Pietre contro il tram, l’ultimo episodio allo Sperone «Qualcuno vuole tenere certe zone indietro di anni»

La pietra che ieri sera ha sfondato un vetro della linea uno del tram nella zona dello Sperone potrebbe trasformare in preoccupante tendenza quello che fino a qualche tempo fa veniva percepito in città solo come un episodio sporadico, contenibile. Una bravata che accade una volta ogni tanto, nulla di più. Invece, quella di lanciare pietre contro i mezzi pubblici in circolazione sembra oggi una pericolosa moda. «Il vandalismo può essere anche organizzato da qualcuno che vuole affossare il servizio pubblico in città a favore del servizio privato. Io non credo che tanti episodi siano casuali», dice con sicurezza Renato Franzitta, coordinatore dell’esecutivo Cobas di Palermo.

«Il tram è stato visto da molti come un’invasione contro il traffico privato, quando invece è una risorsa ecologica e funzionale che trasforma Palermo in una città europea. Questi sono episodi significativi da parte di qualcuno che vuole alimentare una rabbia contro il traffico pubblico, secondo me si tratta di questo, al di là dei giochi e delle bravate dei ragazzini alle quali credo poco». La soluzione? «Potrebbe essere quella di agire come stanno già facendo nella prima circoscrizione, cercando di organizzare delle assemblee nelle varie piazze dei quartieri per sensibilizzare la coscienza della gente, specie di chi vive nelle periferie, per far capire che questi fenomeni sono contro la vivibilità della zona sud, quella coinvolta in questo caso, e della città stessa e che il tram è una risorsa che allaccia le periferie al centro».

Potrebbe non essere un caso, secondo Franzitta, che la vettura presa di mira ieri sia stata proprio la 3P intitolata a padre Pino Puglisi, «un uomo che ha fatto tanto per alzare il livello di coscienza della gente e contrastare la criminalità mafiosa a Brancaccio, visto da qualcuno ancora oggi come un simbolo che va cancellato. Così come va cancellata la modernità rappresentata dal tram». Una dichiarazione di non amore, in un certo senso, alla città e, soprattutto, a se stessi. «Ci sono dei movimenti sotterranei che vogliono spingere quella parte della città ancora anni e anni più indietro. L’unico modo per invertire sul nascere la tendenza, contendendola del tutto, è sensibilizzare i cittadini, specie quelli che in questi posti così bersagliati e presi di mira ci vivono». 


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