Lavoratori Asu: l’Inps non paga, ci pensa la Regione? Chiesti dati bancari, ma pure ex Pip vogliono chiarezza

Il dato acquisito è che non ci saranno più sussidi erogati dall’Inps. Tutto il resto, per i novemila lavoratori del bacino ex Pip e Asu, è soltanto una grande incognita. Intanto la Regione passa al setaccio le schede degli Asu, con una circolare del 21 maggio, in cui chiede «agli enti utilizzatori del personale impegnato in attività socialmente utili con oneri a carico del bilancio regionale di attivarsi per la compilazione dell’allegato A da parte dei soggetti in utilizzo».

«Gli enti dovranno altresì – si legge ancora nella circolare del 21 marzo – inviare per posta l’allegato debitamente compilato, unitamente alla fotocopia del documento di identità, codice fiscale e Iban del lavoratore Asu rilasciato dalle istituzioni bancarie». La documentazione raccolta dovrà essere inviata al Servizio 1 (coordinamento delle attività di collocamento obbligatorio) dell’assessorato alle politiche sociali.

In soldoni, la Regione starebbe acquisendo i dati e le coordinate bancarie degli Asu per garantire la prosecuzione degli stipendi. Soltanto alla fine della scorsa settimana, infatti, il direttore regionale dell’Inps, Sergio Saltalamacchia, ha comunicato all’amministrazione regionale lo stop dei pagamenti al bacino di oltre novemila lavoratori. La vicenda è nota: l’istituto previdenziale vanta nei confronti della regione un credito di oltre 140 milioni di euro e se la Regione non concorderà un piano di ammortamento del debito, dall’istituto chiuderanno i rubinetti. Come in effetti è accaduto.

Sui social in tanti, soprattutto tra i Pip (categorie socialmente svantaggiate come ex detenuti, ex tossicodipendenti e alcolisti, ragazze madri), si chiedono innanzitutto il motivo per cui oggetto della circolare siano soltanto i lavoratori Asu e non pure loro. E poi, ovviamente, c’è preoccupazione per il futuro dell’intero bacino che, secondo una norma approvata in Finanziaria, dovrebbe essere assunto nella partecipata Resais a partire dal 2019. Una norma controversa, che presenterebbe profili di incostituzionalità e che dovrebbe ancora passare al vaglio del Consiglio dei ministri, ammesso che a Roma riesca a vedere la luce il nuovo governo Lega-Cinquestelle. Se la Finanziaria regionale non sarà esaminata dal Consiglio dei Ministri entro 60 giorni, palazzo Chigi non potrà più impugnare la norma.

Ma dai sindacati, ecco che emergono altre criticità legate proprio alla controversa situazione in cui si trovano i lavoratori: «Stiamo riscontrando – ammette Giovanni Tarantino (Asud) a MeridioNews – numerose difficoltà nella compilazione del 730 del personale ex Pip, dato dall’impossibilità di sapere chi pagherà effettivamente i lavoratori a luglio e ad agosto. Motivo per cui non possiamo indicare il sostituto d’imposta e, dunque, eventuali rimborsi da inserire nel 730, col rischio che questi lavoratori siano costretti a fare il modello unico e quindi accedere ai rimborsi tra due anni. Naturalmente da parte nostra speriamo che la Regione riesca a sbloccare i pagamenti fino al prossimo dicembre, in modo da rendere quanto più lineare possibile il successivo passaggio in Resais». In assessorato, intanto, proprio in questi minuti si sta vagliando la circolare, a firma del dirigente generale Francesca Garoffolo, per fare chiarezza sul futuro dei pagamenti.


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Una circolare a firma del dirigente generale Francesca Garoffolo passa al setaccio le schede dei lavoratori socialmente utili e chiede agli enti in cui prestano servizio i dati anagrafici e le coordinate bancarie. C'è preoccupazione da parte dei Pip, a cui invece non è arrivata alcuna richiesta di documentazione per i pagamenti dei prossimi mesi

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