Sono rassicuranti i toni della responsabile della struttura carceraria, che la definisce solo una questione amministrativa: «Il problema non è nostro, quell’area è a disposizione della Corte d’appello, che lì ha degli uffici». Intanto il varco lasciato dall’incidente è stato provvisoriamente chiuso con una transenna
Pagliarelli, ubriaco sfonda cancello secondario Nessun allarme: «Di là si va all’aula bunker»
Un cancello sfondato in genere attira sempre l’attenzione di qualche curioso, specie se non si tratta di un recinto a protezione di un luogo in disuso e abbandonato, ma al contrario ampiamente vissuto. Ancora di più, forse, se è predisposto a protezione di una struttura carceraria. Così, se percorrendo la strada statale 624, la cosiddetta Palermo-Sciacca, o la via parallela che nell’ultimo tratto la costeggia, non allarmatevi se vedrete uno dei cancelli del Pagliarelli sfondato. Corrisponde, infatti, a un ingresso secondario, che non è collegato alla casa circondariale, ma alle aule in cui si celebrano i processi.
«È ridotto in queste condizioni per via di una persona in stato di ebbrezza che si è schiantata con la macchina sul cancello e l’ha danneggiato», spiega la responsabile della struttura Francesca Vazzana. «Oltrepassando questo cancello si entra in una zona separata del carcere e gestita dal tribunale di Palermo – chiarisce subito – Percorrendo questo tratto si arriva all’aula bunker, dove si celebrano in genere grossi processi, e ad altre aule». Il cancello, di un giallo acceso come l’intera ringhiera che recinta la struttura carceraria, risulta danneggiato solo nella parte in fondo dell’anta destra, che adesso non si chiude più. Il varco in questi giorni è stato provvisoriamente bloccato da una transenna, mentre a presidio dell’area restano comunque le telecamere di videosorveglianza.
«Non è nostro quel cancello, quindi non è nostro il problema – puntualizza ancora la direttrice – È a disposizione del tribunale e in particolare della Corte d’appello, che proprio lì ha degli uffici», come si evince anche dalla targa in ottone apposta accanto al cancello a indicare l’ingresso alla cosiddetta Aula grandi processi, intitolata al giurista romano Vittorio Bachelet, ucciso negli anni ’80 dalle Brigate rosse.