Nasce Casa Santa Chiara per otto ragazzi migranti «Aperta a tutti, un trampolino di lancio verso la vita»

«Un trampolino di lancio verso la vita». Con queste parole don Enzo Volpe condensa il significato del progetto Casa Santa Chiara, inaugurata ieri proprio nel centro salesiano di Ballarò che da quasi cento anni a Palermo è al fianco dei più deboli e dei più fragili. E dal 1980 anche dei migranti che hanno fatto di quel complesso il loro punto di riferimento in città. Casa Santa Chiara è un progetto di accompagnamento all’autonomia per otto ragazzi che per dodici mesi potranno essere ospitati in questa casa senza pagare affitto. Il sistema legislativo italiano per l’accoglienza prevede che i ragazzi possano stare in comunità fino a quando questi non diventino maggiorenni, a quel punto devono trovarsi un lavoro e una casa. 

La cucina di Casa Santa Chiara

Questo progetto vuole essere una sorta di cuscinetto tra la vita di comunità e quella da adulti, così una lunga schiera di associazioni sensibili al tema delle migrazioni ha deciso di investire su un progetto di più ampio respiro che si chiama Ragazzi Harraga: all’interno di queste c’è anche Casa Santa Chiara. Una casa con quattro stanze da letto doppie, una cucina con spazio comune, una sala congressi, che verrà ampliata in autunno anche con una foresteria che potrà ospitare gruppi fino a sedici persone. L’investimento per ristrutturare questa ala del centro salesiano è stato di circa centomila euro, il 70 per cento dell’investimento è stato fatto dalla fondazione Never Alone e il 30 per cento da Ciai Onlus e da altre donazioni di privati. Le altre realtà coinvolte e fortemente motivate a investire risorse ed energie in questo progetto sono: Assessorato alla Cittadinanza Sociale del Comune di Palermo, Associazione Santa Chiara, CESIE, Cooperativa Libera…mente, Cpia 1 Palermo, Libera Palermo, Nottedoro, Send. 

«La cosa più difficile è stata quella di selezionare gli otto ragazzi a cui dare questa opportunità» spiega Alessandra Sciurba che per il Ciai coordina il progetto. «Abbiamo scelto – aggiunge – quelli che più hanno dimostrato forza nel loro lungo percorso, dal viaggio, all’arrivo in una città sconosciuta». «A Santa Chiara il segno è stato sempre quello dell’accoglienza – dice don Enzo – questa è e sarà una casa di tutti e tutte che non esclude nessuno per creare innanzi tutto relazioni stabili». Una bella sfida quella che aspetta i ragazzi che rappresentano il futuro e per questo vanno supportati. «Questa casa è stata il frutto di un lavoro di squadra che si sta intensificando sempre di più tra realtà che in questo quartiere lavorano ogni giorno diventando un’alleanza – dice Carmelo Pollichino di Libera – per noi l’immigrazione non è un problema bensì un fenomeno che va capito». 

In un momento storico in cui si va sempre più intensificando il razzismo progetti come quello nato a Santa Chiara nel cuore di Ballarò rappresentano dei punti di forza su cui fare leva per favorire l’integrazione. «Vorrei dire ai ragazzi che non sono soli – dice Paola Crestani, presidente del Ciai – c’è tanta gente che li pensa e che gli sta accanto. Siamo orgogliosi di essere parte di questo progetto perché per noi non esiste altra strada se non l’accoglienza». Anche il Comune è impegnato in prima linea. «Ci sono cose che vanno ben oltre le norme scritte, i bandi, che vengono prima di qualsiasi altra cosa – dice l’assessore Giuseppe Mattina – stiamo facendo ciò che serve, e lo faremo sempre meglio se diventeremo una comunità perché questo sia utile per costruire la città che vogliamo».


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