Minimum, lo spazio per la fotografia che crea relazioni «Qui le conoscenze vincono ancora sulla meritocrazia»

Nell’anno di Manifesta e di Palermo Capitale Italiana della Cultura MeridioNews comincia un viaggio all’interno delle realtà, piccole e grandi, che con questa parolina magica – che a volte fa rima con speranza e altre volte con illusione – ci lavora, ci vive (o almeno ci prova), ci si confronta quotidianamente. Lo fa partendo da Minimum, lo spazio dedicato alla fotografia che ha aperto due anni e mezzo fa in un ex magazzino di via Giacalone: studio, laboratorio, spazio espositivo, libreria ed emeroteca di pubblica consultazione, in poche parole «un contenitore mezzo pieno». 

Un’esperienza importante, tanto da essere l’unica del capoluogo siciliano che è citata nel rapporto Io sono cultura, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazione con la Regione Marche. Minimum «dal 2015 è un contenitore per la diffusione della fotografia anche in zone geograficamente meno favorite». Lo studio «dimostra che oggi la cultura è uno dei fattori produttivi che più alimentano la qualità e la competitività, uno dei motori primari della nostra economia. Al Sistema Produttivo Culturale e Creativo (industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico artistico, performing arts e arti visive, produzioni creative-driven) si deve il sei per cento della ricchezza prodotta in Italia: 89,9 miliardi di euro. Dato in crescita dell’1,8 per cento rispetto all’anno precedente». È pur vero «che il Mezzogiorno, ricco di arte e storia, non riesce ancora a tradurre tutto ciò in ricchezza: solo il quattro per cento del valore aggiunto prodotto dal territorio è generato dalla cultura. Ma anche a Sud qualcosa si muove».

Come Minimum, appunto. A fondare lo spazio di fotografia – che vive di ricerche, collaborazioni e commissioni – è Valentino Bellini, al quale il riconoscimento del Rapporto Cultura non può che fare piacere. «Cerchiamo di seminare cultura fotografica a Palermo – spiega – che è una zona economicamente sfavorita ma lo è anche dal punto di vista culturale. Quando siamo arrivati noi in questo ambito non c’era nulla: ora hanno aperto Église e il Centro Internazionale di Fotografia. Siamo contenti di pensare che la nostra spinta possa avere avuto un riflesso su altri». Con lui c’è anche la ricercatrice  e freelance Eileen Quinn: «Non ci limitiamo allo scenario palermitano o siciliano. Stiamo tentando di stabilire rapporti con Paesi del Maghreb, ad esempio, dove esiste una ricchissima cultura fotografica e artistica che però ha problemi di diffusione e di sviluppo».

Le singole storie di coloro che fanno parte di Minimum mostrano come lo spazio sia un crocevia di culture e sensibilità diverse. Oltre a Valentino ed Eileen, ne fanno parte anche il beneventino Roberto Boccaccino (l’altro fondatore insieme a Valentino), la napoletana Michela Palermo e il siracusano Simone Sapienza. Tutti accomunati da continue esperienze formative in giro per il mondo. «Forse per questo abbiamo sempre cercato di portare cose che non siano autoreferenziali e solamente siciliane – dice ancora Valentino -. È importante secondo noi avere la possibilità di capire, di interloquire, di scoprire altre realtà. Qui spesso, almeno in ambito fotografico, abbiamo constatato che c’è una cerchia ristretta di amici e familiari che un po’ se la cantano e se la suonano». 

Inevitabile parlare dei due appuntamenti culturali cruciali di quest’anno. «Li vediamo con curiosità, spero che vadano fatti bene e che ci sia attenzione all’etica, alla qualità e al dettaglio, sarebbe un peccato sprecare questa occasione», dice Eileen, mentre Valentino aggiunge che «è certo che ci muoviamo in un contesto in cui il settore pubblico non aiuta quelli come noi: più di una volta abbiamo provato a dialogare con l’amministrazione comunale per avere semplicemente a disposizione degli spazi per i nostri ospiti internazionali, ma non abbiamo mai avuto un supporto». Eileen fa una riflessione più ampia: «Spesso qui bisogna ancora muoversi sui canali delle conoscenze, invece noi speriamo in un contesto in cui si ragioni in termini di meritocrazia». Da parte propria, poi, Michela afferma che «Palermo ha delle possibilità e dei vuoti da colmare: noi siamo cinque persone intorno ai trent’anni che si sono messe in gioco e lo animano attraverso le proprie energie. Se ci fosse una rete di supporto certamente sarebbe tutto più semplice e più produttivo».

Ecco, appunto: ma di cultura a Palermo si riesce o no a campare? Sarà questa una delle domande che MeridioNews continuerà a porre nelle altre esplorazioni in giro per la città. Perché il fermento è innegabile, certamente, ma sulla sostenibilità delle miriadi di realtà piccole e grandi che continuano a nascere, qualche dubbio viene. Michela è netta: «Speriamo che dopo l’anno di Palermo Capitale Italiana della Cultura si possa campare di cultura. Non si può pensare al 2018 come l’anno santo, ma bisogna già lavorare sul futuro». Per Eileen «al momento con la cultura non si mangia, ma non è detto che non si possa fare. Mancano fondi pubblici, certamente, e sarebbe bello vedere una programmazione a lungo termine». La conclusione di Valentino parte da una precisazione e arriva una riflessione. «Secondo me è importante distinguere tra chi vuole disseminare cultura e chi vuole fare una professione: nel 90 per cento delle nostre iniziative, che sono offerte gratuite alla città, siamo noi a spendere dei soldi e non abbiamo nessun introito. Quindi sarebbe essenziale avere un supporto dal pubblico. Poi io, nella mia professione di fotografo, magari ho qualche difficoltà a guadagnarne della mia vita, ma è comunque tutta altra storia rispetto al regalo di contenuti che qui vogliamo fare per far crescere la comunità».


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