Palermo è città a cinque stelle, ma anche rossa A governare però vanno sempre gli stessi nomi

Palermo è una città a cinque stelle. E poco importa se Orlando ha vinto con largo consenso solo a giugno; tra quel voto e adesso sembra passata un’era, con nuovi equilibri, nuovi vincitori e nuovi sconfitti, ma alcune costanti, una su tutte: il Movimento 5 stelle primo partito in città. Quella che sembrava un’ondata dettata dall’entusiasmo, e che ha portato in sala delle Lapidi ben sei consiglieri pentastellati – è stata la singola lista a esprimere più eletti – si è rivelata qualcosa di molto più concreto con il successo di preferenze non solo bissato, ma decisamente aumentato. Su Palermo i cinque stelle hanno superato il 27 per cento dei voti, dando oltre 12 punti percentuali di distacco al secondo partito più votato: Forza Italia che proprio dal Palermitano ha portato quattro dei suoi candidati in sala d’Ercole. 

«Palermo è una delle città in cui la qualità della vita è più bassa in Italia e in Sicilia – commenta Igor Gelarda, consigliere comunale del gruppo pentastellato – è normale che il desiderio di cambiamento sia più forte che da altre parti. Si sta così consolidando una tradizione a cinque stelle». Va infatti ricordato che anche dalle Comunali del 2012 i grillini, che pure non sono entrati in Consiglio, hanno fatto registrare un discreto risultato. «Siamo nati da poco e il consolidamento viene col tempo – prosegue il poliziotto e sindacalista – ma questi mi sembrano già dati incoraggianti. Cancelleri e Musumeci sulla provincia se la sono giocata fino all’ultimo». Secondo Gelarda, tuttavia, il motivo sta anche nel cattivo esempio lasciato dalle amministrazioni passate. «Abbiamo visto – conclude – durante le attività che stiamo facendo all’interno del consiglio comunale, che i margini per lavorare bene sono ampissimi. La gente si sta rendendo conto che le cose che gli stanno propinando sono superficiali, c’è da lavorare in profondità per incidere nella vita dei palermitani». 

Ma oltre a quello dei cinque stelle, è un altro il dato che salta all’occhio: l’exploit cittadino della lista Cento passi per la Sicilia. Quella parte di sinistra che ha deciso di sostenere Claudio Fava, alla fine eletto proprio nel collegio di Palermo. Città, il capoluogo, in cui la lista di Fava ha fatto segnare un ottimo 8,47 per cento, laddove il Partito democratico, la forza più grande della sinistra, si è fermato a 9,1. «L’avevamo già avvertito alle elezioni Comunali – dice Giusto Catania, capogruppo in Consiglio di Sinistra Comune, che è confluita su Cento passi per la Sicilia alle Regionali – La lista di Sinistra Comune ha preso molti voti, che sarebbero stati più di quelli del Partito democratico se calcolati al netto dei candidati di Area popolare in lista con loro. Credo sia uno dei pochissimi capoluoghi del Paese in cui la sinistra ha le stesse percentuali del Pd. Questo dimostra che il lavoro fatto in questi anni in città dà i suoi frutti. È chiaro – conclude Catania – che questo risultato ci carica di grandi responsabilità, anche in seno al ruolo che abbiamo in città. E ora potremo farlo anche con un rappresentante, dopo dieci anni di assenza, all’Assemblea regionale siciliana». 

Risultati importanti, quelli di grillini e Fava, che però non ricalcano l’andazzo reale della politica, anche a Palermo. Complice la vittoria di Musumeci, infatti, i nomi dei candidati che andranno a sedersi all’Ars sono quasi sempre noti, notissimi. Segno che comunque la fiducia sui singoli trascende ancora l’appartenenza o il voto di protesta (o di speranza, che dir si voglia). Ne è esempio lampante Vincenzo Figuccia, unico eletto nella lista dell’Udc sulla provincia palermitana. Il delfino di Angelo, storico consigliere comunale e deputato uscente di Forza Italia, ha lasciato il partito di Berlusconi per tentare migliore fortuna con i centristi. Scelta che ha pagato lo stesso, visto che con i suoi oltre novemila voti sarebbe stato eletto anche tra le fila forziste, anche se come secondo. A farne le spese è stato un altro big, Giovanni Alongi, a cui non sono bastati oltre ottomila voti. E sempre a proposito di Forza Italia, oltre a Gianfranco Micciché, inserito nel listino del presidente, rivedranno Palazzo dei Normanni anche Giuseppe Milazzo, Riccardo Savona e Marianna Caronia: figure non certo di primo pelo nel panorama politico cittadino. Così come sul fronte Pd, dove i due seggi disponibili sono andati a Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici. Stesso discorso per Sicilia Futura, che mantiene all’Ars Edy Tamajo, per #Diventerabellissima, che riporta tra i banchi di sala d’Ercole Alessandro Aricò, già assessore con Lombardo e persino per Noi con Salvini, che piazza Tony Rizzotto, altro volto stranoto, così come lo sono quelli di Roberto Lagalla e Toto Cordaro, eletti con Popolari e riformisti.


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