Pestaggio Ursino, divieto di dimora per i due fermati Reato passa da tentato omicidio a lesioni aggravate

Divieto di dimora a Palermo e provincia per Carlo Mancuso e Gianmarco Codraro. Questa la decisione presa dal gip Roberto Riggio per i due giovani accusati di aver preso parte al pestaggio del segretario provinciale palermitano di Forza Nuova Massimo Ursino, aggredito martedì sera in via Dante da circa otto persone. Il giudice ha derubricato il reato inizialmente formulato dalla Procura, quello di tentato omicidio, in lesioni aggravate. Disponendo, di conseguenza, la misura del divieto di dimora e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Messa da parte, quindi, l’ipotesi della custodia cautelare in carcere, come chiesto dall’accusa. I due sono quindi attualmente liberi. Intanto resta l’attesa per i due cortei previsti questo pomeriggio, quello organizzato dal fronte antifascista che partirà da piazza Verdi e quello dei forzanovisti, assemblati a piazza Crispi, dove il leader Roberto Fiore alle 18.30 terrà il suo comizio.

«Gli elementi in atto acquisiti non consentono di ritenere accoglibile la prospettazione ipotizzata dal pubblico ministero e cioè quella di tentato omicidio aggravato, dovendosi ritenere integrato il reato di lesioni personali aggravato», scrive il gip Riggio nelle sue motivazioni. E, più avanti, entrando nel merito della questione: «Nel caso in esame, pur emergendo la evidente gravità del fatto, ritiene il giudicante che nell’occasione non possa essere ravvisato in modo certo – o altamente probabile – in capo agli autori della barbara aggressione l’animus necandi e cioè la volontà di uccidere. E infatti, dalle emergenze di indagine va evidenziato che l’aggressione è stata commessa senza l’ausilio di alcuna arma o strumento utilizzabile per colpire; gli autori hanno commesso il fatto con calci utilizzando delle scarpe da tennis e non calzature (es. scarponi) che avrebbero potuto comportare ben più gravi lesioni e l’esito fatale; nel documento inviato insieme al video alla testata giornalistica MeridioNews si evidenzia che si è trattata di un’azione dimostrativa; la circostanza che sia stato girato e poi diffuso un video appare poco conciliabile con la condotta di chi vuole commettere un fatto per il quale è previsto il carcere a vita».

Il giudice tira poi in ballo la stessa recente sentenza prodotta ieri in udienza dall’avvocato Giorgio Bisagna, quella con cui la Suprema Corte dichiara che «la motivazione politico-ideologica non rappresenta un motivo futile». Tuttavia, malgrado sia impossibile secondo il gip stabile con certezza la volontà di uccidere e numerosi elementi suggeriscano uno scenario differente, il fatto in sé rimane grave e sottolinea, rispetto a Mancuso e Codraro «l’attuale concreto pericolo che gli indagati commettano altri gravi delitti con uso di mezzi di violenza personale e della stessa specie di quello per si procede; invero, ciò risulta, innanzitutto, dalle specifiche modalità e circostanze caratterizzanti il fatto per cui si procede: infatti si tratta di una barbara e feroce aggressione ad un uomo inerme da parte di otto persone travisate, incuranti del passaggio di testimoni e protratta fino a quando non ci è stato l’intervento di numerose persone. Inoltre, non è da considerarsi un episodio estemporaneo, ma certamente premeditato essendo stata preceduta dall’appostamento del giorno prima presso l’abitazione di altro esponente della stessa fazione politica di Ursino».

Il giudice prende quindi in considerazione anche i precedenti dei due che, malgrado incensurati, «sono stati coinvolti in scontri con le forze dell’ordine e sempre comunque per atti d i violenza nell’ambito di attività di protesta». Motivi che lo hanno indotto a optare per il loro allontanamento, specie alla luce del clima particolarmente teso di questi giorni. 


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