Caso Sorelle Napoli, cittadini difendono Mezzojuso «Doveva nascere comitato solidarietà per le donne»

A Mezzojuso pare sia vietato sentir nominare la parola mafia. Il comitato cittadino, che nei giorni scorsi aveva mostrato l’intenzione di querelare gli autori del programma televisivo condotto da Massimo Giletti, ha aperto un accesissimo botta e risposta con il conduttore di La7 che poche sere fa è tornato a occuparsi del caso delle sorelle Napoli, da undici anni ostaggio di minacce e intimidazioni da parte della mafia dei campi. Da quando il padre è morto, i clan locali vorrebbero impadronirsi delle decine di ettari di terreno che Irene, Ina e Anna Napoli hanno deciso di continuare a coltivare. Sono decine e decine le denunce presentate dal 2008 a oggi per danneggiamenti e pascolo abusivo, quasi tutte concluse con archiviazione e trattate in maniera parcellizzata, singola: una denuncia, un’indagine, un’archiviazione. Le cose cambiano nel 2014, quando scatta un’indagine per estorsione, poi archiviata anche questa per insufficienza di prove. Però la procura riconosce le sorelle come vittime del racket e sono attualmente seguite dal comando provinciale dei carabinieri di Palermo.

Nel corso di un concitato collegamento dalla piazza di Mezzojuso, città dove risiedono le tre sorelle, è intervenuto anche Salvatore Battaglia, presidente del comitato civico del paese il quale puntualizza a MeridioNews che «il comitato non nasce contro la trasmissione di Massimo Giletti, ma per difendere l’immagine di Mezzojuso». Una vicenda, quella delle sorelle Napoli, che sembra aver scoperchiato un vaso di Pandora fino ad oggi rimasto sigillato e che ha fatto venire fuori per la prima volta, almeno in modo così plateale, il problema della mafia e delle infiltrazioni mafiose nel piccolo territorio del Palermitano. «Trovo grave che abbiano costituito un comitato per difendere il buon nome di Mezzojuso allorquando sono emersi, mediaticamente, i fatti gravi denunciati dalle sorelle Napoli in tutti questi anni anziché un comitato di solidarietà alle loro concittadine», commenta a MeridioNews l’avvocato Giorgio Bisagna, che rappresenta le tre donne.

«Ora – continua l’avvocato Bisagna – non penso che se si dicesse che c’è qualcuno a Palermo che ammazza gente o commette altri reati per conto della mafia, un palermitano di sentirebbe offeso. Non credo che si farebbe un comitato per dire “ci stanno diffamando perché dicono che ci sono i mafiosi a Palermo”. Un comitato che asserisce di difendere il buon nome del paese e non chi ha denunciato i gravi fatti subiti. Senza volere fare processi di piazza o condanne sommarie è indiscutibile che le sorelle Napoli hanno subito per anni delle gravi vessazioni, il comitato si doveva fare, ma in sostegno alle sorelle. Mezzojuso è un paese meraviglioso e nessuno lo nega ma accadono anche episodi brutti e negarlo o indignarsi perché questi fatti vengono resi pubblici non rende giustizia ai tanti cittadini onesti. Il buon nome si salva solidarizzando con chi subisce un torto, questo è il nocciolo della questione».

E il transito indisturbato da parte di vacche selvatiche nei terreni delle sorelle Napoli non sarebbe che un tentativo di spostare l’attenzione dal vero punto della storia: «Questa è una falsa questione. Non sono le mucche rinselvatichite il problema – ribadisce l’avvocato Bisagna -. Le denunce non sono state fatte per questo, sono state fatte contro persone fisiche e ben specifiche perché o sono state viste o perché sono stati ritrovati e fotografati gli auricolari di mucche dell’istituto zooprofilattico sperimentale di Giardinello, confinante con i terreni delle sorelle Napoli. La questione non esiste, non ha nessuna attinenza. Sono entrate ripetutamente mucche di altri e ci sono stati episodi anche più gravi, dagli incendi ai cani uccisi».

«Ribadiamo che il comitato – risponde dal canto suo il presidente del movimento cittadino guidato da Salvatore Battaglia -, che da statuto prevede la tutela dell’immagine di Mezzojuso, è contro qualsiasi atteggiamento criminale e, in particolare, quello mafioso ed è il primo interessato alla verità su questa vicenda». Non sono solo le sorelle Napoli ma tutto il paese di Mezzojuso ad aver bisogno di solidarietà secondo il rappresentante del comitato. «L’azienda delle Napoli – continua Battaglia – è a 15 chilometri da Mezzojuso e veniamo accusati di vedere quello che accade in un terreno impervio, difficile da raggiungere. Le sorelle Napoli hanno palesato ciò che è accaduto con interviste al giornale La Repubblica e al programma tv Le Iene, giuro che non eravamo al corrente di quanto accaduto. L’azienda si trova sul territorio di Godrano, Monreale e Corleone e nemmeno il sindaco di Mezzojuso è stato mai convocato ai tavoli tecnici per risolvere la questione».

