Comune, grillini emozionati al primo giorno di scuola Tantillo-Figuccia, la rottura sembra ormai insanabile

La prima seduta del Consiglio comunale sarà ricordata anche per l’esordio in forze tra i banchi di Sala delle Lapidi del gruppo consiliare dei Movimento 5 stelle. I grillini si presentano a palazzo delle Aquile forti  della compagine più numerosa con i loro sei cittadini eletti. E mentre Ugo Forello si sistema sullo scranno più alto per interpretare il ruolo di presidente per un giorno gli altri si posizionano un po’ indietro nello scacchiere, uno accanto all’altro. Una presenza discreta la loro, sono altri a rendersi protagonisti dello show. Accennano anche un applauso per un richiamo di Forello all’indirizzo di Giulio Cusumano, che alza un po’ troppo la voce. E qualche vecchia volpe ne approfitta per lanciare subito qualche provocazione. L’avvocato non raccoglie, se ne esce con un «porteremo una ventata d’aria nuova» che suona come un avvertimento, ma non dà troppo peso alla diatriba.

E quando un’altra discussione, quella sulla mancata concessione delle dichiarazioni di voto per la vicepresidenza, prende campo, è Giulia Argiroffi, regolamento alla mano, a prendere la parola per mettere – non senza mostrare un po’ di tremore nella voce – la parola fine sulla vicenda. Perché anche i grillini si emozionano. Lo dimostra Concetta Amella, la prima a dovere leggere la formula del giuramento, che una volta sul pulpito non riesce a trattenere qualche lacrima. «È stato come il primo giorno di scuola – dirà a MeridioNews alla fine della seduta – pensavo peggio. Ho temuto un coccolone, ma credo che dipenda dal fatto che sento una grande responsabilità, sia rispetto al movimento che rispetto al fatto di essere cittadina eletta dai cittadini». La neoconsigliera è soddisfatta anche della prova del suo gruppo: «Ci siamo difesi molto bene. Ci siamo comportati molto bene: coerenti, compatti e al di là di quello che si aspettano siamo molto più avveduti di quanto in realtà non immagini chi ci vede come inesperti. Ci comportiamo secondo forma e sostanza e le due cose coincidono». 

Occhi lucidi dopo le sue prime tre ore di Consiglio anche per Igor Gelarda. «Sono stato emozionato di entrare nel posto dove finalmente posso fare qualcosa in questa città non più da spettatore passivo, ma da spettatore attivo – spiega il poliziotto – Sono innamorato di Palermo, finalmente da cittadino che vuole essere virtuoso, posso dire la mia nei posti dove si decidono le cose». Nessuno spazio per il dualismo, sussurrato tra i corridoi di palazzo, con Forello: «Abbiamo una linea e quella seguiamo: abbiamo detto che avremmo votato scheda bianca per il presidente e Forello come vice e così abbiamo fatto, per noi non ci sono sorprese e sorprese con noi non ne troverete. Se ci sono proposte da parte della maggioranza o della minoranza che sono intelligenti e che vanno a favore della cittadinanza noi le sposiamo volentieri. In linea di massima però siamo qua per controllare e contestare una maggioranza che finora questa città se l’è mangiata». E con la maggioranza se la prende anche l’ultimo arrivato, Antonino Randazzo, che parla di «giochi da vecchia politica» per descrivere gli accordi tra orlandiani e ferrandelliani per fare eleggere Totò Orlando come presidente. «Noi sulla presidenza avevamo auspicato a una discontinuità. Quindi, fermo restando che abbiamo sempre detto che ci saremmo astenuti perché non ci riconosciamo in nessuno della maggioranza, lo abbiamo fatto anche per coerenza verso il nostro elettorato. Però, una Evola sarebbe stata certamente diversa da un Totò Orlando».

Ma se sul fronte pentastellato l’esordio è stato all’insegna della pacatezza, a scuotere l’opposizione ci ha pensato il rinnovato scontro, tutto forzista, tra Sabrina Figuccia e Giulio Tantillo. Che sembra ormai arrivato a un punto di non ritorno, specie dopo la dichiarazione di voto della giovane figlia di Angelo Figuccia, che si è rifiutata di appoggiare il proprio collega di partito alla vicepresidenza, preferendo orientare la propria preferenza su un altro candidato. «Ho ringraziato tutti i colleghi perché alla fine di questa consiliatura, tra Consiglio comunale e di quartiere sono trent’anni di attività, lo considero un po’ un riconoscimento alla carriera – spiega Tantillo, consigliere più presente della scorsa legislatura – Non ho mai parlato di questa polemica che non riesco nemmeno a comprendere. Continuo a non farlo, ma credo che la vicenda risalga al fatto che ho preso oltre mille voti in più e magari alla vigilia la collega non se l’aspettava, ma questo fa parte della politica. Lavorare insieme? Beh, dopo quello che ha dichiarato, dovremo riflettere su questa vicenda. È un fatto importante, una dichiarazione di voto in cui dice “non voto il mio capogruppo”. Non è un fatto personale, ma rimane un fatto politico. E la politica è politica».


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