I rosa sbattono contro il muro del Venezia Ma l’allarme infortuni «assolve» la squadra

Pareggiare in casa non è il massimo, soprattutto per una squadra che ha le potenzialità per svoltare definitivamente ma che ancora non riesce a dare slancio al proprio cammino ai vertici della classifica. I risultati, però, vanno letti con attenzione e, se possibile, vanno inquadrati dalla giusta prospettiva. Il verdetto del campo è molto spesso la conseguenza di qualcosa. La punta di un iceberg con una base nascosta in profondità. E a proposito di radici ‘nascoste’, sul fronte rosanero il background dello 0-0 maturato ieri al Barbera contro il neopromosso Venezia non può essere sottovalutato. Cercare alibi sarebbe sbagliato ma è innegabile che il Palermo è stato condizionato dall’emergenza con la quale ha dovuto fare i conti Tedino durante la marcia di avvicinamento alla partita: Cionek squalificato, Bellusci e Chochev infortunati senza dimenticare che, in condizioni normali, diversi elementi (Dawidowicz, al rientro dopo più di un mese di stop forzato, Struna e Jajalo) molto probabilmente non avrebbero giocato a causa delle rispettive problematiche.

Come se non bastasse, a ridosso del match il tecnico ha dovuto fare a meno pure di Nestorovski. Assenza pesante ed estremamente penalizzante per un Palermo costretto in extremis a scendere in campo senza il giocatore più importante in zona-gol, spesso letale in area di rigore ma abile, con determinati movimenti, ad aiutare anche la squadra ad esprimersi in un certo modo favorendo gli inserimenti dei compagni. L’emergenza, che proseguirà domenica prossima a Bari alla luce delle assenze per squalifica dei centrocampisti Murawski e Jajalo, dà al punto ottenuto ieri dai rosa una connotazione positiva: la squadra, alla quale non si può rimproverare nulla per impegno e abnegazione, difficilmente avrebbe potuto fare di più. In una gara, oltretutto, da giocare contro un Venezia piuttosto rognoso, composto da tanti giocatori strutturati fisicamente e con un’ottima organizzazione difensiva. Valore aggiunto della formazione che finora ha subìto meno gol (quattordici) in questo campionato e con il maggior numero di pari a reti bianche (cinque). Bravo Inzaghi, con un’indole opposta rispetto a quando si esibiva in qualità di giocatore, a fare densità e a inaridire lo sviluppo del gioco prodotto dai padroni di casa. Volenterosi ma poco incisivi, anche nell’ultimo quarto d’ora della gara giocato in superiorità numerica in virtù dell’espulsione (doppio cartellino giallo) del difensore Domizzi.

L’allarme infortuni acuito dal forfait last-minute di Nestorovski (il bomber macedone, rimasto in panchina ufficialmente per una contusione rimediata durante la rifinitura della vigilia, è stato sostituito dal connazionale Trajkovski che, anche se quasi mai pericoloso, ha comunque fatto registrare dei progressi in termini di dinamismo e applicazione) è un fattore da cui non si può prescindere nell’analisi della prestazione dei rosanero. È altrettanto vero, però, a prescindere dalle oggettive difficoltà di un Palermo incerottato, che la squadra formato-trasferta e quella casalinga viaggiano con due velocità differenti. Al Barbera, dove gli uomini di Tedino sono rimasti a secco nelle ultime due gare e dove non segnano su azione dallo scorso 8 ottobre in occasione del match con il Parma in cui ha lasciato la sua firma La Gumina (al quale ieri è stato preferito stranamente Trajkovski dato che è il giovane palermitano il sostituto naturale di Nestorovski), il ritmo è più lento. È come se il Palermo fosse pronto per il decollo ma sbaglia ancora qualche passaggio durante le operazioni di preparazione. Manovre ‘disturbate’, tra le mura amiche, dalla presenza di avversari che chiudono gli spazi e che, contestualmente, riescono ad accentuare i punti deboli dei rosanero. Che, per una serie di motivi (assenze per infortunio o per gli impegni delle Nazionali e rendimento altalenante di uomini-chiave) in questo campionato più di una volta hanno faticato a trovare soluzioni vincenti in fase realizzativa.


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