Ciminna, il piccolo paese che dice No all’elettrodotto «Come per il Tav, dal governo non ci hanno ascoltato»

«È come il discorso della Tav» dice il sindaco di Ciminna Vito Filippo Barone. Solo che non siamo in val di Susa ma nel palermitano, esattamente nei luoghi scelti dal regista Luchino Visconti per girare alcune scene de Il Gattopardo. E invece di un treno ad alta velocità la grande opera da realizzare qui è un elettrodotto. Il 12 aprile scorso il Ministero dello Sviluppo Economico ha annunciato di aver autorizzato Terna a realizzare un elettrodotto a 380 kv in doppia terna, da Chiaramonte Gulfi (nel ragusano) a Ciminna. 

Si tratta di un’infrastruttura che si svilupperà tra le province di Palermo, Caltanissetta, Enna, Catania, Agrigento e Ragusa, e interesserà 24 Comuni: l’elettrodotto avrà la lunghezza di 171 chilometri ed è stato programmato per superare le criticità delle forniture di corrente elettrica tra l’area orientale e quella occidentale della Sicilia. Un’opera che Terna, l’operatore che gestisce oltre 72mila chilometri di linee elettriche in alta tensione in tutta Italia, aveva presentato al Mise addirittura a dicembre 2011, ottenendo nel corso degli anni tutte le necessarie autorizzazioni.

Solo che prescrizioni e integrazioni il progetto ha subito delle modifiche sostanziali. Il tracciato ad esempio è stato aggiornato ad agosto del 2017, e prevede 62 chilometri di varianti su 171 totali. E il Comune di Ciminna, che aveva dato parere positivo nel settembre del 2011 (con un protocollo d’intesa) sulla base dell’originale progetto, chiede di poter giudicare anche tutte le novità apportate. Una richiesta che va avanti da tempo e che non è stata presa in considerazione, a sentire il primo cittadino. «Non è cambiato nulla – dice Barone -, abbiamo manifestato la nostra perplessità più volte, ma il governo e Terna hanno voluto procedere ugualmente. Noi per esempio avremmo preferito l’interramento, e in ogni caso sono cose che abbiamo segnalato ripetutamente». E alla domanda se l’amministrazione comunale pensa ad eventuali ricorsi giudiziari, si limita a un laconico «valuteremo».

Alla conferenza dei servizi del 20 dicembre 2017 Barone aveva già manifestato la propria contrarietà alla revisione dell’opera. E d’altra parte il sindaco di Ciminna era presente anche «in rappresentanza dei Comuni di Castronovo di Sicilia, Lercara Friddi, Vicari (tutti in provincia di Palermo)». Barone aveva prima fatto presente che non era stato convocato il consorzio Asi, «ritenendo dunque l’odierna conferenza dei servizi non regolare», e poi aveva abbandonato l’incontro dopo pochi minuti.

Contestando le sostanziali modifiche al progetto di elettrodotto approvato nel 2011. «Lo stesso ministero nella convocazione odierna della conferenza dei servizi – recita il verbale – ha definito il complesso delle varianti introdotte nel progetto presentato in istanza significative e rilevanti. Il sindaco quindi sottolinea che nel rispetto di quanto previsto dall’art.6 del protocollo d’intesa è il consiglio comunale che autorizza il sindaco ad esprimere parere di competenza».

Il rappresentante del Mise aveva poi spiegato che già «nell’iniziale domanda di avvio aveva richiesto alle amministrazioni in indirizzo di dare indicazioni su eventuali altre amministrazioni o organismi interferiti o comunque competenti ad esprimersi e non convocati». Mentre il rappresentante Terna aveva precisato che nessuno dei proprietari e delle ditte dei terreni percorsi dall’elettrodotto «hanno osservato la necessità di coinvolgere il soggetto Asi di Palermo».

Sono sette i Comuni del palermitano interessati dall’opera (Alimena, Castellana Sicula, Castronovo di Sicilia, Ciminna, Lercara Friddi, Petralia Sottana, Vicari). Secondo la giunta Barone, la variante che porta allo spostamento nel Comune di Ciminna avrebbe «gravissimo impatto sull’ambiente e sulla salute di cittadini, lavoratori e turisti, in palese contrasto con la normativa vigente». Questo perchè «la porzione di territorio comunale interessata, ai sensi delle previsioni urbanistiche in vigore, sono la zona industriale e la zona destinata a sviluppo turistico-ricettivo, risultando assolutamente incompatibile con tali insediamenti»,


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