«Com’è possibile – aggiunge Battaglia – che una comunità isoli delle persone e nessuno si pone il dubbio se forse quella stessa comunità non stia mentendo tutta? Sere fa c’erano 400 persone in piazza durante il collegamento con Giletti. Non credo che tutte quante possano mentire dicendo che a Mezzojuso di questa storia non se ne sapeva nulla. Significherebbe dire “Siamo un Comune nelle mani della mafia”. Sarei curioso di vedere qualcuno porre questa domanda agli anziani del paese: “Di quale famiglia stiamo parlando e chi era il padre delle sorelle Napoli?”». Un’affermazione, quella dichiarata dal presidente del comitato, che l’avvocato Bisagna non esita a definire gravissima: «Mi dà la consapevolezza intima che si sta attivando una macchina del fango volta a delegittimare la azione di denuncia svolta dalle mie assistite. Chiedo, infatti, ragionando del tutto per assurdo, cosa sposti in relazione alla meritevolezza di questa azione di denuncia eventuali azioni dei padri, per altri defunti, a prescindere da ogni valutazione di natura morale se effettivamente rese. Mi riservo, se le affermazioni fossero vere, di agire nelle opportune sedi penali anche per questo caso».

Il padre delle sorelle Napoli, morto nel 2009, era un geometra molto stimato in paese e non ha sulle spalle alcuna condanna per reati legati alla mafia. Il fratello invece, anche lui deceduto, era un altrettanto stimato avvocato penalista. «Queste allusioni, confermano la gravità della situazione e confermano l’isolamento a cui le mie assistite sono sottoposte», conclude il legale, che ha chiesto nel frattempo un incontro con la prefetta Antonella De Miro per metterla al corrente dei recenti sviluppi legati alla vicenda. Proprio la prefettura, intanto, si è attivata per aiutare in modo concreto le sorelle Napoli consentendo loro di accedere agli aiuti previsti per le vittime del racket. Anche l’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera ha promesso aiuti da parte delle istituzioni. «Abbiamo fatto un lavoro di approfondimento – ha detto nel corso della puntata di Non è l’Arena – e abbiamo piena consapevolezza della situazione, siamo disponibili da subito ad aiutare le sorelle Napoli».

LA PRECISAZIONE DEL COMITATO CITTADINO (Riceviamo e pubblichiamo)

Il Comitato nasce per salvaguardare l’immagine di un paese ma allo stesso tempo per sostenere con forza e determinazione la lotta a qualsiasi tipo di azione criminale in particolare quella mafiosa, nello specifico a pieno sostegno delle sorelle Anna, Ina ed Irene Napoli. Dopo esserci resi conto che nella vicenda a causa della mancanza di una corretta comunicazione, vogliamo tramite la vostra testata esprimere questo concetto nel più chiaro e possibile dei modi. In particolare ci scusiamo se l’invito a rivolgersi agli anziani del paese possa essere sembrata una condanna, ma voleva essere la semplice dimostrazione di quanto noi giovani siamo lontani anni luce dagli anni cui spesso si fa riferimento nelle vicende. Noi non abbiamo conosciuto la mafia sulla nostra pelle e siamo i primi a chiedere chiarezza alla magistratura sulla vicenda nel pieno interesse di tutta la comunità pronta a condannare chiunque avesse tenuto comportamenti criminali quali quelli denunciati dalle sorelle Napoli. Il nostro grido di piazza voleva essere la dimostrazione che questa terra è tanto altro e le parole dette durante la puntata di Non è L’Arena vertevano tutte a favore della legalita’, contro la mafia e pronunciate da giovani con grande sete di GIUSTIZIA. Ribadiamo la nostra piu’ totale fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine oltre che la nostra vicinanza e solidarietà alle sorelle Napoli augurando nuova e lunga prosperità alla loro azienda. Disponibili per quanto nelle nostre capacità a porgere aiuto in prima persone con la pianificazione insieme alle sorelle Napoli delle azioni future. Sempre cosciente che quanto riportato è da attribuirsi a Salvatore Battaglia cittadino di Mezzojuso porgiamo i nostri piu’ sentiti ringraziamenti per la possibilità offertaci. 


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