troppe spezie o troppo aglio».

Se c’è una cosa importante per Fateh è che nel suo ristorante tutti si sentano trattati allo stesso modo. «Qui sono tutti benvenuti – racconta – penso che essere tollerante e accogliente con tutti mi aiuti ad essere accettato e voluto bene. Io boicotto il governo israeliano non le singole persone ebree o israeliane che siano. Non guardo al colore politico della gente, nel mio ristorante vengono a mangiare anche alcuni ebrei e siamo diventati amici, ho fornito anche i miei falafel a una festa ebraica. Per me il cibo è un modo per conoscere la cultura di un territorio, non potrei negarlo a nessuno»


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