Indigo, come vivere di musica e cultura nel 2018 «Vogliamo esportare all’estero il Palermo sound»

«Vogliamo esportare all’estero un suono riconoscibile, il Palermo sound, e vogliamo essere il polo attorno a cui accadono le cose». Di Indigo, lo spazio di produzione e residenza per artisti nel cuore del centro storico, dalla sua fondazione nel 2015 se ne sono dette tante. Eppure il musicista e produttore Donato di Trapani trova ancora nuove formule per autodefinirsi. 

Un successo che si è tradotto in produzioni di album importanti, da Nicolò Carnesi ad Alessio Bondì, in recensioni sempre lusinghiere alle stanze destinate al b&b, in collaborazioni con la scena musicale ed elettronica torinese o con la Farm di Favara, in generale coi tanti artisti che sono transitati dall’ex dimora dello scrittore Tomasi di Lampedusa che da anni è tornata a nuova vita grazie a un visionario progetto di ristrutturazione da parte di uno studio di architetti.  

Quando quasi tre anni fa cinque persone – Fabio Rizzo, Donato di Trapani, Maddalena Inglese, Francesco Vitaliti e Oriana Guarino – pensarono questo “spazio multifunzionale attrezzato per artisti, musicisti e viaggiatori all’interno di Palazzo Lampedusa, dimora storica nel centro di Palermo e fonte di grande ispirazione creativa”, chissà se avrebbero scommesso su un tale fermento. 

«Sapevamo che il nostro progetto avrebbe fatto notizia – dice Donato – ma non ci aspettavamo una tale reazione. Di certo hanno contribuito l’appeal del posto e il fermento culturale che si respira in città, poi è anche vero che noi comunque negli anni avevamo accumulato tutta una serie di contatti». Gli fa eco Fabio Rizzo, fondatore dell’etichetta discografica 800A records che si avvia a compiere dieci anni di storia. «Tutti noi ci siamo formati fuori, perchè nel decennio precedente le strutture non c’erano – aggiunge -. Quando abbiamo fondato Indigo abbiamo ascoltato prima di tutto le nostre esigenze di artisti. Ed è stato una sorta di riscatto dopo anni di scantinato, dopo aver suonato in garage e posti bui è stato bello anche rivedere la luce del sole. Siamo isolati acusticamente dal resto del palazzo, siamo in centro e non in periferia e ciò avvantaggia le relazioni perchè è qui che la città è più viva».

Lo spazio di Indigo continua a sfornare nuove idee, come le Indigo session (live musicali che vengono poi caricati su Youtube) e il Team Video che invece si occupa di creare videoclip professionali per gli artisti. Senza dimenticare il meraviglioso e professionale studio di produzione, con un enorme mixer analogico Trident 70 Series del 1983 che – come ribadiscono con orgoglio i soci di Indigo – è appartenuto alla band storica di Lucio Battisti, i Formula 3, e successivamente al team di produzione del Transeuropa Studio di Torino che su questo banco ha registrato e mixato album di Elisa, Ligabue, Jovanotti, Caparezza e tanti altri. Indigo poi ha vinto in due anni e mezzo quattro bandi del Ministero dei Beni Culturali – unica realtà in Italia – che hanno consentito un’ulteriore spinta verso l’internazionalizzazione dei progetti musicali (come quelli di Bondì e Fabrizio Cammarata).

Un’isola felice, insomma, in una città che quest’anno è capitale della cultura. E ai soci di Indigo Meridionews propone la fatidica domanda che ha già sottoposto ad altre realtà: ma di cultura si vive a Palermo? «Ci vivi solo se hai la testa a tremila» sorride Donato, mentre Fabio osserva che «il 2018 è importante ma vissuto in prospettiva, e non solo guardando all’interno ma intessendo relazioni con l’estero». Maddalena preferisce allargare la riflessione. «Il beneficio di queste iniziative, considerando anche Manifesta – osserva – sta più appunto nelle relazioni che prettamente economico. Di certo c’è un tessuto diverso, e anche il Comune ha avviato un buon dialogo tra pubblico e privato. Palermo rispetto alla Sicilia va in controtendenza». 

I punti deboli comunque rimangono, a partire dalla carenza di spazi chiusi per concerti importanti – l’unico al momento rimane quello ai Candelai. Eppure, come osserva ancora Fabio, «i live hanno dimostrato che è la scena indipendente quella che riempie i concerti, che è dalla scena indi che viene il pubblico; questa è una fase interessante, insomma, specie per chi come noi punta sugli autori».


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