Processo Niceta slitta a fine ottobre «Lo zio non parte civile ma imputato»

Ancora nessun inizio ufficiale per il processo per bancarotta fraudolenta che vede imputati Angelo Niceta e il padre Onofrio, che però ha scelto il rito abbreviato. L’ex imprenditore palermitano è attualmente sotto protezione e trasferito in località protetta insieme alla sua famiglia in qualità di testimone di giustizia. Status faticosamente conquistato, dopo un digiuno totale condotto per oltre un mese, che gli è stato riconosciuto per le dichiarazioni rese ai magistrati della Procura di Palermo rispetto alle presunte collusioni fra la mafia e la Palermo bene. Dichiarazioni che non hanno risparmiato neppure alcuni suoi parenti più stretti, dallo zio Mario Niceta, morto nel 2013, ai cugini Olimpia, Massimo e Piero. Gli ultimi due recentemente coinvolti in un’indagine condotta dai finanzieri del Gico della polizia tributaria per riciclaggio aggravato dal metodo mafioso relativo alla costruzione del centro commerciale Forum di Palermo, inaugurato nel 2009.

L’udienza di oggi si è aperta con la richiesta di un termine a difesa da parte dell’avvocato che rappresenta l’ex imprenditore, Rosalba Vitale, subentrata al precedente legale, l’avvocato Giuseppe Gandolfo. Richiesta legittima, che si avanza proprio nei casi di rinuncia, revoca, incompatibilità o abbandono da parte del precedente difensore. Un termine a garanzia del proprio assistito, che permetta di conoscere tutte le carte del dibattimento. Pena la nullità in caso di non concessione, la presidente della quinta sezione penale Donatella Puleo accoglie la richiesta e si riserva, invece, alla prossima udienza per decidere in merito a una precedente richiesta avanzata sempre dalla difesa per dichiarare nulla la parte civile, cioè lo zio Michelangelo Niceta. «Chi ha fatto querela e si è costituito parte civile è esattamente colui che, secondo il nostro punto di vista, dovrebbe essere imputato insieme ad Angelo Niceta, in quanto stiamo parlando di una Snc – cioè società a nome collettivo – e di un amministratore di diritto, che quindi dovrebbe entrare per concorso in questo tipo di reati», precisa l’avvocato Vitale.

Richiesta, quella della difesa, a cui si oppongono l’accusa e l’avvocato di parte civile, Sergio Lo Monaco, convinti però che anziché la nullità sia stata chiesta l’esclusione della parte, cosa diversa. «Questa questione doveva essere posta in udienza preliminare, non adesso. Nella memoria difensiva – spiegano – la difesa fa in realtà una trattazione della figura del creditore, ma Michelangelo Niceta si costituisce non come creditore, ma come persona che ha subito un danno economico e dalla sua c’è anche una sentenza della Cassazione che stabilisce che la costituzione di parte civile del fallito è valida ed efficace nel momento in cui si chiede il risarcimento per eventuali danni morali ed economici». Slitta tutto alla prossima udienza di fine ottobre, quindi, in occasione della quale la giudice Puleo scioglierà la riserva e ascolterà anche i primi due teste dell’accusa, presenti anche oggi in aula e citati già quattro volte. 


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Anche l’udienza di questa mattina di fronte alla Corte della quinta sezione penale non prende il via e si conclude sul nascere. L’avvocato Vitale chiede un termine a difesa per conoscere tutte le carte del dibattimento, mentre rimane centrale la costituzione della parte civile di Michelangelo Niceta, sulla quale si deciderà nella prossima udienza

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